Miami Heat 2019/20, o Miami Heat anno uno dal ritiro di Dwyane Wade. Lo scorso anno la stagione difficile e piena di ostacoli lungo la strada della squadra di coach Erik Spoelstra divenne, come giusto che fosse, un lungo tributo a Wade ed alla carriera del più grande giocatore di sempre dei Miami Heat.
La band di supporto di D-Wade andò comunque vicinissima la scorsa stagione a qualificarsi ai playoffs, un risultato deludente guardando al roster di inizio 2018/19 ma apprezzabile guardando al numero colossale di partite saltate da Goran Dragic (46), James Johnson (27), Dion Waiters (38), Derrick Jones Jr (22), Justise Winslow (16) e persino Josh Richardson, che saltò le ultime decisive gare dei suoi per un problema muscolare.
Dwyane Wade ha smesso, Hassan Whiteside è stato inserito nella mega trade che ha portato Jimmy Butler in Florida ed i Miami Heat che si preparano alla stagione 2019/20 sono una squadra con potenziale, e pericolosa persino per le prime quattro piazze nella Eastern Conference. A patto che una serie di eventi vantaggiosi confluisca nella maniera migliore. E con una postilla finale legata al mercato.
Cosa è successo nella stagione 2018/19
- Record: 39-43
- Piazzamento: seed #10, Eastern Conference
- Offensive Rating: 106.7
- Defensive Rating: 107.1
- Team Leaders: Josh Richardson (16.6 PTS); Hassan Whiteside (11.3 REB); Goran Dragic (4.3 AST)
- Numero chiave: 46, le partite saltate lo scorso anno da Goran Dragic, Wade permettendo il miglior giocatore della squadra ed All-Star l’anno precedente. Dopo aver saltato oltre due mesi di stagione dopo un intervento al ginocchio destro, lo sloveno è rientrato per il rush finale playoffs, limitato però a soli 27 minuti a partita.
I movimenti estivi
Anche senza bandana da ninja, il giocatore “Rileyano” per eccellenza, uno che nei Miami Heat di Alonzo Mourning, Tim Hardaway, P.J. Brown e Dan Majerle sarebbe stato probabilmente illegale, ha voluto solo e solamente la Florida durante la free agency 2019. Butler non aveva prediletto né i Minnesota Timberwolves né i Philadelphia 76ers. Stavolta, il trentenne texano non ha più lasciato che nessuno decidesse per lui. Miami non aveva lo spazio salariale per metterlo sotto contratto? Non era un suo problema. Lui aveva esposto la sua preferenza, gli Heat lo volevano, agli executive il compito di trovare il modo.
Per portare Jimmy Butler a Miami c’è voluta fantasia, pazienza e l’aiuto interessato di altre due squadre. La prima versione della trade avrebbe compreso i Dallas Mavericks, tiratisi indietro perché non disposti ad assorbire i 19.2 milioni di dollari sull’ultimo anno di contratto di Goran Dragic. In soccorso a Heat e 76ers sono giunti i Portland Trail Blazers ed i Los Angeles Clippers. I Blazers, bisognosi di mettere a centro area un corpaccione in attesa del rientro di Jusuf Nurkic, si sono accollati i 27 milioni di dollari di contratto di Hassan Whiteside (pop! Tappo di champagne che vola a casa Spoelstra), i Clippers hanno ricevuto da Portland Moe Harkless mente Meyers Leonard è stato girato a Miami. Infine, a Philadelphia è finito Josh Richardson (a malincuore ma inevitabilmente).
Dopo averci provato per due mesi tra ottobre e novembre, Spoelstra e Pat Riley hanno finalmente trovato il giocatore che volevano, senza sacrificare sia Richardson che Justise Winslow ed in più liberandosi di Whiteside, che occupava minuti e spazio per il giovane e lanciato Bam Adebayo. Un affare ben architettato, non c’è che dire.
Dal draft 2019 i movimenti in entrata “minori”: con la scelta numero 14 è arrivato da Kentucky il tiratore Tyler Herro, tra i migliori in Summer League e giocatore su cui gli Heat sembrano voler puntare (tanto da non inserirlo in nessuna ipotesi di trade per Chris Paul, prima che CP3 venisse spedito agli Oklahoma City Thunder). KZ Okpala, ala da Stanford e scelto su commissione alla chiamata numero 32 dai Phoenix Suns, ha firmato il suo contratto da rookie e si dividerà tra G-League ed NBA nel suo primo anno.
Il venerabile Udonis Haslem ha inoltre deciso di giocare un’ultima stagione, la sua 17esima.
Miami Heat 2019/20: il gioco
Lo scorso anno i Miami Heat sono stati una delle peggiori squadre NBA in situazioni di pick and roll. Gli Heat non sono mai stati una squadra fondata su questa tipologia di gioco e lo scorso anno col solo Dwyane Wade come palleggiatore primario (vista l’assenza prolungata di Dragic) e con un ricevitore pigro (auguri Dame) e cattivo tiratore di liberi come Hassan Whiteside (56.4% di true percentage shooting, 67esimo centro NBA tra gli 85 con più di 15 minuti a partita) i risultati sono stati modesti (ultimi per punti per possesso in situazione di pick and roll, 29esimi per percentuale di tiro, 28esimi per palle perse per possesso… insomma, ultimi).
