Home NBA, National Basketball AssociationApprofondimenti Jerami Grant, da gregario a leader: com’è cambiato in una stagione

Jerami Grant, da gregario a leader: com’è cambiato in una stagione

di Gianluca Bortolomai
jerami grant 76ers

Jerami Grant, da gregario di lusso a potenziale All Star nel giro di una stagione per ricacciare lo scetticismo degli addetti ai lavori dritto ai mittenti. Pezzo pregiato di questo mercato, Jerami sembrava destinato ad approdare in grandi piazze pronte ad offrirgli un super contratto e un posto di primo piano nella rincorsa al titolo. Tutto questo non è avvenuto: il talento di Syracuse è arrivato a Motor City in un contesto di ricostruzione confusa e poco organizzata.

I Pistons hanno messo sul piatto un contratto da 20 milioni annuali per tre anni e Grant si è subito guadagnato il titolo di “giocatore strapagato senza motivo”. Il motivo però non ha tardato a mostrarsi: il livello di quest’anno è da star assoluta e dopo appena un mese si è già preso le chiavi della squadra.

Cosa è cambiato?

Jerami Grant e i Detroit Pistons: il nuovo contesto

Jerami Grant

Jerami Grant in azione.

Innanzitutto Grant è arrivato in una squadra senza capo né coda. Blake Griffin da uomo immagine della franchigia è diventato quasi un peso visti i continui infortuni e le prestazioni non all’altezza. Andre Drummond è stato ceduto lo scorso anno ai Cleveland Cavaliers. Derrick Rose è ormai al crepuscolo di una carriera martoriata da problemi fisici. In tutto questo si presenta Jerami, 26 anni, belle prospettive dopo un paio di buone stagioni a Oklahoma e quella della consacrazione a Denver. Le medie sono in crescita, mette sempre i suoi 12/13 punti a partita con picchi intorno ai venti e nelle Finals di Conference del 2020 contro i Lakers è tra i migliori dei suoi.

L’NBA si accorge seriamente di lui eppure accetta di andare in un contesto così deleterio. Perché? La scelta, per quanto possa essere poco condivisibile per alcuni, è chiara: non vuole essere un gregario ma vuole fare il salto di qualità. Poco importa se in una nave alla deriva.

Non solo, ancora più importante è la motivazione che dà lui stesso: ha voluto portare i suoi talenti alla corte di coach Dwane Casey e del GM Troy Weaver perché entrambi afroamericani. “Sono un uomo di colore prima di essere un giocatore di basket” – ha detto -“Che sia dentro o fuori dal campo molti cominciano a capire le difficoltà nell’essere di colore. Penso che sia più facile e ti faccia sentire meglio circondarti di persone che sono uguali a te”.

In un contesto storico come quello attuale questo tipo di decisione ha un peso ancora più grande, e tanto di cappello a Jerami.

Il ruolo all’interno della squadra

Da Dwayne Casey viene impiegato come ala piccola o grande a seconda della situazione. Ma più che il posto effettivo in campo è importante capire il vero ruolo di Jerami, ottenuto in così poco tempo: leader della squadra.

Escluso un esordio terribile, con soli 9 punti frutto di una pessima serata al tiro (4/11 dal campo e 1/5 da tre), Grant è sceso sotto i 20 punti solo in altre tre occasioni su 21 partite. Dai 10 punti di media tenuti in carriera fino a questo momento è passato a 23.7, classificandosi ventunesimo in tutta la lega per scoring. Sicuramente motivato dal contesto in difficoltà, come già detto, e dalla vicinanza emotiva col coach Jerami si è caricato il peso della squadra sulle spalle e ha alzato abbondantemente il livello del suo gioco. Le sue medie sono esplose raddoppiando tutte le voci statistiche disponibili: oltre ai già menzionati punti anche i rimbalzi e gli assist sono lievitati rispettivamente da 3.5 a 5.8 e da 1.2 a 2.9.

