Naturalezza, cinismo e leadership. Ci sarebbe molto di più, ma queste sono le tre caratteristiche di spicco che contraddistinguono la straordinaria stagione di Damian Lillard.
Quasi 30 punti di media messi a segno. 48.8 punti a partita nelle ultime sei uscite stagionali dei suoi Portland Trail Blazers e un’incredibile facilità nel trovare il fondo del canestro. Quasi disarmante vederlo rilasciare il pallone dai 10 metri, come se tutto fosse normale, mentre gli avversari, increduli, osservano la palla accarezzare dolcemente la retina.
E’ questo il biglietto da visita di un giocatore che ha da sempre saputo essere glaciale nei momenti cruciali delle partite. Ricorderete il buzzer beater che ha eliminato i Thunder nei playoffs del 2019. Ecco, quel tiro e quella semplicità sono i comuni denominatori di questa stagione 2019/2020 firmata Damian Lillard.
Damian Lillard: i dati della crescita
La crescita di Lillard la si può leggere anche attraverso i dati. Per farvi comprendere al meglio il momento che sta vivendo il numero 0 di Portland abbiamo comparato le cifre tra il gennaio del 2019 e il gennaio del 2020. Lo scorso anno, di questi tempi, Lillard salutava il primo mese dell’anno con 25.4 punti a sera. 365 giorni dopo Lillard chiude il bilancio di gennaio a quota 34.1 punti di media, nove in più rispetto allo scorso anno. Molto di questa esponenziale crescita dipende dalla percentuale al tiro da tre punti. Dame è passato dal 28.4% al 45.1%, tirando circa 4 triple in più a sera (da 7 a 11).
Infilare triple con facilità e fluidità è diventata una consuetudine.
La crescita, però, non è isolata al solo mese di gennaio. Lillard, se confrontiamo la prima metà di stagione 2018/2019 rispetto a quella in corso, ha assunto un andamento decisamente più costante e consistente sul terreno di gioco. La percentuale al tiro da tre punti nel corso dei mesi, da ottobre a gennaio, è praticamente identica (37.1% 2018-2019, 37.6% 2019-2020), mentre la media punti a partita è in chiaro aumento, da quasi 27 a sera ai 29 abbondanti di oggi.
Un miglioramento che va oltre i punti realizzati e le percentuali al tiro. Di recente Lillard ha firmato quattro doppie-doppie consecutive, stabilendo il suo record personale e dimostrando di aver migliorato anche le proprie qualità in fase di playmaking. Dame ha capito che, nonostante il positivo momento che sta vivendo, avere attorno giocatori come McCollum e Melo può essere d’aiuto. Ed è proprio in cabina di regia che si può osservare un’ulteriore crescita, con il rapporto assist-palle perse migliorato, così come le singole statistiche delle due voci citate poc’anzi.
Damian Lillard sa cedere l’incombenza anche ai compagni di squadra.
Prospettive
Eppure Portland continua a faticare: nono posto, playoffs ancora alla portata, ma un alone di perplessità generale. Al netto di questo miglioramento così evidente di Lillard, perché la squadra non occupa le zone alte del ranking? Perché non si vive di singoli. Perché ad Ovest la competitività delle squadre è spaventosa. E perché Portland, dalla pausa per l’All-Star Game in avanti, avrà evidenti margini di miglioramento su cui puntare. Dapprima l’amalgama della squadra e una maggior distribuzione dei possessi e poi, soprattutto, il rientro di Jusuf Nurkic. Dopo quel terribile incidente del 25 marzo scorso, Nurkic sembra possa rientrare nel corso della regular season.
A quel punto, se Nurkic dovesse ritornare poco a poco ai livelli a cui ci aveva abituato, con Hassan Whitside accanto e la coppia di folletti a far impazzire gli esterni avversari, Portland, come spesso gli accade, potrebbe essere una sorta di mina vagante nella postseason. Tutto mentre noi ci godiamo la straordinaria stagione di Damian Lillard.
NB: le statistiche utilizzate nell’articolo fanno fede alla data di pubblicazione dello stesso.