Con Dragic le cose miglioreranno. Senza più Whiteside e confidando nei miglioramenti di Adebayo (più veloce, più preciso ai liberi, più atletico) e perché no con la presenza di Meyers Leonard che a Portland due o tre pick and roll dovrebbe averli giocati, miglioreranno ancor di più. Non scordiamoci, inoltre, che quest’ultimo è anche è un discreto tiratore frontale, il che aumenta il suo livello di pericolosità.
Ai Philadelphia 76ers, che hanno bandito il pick and roll dal proprio playbook, Jimmy Butler ottenne il suo minimo sindacale di pick and roll centrali e laterali, dovendo guidare le second unit con Ben Simmons e Joel Embiid in panchina. I risultati furono tutt’altro che eccezionali. Ai playoffs, soprattutto con le condizioni fisiche precarie di Embiid e con Simmons usato da esca nel “dunker spot” lungo la linea di fondo, la soluzione con Butler da palleggiatore primario si è dimostrata più efficace.
Esattamente come è stato per Brett Brown, anche Spoelstra dovrà cercare di creare per Jimmy Butler situazioni in cui lavorare dal palleggio, con buona pace della motion offense e trattenendosi dal tenere il conto di quante volte Butler chiamerà un blocco a destra, per poi fiondarsi a sinistra e viceversa (seriamente, Jimmy Butler è il miglior giocatore NBA ogni epoca per andare sistematicamente dall’altra parte rispetto al bloccante).
Un pick and roll alla Butler
Nella scorsa stagione, Butler sviluppò un’intesa telepatica da ricevitore con Ben Simmons in situazioni di back door e tagli random. Una situazione che anche gli Heat con Dragic, Winslow, Adebayo e persino James Johnson potranno esplorare.
A Miami si gioca al gomito, con handoff e muovendosi senza palla. Da sempre con Spoelstra è stato così e tali principi non cambieranno. La mancanza di punte offensive adeguate (vecchio Wade permettendo) rese gli Heat lo scorso anno una delle peggiori squadre offensive NBA. Ai Sixers (secondi lo scorso anno per handoff per possesso dietro proprio agli Heat) Jimmy Butler ha fatto pratica con una situazione che ritroverà in Florida, e Miami avrà una soluzione offensiva in più anche in questo ambito (un buon Dragic sarà vitale per l’attacco Heat).
Justise Winslow gioca a due con Olynyk: si protegge, aspetta che il difensore torni sul numero 9 degli Heat e conclude con un floater su Blake Griffin
Quanto vedremo Justise Winslow utilizzato da point forward quest’anno? Il prodotto di Duke non ha mai giocato così bene come negli oltre due mesi di assenza di Dragic la scorsa stagione, ed il ruolo di “Ben Simmons with a three pointer” (ma senza la potenza fisica dell’australiano) pare diventato il suo. Dragic e Butler non avranno problemi nell’iniziare l’azione lontano dalla palla. Anche qui i progressi di Justise Winslow faranno una bella fetta di differenza. Il 23enne texano è cresciuto abbastanza lo scorso anno da diventare un “playmaker”, per sé e per i compagni, con diritto di cittadinanza, sfoderando un arsenale di virate, penetrazioni sulla mano debole ed un più che competente floater dai tre metri.
Un potenziale fattore: Edrice ‘Bam’ Adebayo
Due anni di crescita, apprendistato ed educazione al gioco e Bam Adebayo, 208 cm e 116 kg di muscoli ed esplosività, è finalmente pronto al grande salto. Dopo che Hassan Whiteside è volato in Oregon, lo spot da 5 titolare, già assaggiato da Adebayo lo scorso anno, è ora libero. Il lungo da Kentucky godrà di spazio quasi illimitato per rollare, saltare, volare a stoppare e talvolta sbagliare, di fianco a giocatori di pick and roll di livello come Dragic, Butler o Winslow.
La scorsa stagione, Adebayo ha viaggiato a 8.9 punti e 7.3 rimbalzi di media a partita in appena 23 minuti di gioco. Ha dimostrato un discreto feel per il passaggio dal gomito (2.2 assist a gara), commettendo fallo su qualsiasi cosa si muovesse (3.8 falli a partita per 36 minuti, 5.8 su 100 possessi) e palesando una buonissima mano in lunetta (73.5%). Gran parte dei suoi punti sono arrivati da situazione di gioco a due: ogni qualvolta le difese abbiano permesso a Bam di “rollare” senza buttargli contro qualcuno, Adebayo ha divelto i ferri delle 30 arene NBA, spesso e volentieri staccando da distanze che in pochi possono permettersi.