Lievitano anche le conclusioni prese ovviamente, aumentando di pari passo con le responsabilità offensive. Grant infatti tira in media 17.3 volte a partita di cui 6.3 dalla linea dei tre punti, soluzione che usa spesso e in cui è discretamente efficace. Non mancano però le penetrazioni con attacco al ferro: sfruttando le lunghe leve Jerami ha grande facilità nell’aggredire il canestro, talvolta anche con schiacciate spettacolari. Ultimi ma non ultimi i tiri liberi, aspetto notevole che gli garantisce molti punti: guardando le percentuali di tiri dalla lunetta tentati e realizzati sta tirando anche con percentuali altissime, vicine al 90%. Non è quindi una buona idea fare fallo su di lui, nove volte su dieci è una sentenza, poiché la sua abilità nell’assorbire i contatti e prendersi preziosi liberi è migliorata.

È ovviamente il migliore della squadra per punti segnati con un distacco di quasi 10 dal secondo, Derrick Rose, e per stoppate a partita, più di una in media; è secondo per rimbalzi, quarto per palle rubate e quarto per assist . Il suo è un contributo a tutto tondo, aggiungendo ad un attacco completo una difesa altrettanto solida.

Il suo apporto in difesa non manca di certo.

Va da sé però che i risultati del roster influiscono sul giudizio su di lui e sulle sue prestazioni: Detroit è al momento ultima nella Eastern Conference e nell’intera lega con un record di cinque vittorie e sedici sconfitte anche se il demerito ovviamente non può essere attribuito solo a Grant vista la pochezza del roster dei Pistons. Numeri alla mano, Jerami sta giocando una stagione da All Star e da padrone assoluto di Mo-Town e, a soli 26 anni, può essere il volto del futuro della franchigia. Con i dovuti e necessari aggiustamenti e il ruolo di miglior giocatore della squadra cucito per lui Grant potrebbe anche decidere di firmare nuovamente con Detroit allo scadere del triennio.

Jerami Grant: perché può essere un All-Star

Partiamo dal presupposto che nel caso dell’All Star Game il record di squadra conta relativamente. Questo già aiuta la causa di Jerami nonostante l‘enorme mole di sconfitte che mettono in cassa i Pistons. Non è necessariamente detto che la convocazione arrivi quest’anno visti i precedenti storici di esclusi illustri alla gara delle stelle: basti pensare allo scorso anno quando Bradley Beal e Zach Lavine, tra i migliori giocatori della stagione, sono stati lasciati fuori.

Va da sé che se l’operato di Grant rimarrà su questo livello un pensiero da parte dei votanti arriverà di certo.

L’obiettivo a livello individuale è quello di migliorarsi costantemente colmando il divario con i top player già affermati. Secondo Casey questo traguardo è perfettamente nelle corde di Jerami: “Non è più ‘l’altro’ in attacco, è il protagonista. Ha modi diversi di procurarsi la palla, di mettersi in campo, sta lavorando sodo. È un work in progress ma migliora sempre di più”. E la capacità nella gestione di palla è evidente: in attacco sa fare tutto, dal tiro da tre alla penetrazione al ferro dimostrando sempre ampi margini di miglioramento. La sua media dall’arco è salita dal 35% al 40.2%, i tiri liberi come già detto dal 75% a quasi il 90%, frutto di un lavoro costante sui dettagli ancora da affinare.

Dalla linea dei tre punti Jerami Grant è un’opzione piuttosto affidabile.

E quello che fa riflettere è che l’aspetto offensivo è sempre stato secondario parlando di lui. Quello che gli ha garantito il plauso della critica è stato l’ottimo lavoro difensivo compiuto su Anthony Davis e LeBron James nelle finali di Conference, nonostante la sconfitta.

Insomma, il futuro sembra sorridere a Jerami Grant che sta sfoderando per la prima volta il suo pieno potenziale. Riuscirà ad arrivare ancora più in alto? E se sì quanto? Domande a cui solo lui potrà dare una risposta direttamente sul campo da basket.

 

NB: le statistiche all’interno dell’articolo fanno fede alla data di pubblicazione dello stesso.

You may also like

Lascia un commento