Home NBA, National Basketball AssociationApprofondimenti Come siamo passati da Lamar a Lavar Ball?

Come siamo passati da Lamar a Lavar Ball?

di Elia Russo
Lamar-Odom

L’NBA è un mondo pazzo, basato su spettacolo e business, ma indiscussa meta di tutti i più grandi giocatori al mondo: le personalità che vengono esaltate e sono in grado di ritagliarsi un loro spazio sono varie, ma alcune si manifestano con una grandezza nettamente superiore alle altre come nel caso di Lamar Odom.  Il come si palesino cambia di caso in caso… c’è chi è pronto a chiamare a sé tutte le telecamere e l’attenzione dei media, chi spara a zero su avversari o presunte ingiustizie del sistema, sia sportivo che socio – civile, chi si fa arrestare munito di armi o sostanze di dubbia provenienza in buste trasparenti… oppure chi gioca veramente troppo bene senza spiaccicare mezza parola; quest’ultimo caso rispecchia molto bene Lamar Odom, almeno per buona parte della sua vita/carriera.

From New York baby…

E’ stato un giocatore difficile da paragonare a qualcun altro, creare dei parallelismi è veramente dura, proprio perché il mix di caratteristiche che lo contraddistinguono sono decisamente personali. Prima di tutto, è uno dei primi esseri umani vicini ai 2,10 m, a calcare un parquet… in posizione di guardia (l’ultimo pervenuto precedentemente a lui è un certo Johnson, detto Magic), mancino, strepitoso senso della posizione in campo con ottima gestione e lettura degli spazi (in special modo quando condivideva il parquet con Gasol), gran rimbalzista e… anima/spirito originari di New York. E’ innegabile che i giocatori nati nella grande mela e in grado di arrivare ai massimi livelli di questo sport abbiano qualcosa di magico… probabilmente sarà l’aria che si respira nella Big Apple, le competizioni nei Playground, dove la vittoria è d’obbligo per farsi una buona reputazione.. sta di fatto che Lamar ha dato dimostrazione più e più volte, oltre ad essere un giocatore  smart e tecnicamente molto armonioso nei movimenti (nonostante le dimensioni), di avere nel proprio arsenale degli street moves devastanti (basti notare la reazione di Lebron, seduto a bordo campo durante una partita d’esibizione, dopo aver assistito ad un Between the Legs imbarazzante finalizzato da LO7).

Quando i Lakers chiamano, Lamar Odom risponde

I suoi anni d’oro sono sicuramente individuabili con i colori giallo – viola,coi quali ha ricoperto un ruolo da co-protagonista insieme a Kobe nella conquista di due anelli; quella squadra aveva un sapore speciale, e se andiamo oltre tutte le varie problematiche solite in una situazione fondata sulla città sotto i riflettori per eccellenza, con perno una delle superstar più importanti nella storia del gioco, possiamo cogliere come certi pezzi di quel team, siano stati vitali per coprire le spalle a Bryant e dargli sicurezza nel momento del bisogno.  D. – Fisher, neanche c’è bisogno di dire niente; Pau ha nettamente cambiato il gioco e le spaziature della squadra, generando una possibilità di costruzione dell’azione decisamente più efficace per prendersi i 2/3 punti; come ultimo (certo non d’importanza) troviamo proprio Lamar… partendo dalla panchina, rendeva la vita degli avversari molto complicata, specialmente quando si trovava davanti le second unit rivali. Questo meccanismo ha posto in risalto il suo elevatissimo rendimento, portandolo alla conquista del titolo di sesto uomo dell’anno, premio a mio avviso estremamente sottovalutato, considerando la capacità che certi giocatori hanno, nel manipolare l’inerzia della partita, partendo dalle retrovie. Lamar di certo non viene ricordato per le cifre stratosferiche che ha fatto registrare, ma leggendo una sua vecchia intervista, ho notato come sottolineasse varie volte quanto fosse “triste” valutare il valore di un giocatore solo in base a dei numeri, dato che molte volte neanche si analizza la situazione in maniera coerente; su questa osservazione, fa l’esempio di come il suo compagno di squadra Catalano (Gasol), fosse additato come troppo “soft”, quando ogni partita i suoi 10 rimbalzi (minimo) li portava a casa… e per prendere 10 rimbalzi nella nba, di soft hai davvero poco.

Falling down is too easy!