Sequenza difesa-attacco di Bam Adebayo
In situazioni di taglio dopo il blocco, e dal gomito come bloccante e passatore nei principi di motion offense utilizzati da coach Spoelstra, Bam Adebayo è già un giocatore di medio-alto livello NBA per letture e tempismo. Avere delle gambe atomiche ed una mano morbida dalla media distanza aiuta. I miglioramenti più evidenti l’ex Wildcats li dovrà mostrare in difesa (0.9 stoppate a gara a fronte di tutti quei falli, non un gran saldo) ed in generale nella gestione. Senza più Whiteside e con il solo Meyers Leonard (non Mr. Continuità in persona) alle spalle, buona parte del successo della stagione dei Miami Heat passa da Adebayo: in un mondo perfetto, Bam è in corsa per il premio di giocatore più migliorato.
PS: fateci caso, Adebayo ha sviluppato la buonissima abitudine a mandare la palla verso i compagni, e non in quarta fila, quando stoppa un tiro.
Dove possono arrivare gli Heat?
Più in là possibile.
Grazie tante, e dov’è “là”? Domanda già più difficile. Jimmy Butler non è tipo che si conformi, entro certi limiti, alla situazione tecnica in cui viene inserito. L’ex Bulls vuole la palla in mano, vuole il suo spazio per giocare in pick and roll e per attaccare dal post medio e fronte a canestro. Nondimeno, l’ex 76ers è un tiratore da tre punti buono ma riluttante (34.1% in carriera).
Come Brett Brown, anche Erik Spoelstra dovrà venire a patti col tosto prodotto di Marquette, ben sapendo che un Butler felice è un Butler da quintetto difensivo, anche a trent’anni e reduce da 5 stagioni di minutaggio Thibodeau (mai meno di 37′ a partita tra Bulls e Twolwes dal 2013/14). Aggiungere un Butler così al posto di Josh Richardon (altro difensore di razza purissima, tra le miglior guardie stoppatrici della lega), in una difesa già settima lo scorso anno per defensive rating potrebbe rivelarsi mossa azzeccata.
Se di Adebayo e Butler si è già detto, di Goran Dragic basti dire che la point guard slovena deve assolutamente trovare una stagione al riparo dai problemi fisici. Senza Dragic gli Heat hanno poche alternative in play-making (Butler e Justise Winslow) e soprattutto poca pericolosità al tiro da tre punti (Herro e Kelly Olynyk gli altri tiratori di razza, ed il primo è un rookie). Con un Dragic sano, con un Butler al suo massimo, e con un Adebayo che al terzo anno e con tanti minuti potrebbe esplodere, i Miami Heat non partono battuti contro nessuno ad Est, eccezion fatta che per Bucks e (forse) 76ers (ok i Nets, ma la stagione 2018/19 di Kyrie Irving non lascia molte speranze).
Also, Derrick Jones Jr. ha trovato la sua dimensione a Miami. Spoelstra si fida di lui e Butler apprezza chi è venuto su dal nulla o quasi, come lui. Ed in più Jones sa volare. Kelly Olynyk è un guerriero, Justise Winslow è il più forte giocatore NBA di cui non si sappia bene quale ruolo occupi, il suo rendimento cresce e cala a seconda di dove venga messo in campo (lo scorso anno 5.4 assist a gara, undicesimo per assist ratio tra le ali NBA con almeno 25 minuti di media a partita, e sempre tra le ali dodicesimo per percentuale tra giocatori il cui possesso termina con un assist), ed in più è un tiratore in crescita (37.5% da tre punti, 41% in situazione di prendi e tira).
James Johnson non è più il giocatore visto due stagioni fa: età, condizioni fisiche e ruolo ridotto non glielo consentono. Anche se Spoelstra troverà minuti per uno dei suoi giocatori di sistema. Dion Waiters sa fare canestro e poco altro. Per lui è previsto un utilizzo strategico, alla Wayne Ellington, sempre a patto che Tyler Herro non si dimostri subito da corsa.
Su tutta la stagione 2019/20 degli Heat c’è però un asterisco, il mercato. Miami non ha lasciato perdere l’obiettivo Chris Paul, ed è una delle poche squadre a poter fare un tentativo. Difatti, Dragic, Johnson, Waiters, Meyer Leonard e persino Justise Winslow sono spendibili. I contratti di Waiters e Johnson sono ancora lunghi (scadenza 2021), Leonard e Dragic sono in scadenza e nessuno dei due vestirà la maglia degli Heat nel 2020/21, Winslow è il solo vero asset interessante (e con un contratto rischioso) con la prima scelta 2021 impegnata a Oklahoma City Thunder o Houston Rockets e quella del 2023 destinata ai Thunder (anzi, gli Heat non disdegnerebbero riavere indietro almeno una delle due, in un’ipotetica trade per Paul).
OKC, in ricostruzione totale, potrebbe accogliere senza troppi problemi i contratti di due tra Johnson, Dragic e Waiters, a patto che nell’affare ci sia Winslow, magari Herro (nope), per CP3. La situazione salariale dei Miami Heat migliorerà appena appena nel 2020/21, e tentare di cavare il più possibile dagli ultimi anni di carriera di Paul, prima che anche Butler ed il suo quadriennale da 140 milioni di dollari inizino ad invecchiare, potrebbe avere senso.