Home NBA, National Basketball AssociationApprofondimenti Miami Heat e Philadelphia 76ers sono rimaste al palo
embiid christmas day

Restare al palo” è una definizione calzante per quello che i Miami Heat e i Philadelphia 76ers non hanno fatto in questa off-season NBA, mentre le avversarie dirette Boston Celtics, Milwaukee Bucks e in parte anche Cleveland Cavs hanno agito.

Milwaukee ha sacrificato Jrue Holiday, campione NBA nel 2021 e uno dei migliori difensori della lega, e Grayson Allen per Damian Lillard appaiando con Giannis Antetokounmpo due dei migliori 10-15 giocatori al mondo. E i Celtics hanno risposto prelevando proprio Holiday, “parcheggiato” per poche ore ai Portland Trail Blazers, che sarà l’erede di Marcus Smart e l’anti-Dame se ai playoffs le due squadre si incroceranno.

Bucks e Celtics hanno ovviamente dovuto rinunciare a qualcosa. Milwaukee ha perso taglia fisica e difesa, Boston ha perso in Williams il lungo più atletico a roster, e le condizioni fisiche di Porzingis sono sempre un tema delicato. Al Horford ha appena compiuto 37 anni e non ringiovanisce.

Ma hanno perso qualcosa per molto. I Bucks dovevano fare contento di nuovo Antetokounmpo che iniziava a mordere il freno e hano agito per tempo, e ora Giannis e Dame avranno tutto un training camp e una stagione per trovarsi. I Celtics dovevano cambiare pelle almeno in parte dopo due campagne (2022 e 2023) a vuoto seppur con ottimi risultati, per evitare la stagnazione, e soprattutto che a rafforzarsi fossero altre rivali.

L’ultima parola l’avrà sempre il campo, è quasi superfluo dirlo. Ma oggi Philadelphia e Miami hanno fatto un bel passo indietro nelle graduatorie della Eastern Conference.

I Sixers non sono riusciti a sbolognare James Harden ai Trail Blazers per Holiday, e dire che nelle scorse ore si erano aperti scenari (da sogno) di una maxi trade avrebbe potuto persino coinvolgere Jerami Grant e Tobias Harris, oltre ai pochi asset che Philadelphia avrebbe potuto mettere sul tavolo. Ma per una trade del genere sarebbe occorso del tempo, che né Portland né Boston avevano.

Due All-Star del calibro di Lillard e Holiday si sono mossi in 72 ore e i 76ers non hanno fatto nulla. James Harden non si presenterà con tutta probabilità neppure al training camp e il Barba non ha mercato. E ogni giorno in più da ammutinato che passerà, ne diminuirà ancora il valore.

Oggi, l’unica alternativa per Philadelphia – oltre a tenersi Harden in casa sine die – è di proporlo a squadre come gli Charlotte Hornets in cambio di giocatori come Gordon Hayward e Terry Rozier. Gli LA Clippers non sono mai stati motivati a dare ai Sixers ciò che questi chiedevano per il Barba, e ora che Malcolm Brogdon finito a Portland per Jrue Holiday, potrebbe tornare sul mercato, Lawrence Frank potrebbe procedere e ritentare con l’ex Pacers, già cercato a luglio.

Quali altre squadre potrebbero fare da sponda ai Sixers? I Chicago Bulls necessitano di una point guard ma Zach LaVine e i suoi altri 4 anni di contratto sarebbero una contropartita eccessiva, nonostante i limiti del due volte All-Star. E’ possibile uno scambio alla pari James Harden-DeMar DeRozan? Philadelphia dovrebbe aggiungere una futura prima scelta, ed entrambi i giocatori sono in scadenza di contratto.

I Miami Heat hanno deciso di restare fermi quando hanno compreso che Joe Cronin, Gm dei Portland Trail Blazers, non aveva alcuna intenzione di darla vinta a Lillard e soprattutto al suo agente, dopo lo sgarbo (lo è stato, poche ciance) dell’aver indicato espressamente Miami e solo Miami come destinazione gradita. Cronin non ha mai voluto trattare sulla base di Tyler Herro e più scelte future al draft, e alla fine le scelte che ha rimediato da Milwaukee e Boston sono della stessa qualità (non altissima) di quelle che avrebbe ricevuto da Miami. L’abbinamento Deandre Ayton-Robert Williams III fa sorridere ma Portland ora ha perlomeno spazio e tempo per ricostruire, le sorprese potrebbero non essere finite.

Miami parte da una base molto più solida rispetto a Philadelphia. Due finali NBA in 4 anni, una corsa dalla testa di serie numero 8 facendo fuori in serie Bucks, Knicks e Celtics nel 2023 sono un manifesto di solidità organizzativa. Non aver ceduto al gioco di Cronin una scelta di integrità.

Qual è però l’umore di Jimmy Butler, il giocatore franchigia, che già assaporava la partnership con Damian Lillard? Jimmy Buckets è uomo di emozioni intense e dalla pazienza non infinita, a modo suo si era esposto in estate con Lillard e quindi col front office di Miami, e il fatto che Dame sia finito proprio ai Bucks, una rivale diretta, è certamente stimolante ma non l’ideale. Varrà la pena tenere d’occhio l’indicatore della pressione a South Beach.

Il punto è che Miami, che lo scorso anno vinse 44 partite prima della cavalcata ai playoffs, e che rischiò di uscire ai play-in, potrebbe essere più debole rispetto a un anno fa.

Max Strus e Gabe Vincent sono andati a Cleveland e LA Lakers, il loro posto in rotazione lo prenderanno Nikola Jovic e il rookie scelta numero 21 al draft 2023 Jaime Jaquez Jr: promettenti ma tutti da testare, come già fatto per Strus, Vincent e Caleb Martin che almeno è rimasto. Alle spalle di Bam Adebayo ora ci sono Kevin Love e Thomas Bryant, ergo tanti minuti e possibilità per la prossima nidiata di carneadi in puro stile Heat, Orlando Robinson e Haywood Highsmith (Miami ha messo sotto contratto anche il talento da lottery mai sbocciato RJ Hampton, vale la pena citarlo).

Gli asset non spesi per Lillard ci sono ancora tutti. Kyle Lowry, Duncan Robinson, le scelte future al draft e se le condizioni ci saranno anche Tyler Herro, potrebbero essere ancora disponibili. Per chi però? Dopo (almeno) tre giri a vuoto su James Harden nel 2020, su Bradley Beal e su Lillard, possiamo ancora raccontarci che gli Heat “sono in posizione per quando Joel Embiid chiederà la trade”, ma come crederci davvero? E se si presentasse l’occasione, un Pat Riley reso più cauto dagli anni accetterebbe davvero di tentare per Brandon Ingram (o Zion Williamson?), Pascal Siakam o Paul George?

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