La fase decadente di Lamar Odom è iniziata contemporaneamente a quella dei Lakers, i quali lo hanno scambiato ai cugini Clippers, riportandolo un po’ verso il suo passato; (draftato proprio dal secondo team di LA, nel 1999, per poi qualche anno dopo giungere a Miami, condividendo il campo anche con un giovane Dwyane Wade). Le prestazioni cestistiche di Lamar sono state influenzate drasticamente dalla sua vita privata; dopo la tragica perdita di suo figlio, era riuscito a rialzarsi (per quanto ci si possa rialzare…) e ad incanalare il suo dolore nello sport, ottenendo risultati spettacolari, come già detto sopra, ma dopo essere entrato nel tornado Kardashian, gli è stato impossibile non uscirne distrutto. Non sono un gran esperto di quell’ambiente, però è oggettivo il risultato che il male può generare ad una persona non compatibile con quel mondo; oltre al suo coinvolgimento in uno di quelli squallidi reality estremamente privi di significato, in cui LO sostanzialmente non faceva niente se non farsi riprendere vicino alla moglie (“the ugly Kardashian” per citare Eminem), saltando esplicitamente gli allenamenti con i Mavs, i quali fecero capire senza mezzi termini, di quanto fossero stufi di questo comportamento. E’ spaventoso vedere, non tanto il giocatore, ma come la persona possa cambiare drasticamente… certo la vita di Lamar non è stata semplice, lui ha commentato queste vicende con una buona interpretazione del tutto…  “scelte sbagliate”. Peccato che queste scelte sbagliate, lo abbiano condotto in un tunnel veramente buio, talmente buio da far sparire anche la luce del Basket; in questa scurissima galleria troviamo droga e alccol, in particolare dopo che la moglie chiese il divorzio, proprio perché Lamar si rifiutò di entrare in rehab. Quelle persone credo rappresentino, non so se consciamente o no, una delle parte peggiori della nostra società, perché non è tanto l’ostentare la ricchezza o l’essere egocentrici in maniera smisurata, ma il vero problema è il risalto che concedono ad una serie di valori totalmente distanti da quelli che accomunano e arricchiscono un vastissimo numero di persone tramite lo sport… e nel nostro specifico caso, il Basket. Proprio per questo vedere uno dei massimi esponenti di questo gioco, finire in pasto a quelle squallidi fauci, è sempre una tristezza profondissima… ma chiariamo una cosa… LO ha sicuramente la sua parte di responsabilità, fondata sulle già nominate cattive scelte, causate da un inevitabile dolore interiore e da sentimenti difficili da superare, però quest’uomo ha letteralmente rischiato di perdere la vita. Dopo essere stato trovato privo di sensi in un bordello, imbottito di viagra e mix di droghe e alcool, è entrato in coma, dove ha avuto dodici ictus e sei arresti cardiaci…  consiglio di guardarsi l’intervista con Kevin Hart (la reazione di quest’ultimo esprime al meglio quello che si prova nel sentire questa notizia , cercando di capire come sia possibile che Lamar  ancora respiri). Lamar Odom è ancora in piedi e se tutto andrà come dovrebbe andare, lo rivedremo in campo in situazioni piacevoli (un grazie anche ad Ice Cube).

Cosa succede se la lingua è troppo lunga ?

L’Nba è assurda, ancor di più tutto ciò che gli ruota attorno… da Lamar, fenomeno con la palla tra le mani, possiamo trovarci di fronte ad un Lavar, anch’esso fenomeno, ma con le parole. Lavar Ball, padre di Lonzo, Liangelo e Lamelo, showman e provocatore … nonché l’unico in grado di battere Air Jordan (a suo avviso). Però oltre le stupidaggini che gli escono dalla bocca, non si può non riconoscergli una genialità insensata; è stato in grado di creare un hype talmente elevata intorno al nome della sua famiglia  che, si voglia o no, ha influenzato la valutazione sui suoi figli, specialmente Zo. I Lakers si trovano tra le mani l’unico giocatore in grado di portare Lebron al titolo in questo momento (sempre a detta di Lavar!); però osservando bene il ragazzo non è una completa stupidaggine, visto che le doti da assistman e da braccio destro ci sono tutte, migliorate nettamente tra il primo ed il secondo anno. La scelta di L.A. di selezionarlo al secondo posto nel draft del 2017, è stata di certo fortemente voluta e ben pensata, però se riflettiamo , un personaggio come Lavar dove sarebbe potuto essere inserito al meglio se non nella città del cinema? Di questi ultimi tempi l‘hype è indispensabile per risollevare una realtà non propriamente stabile ed entusiasmante (come i Lakers dal giorno dopo del ritiro di Kobe); lo stesso approccio lo possiamo constatare nella promozione eseguita per il match tra Conor e Floyd: i due hanno eseguito un vero proprio tour di dibattiti face to face chiaramente improntati sulla formula show, per aumentare l’aspettativa sull’incontro… idem  Lavar, però da solo e praticamente ogni giorno in maniera ossessiva, fino al momento del draft.

Non è assolutamente da sottovalutare l’iniziativa intrapresa da LB, il quale ha tentato di creare un’alternativa al sistema ,ormai fondato, collaudato  e sovrano, del College Basket, il cui in determinate situazioni, si è manifestato addirittura superiore all’Nba stessa. Lavar ha portato sulla scena l’alternativa per eccellenza da offrire ai ragazzi che vogliono tentare la strada del professionismo (e dei soldi) al più presto, situazione più semplice in Europa, dove istruzione e sport hanno un collegamento pressoché inesistente. Ricollegandoci a Lamar Odom, sempre nella stessa intervista citata parecchie righe fa, esprime con un velato tono di amarezza, come sotto un certo punto di vista avrebbe voluto trovarsi proprio in un contesto Europeo, per avere l’occasione di confrontarsi con i professionisti in giovanissima età, bruciando un po’ i tempi e aggirando quei limiti che , in base a certi punti di vista, l’ Ncaa può dare.

Come ultima riflessione mi sento di sottolineare nuovamente come il sistema Nba possa esaltare e sovraesporre persone e personaggi con  qualsiasi tipo di personalità e talento legati al mondo del Basket. La frase tipica di chiunque nella lega debba rispondere a domande leggermente scomode riguardanti scambi o soldi, è sempre “it’s business”; non sono di certo il primo a dire che la grossa differenza tra la realtà sportiva europea e statunitense, sia proprio questo tipo di approccio, che nella terra a stelle e strisce sono stati in grado di gestire ai massimi livelli. Insomma, che tu sia un Lamar o un Lavar, l’Nba ti darà sempre una possibilità…                                                                saperla sfruttare … bhe quello spetta a te.

 

E.-R. – stile in prima linea

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