Roma, 3 ottobre 2023. Gigi Datome ha partecipato al talk “Grazie Gigi”, nell’ambito delle celebrazioni di “Sky, 20 anni”. Di seguito un estratto del suo intervento al Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano.
Al margine dell’evento, il campione di basket ha risposto ad alcune domande di NBAPassion.com.
Cosa hai in mente di fare dopo il ritiro?
“Sono sempre al fianco dell’Olimpia Milano, cerco di aiutare con l’esperienza e di imparare ancora. Per ora il mio obiettivo è questo”.
Come può andare avanti l’Olimpia Milano ora?
“L’obiettivo è quello di evitare gli infortuni il più possibile e di arrivare ai playoffs. In questi anni abbiamo imparato che, se stai bene e arrivi ai playoffs in salute (sia mentale che fisica, n.d.r.), te la puoi giocare contro tutti. L’obiettivo è competere con i club più importanti. Dobbiamo lavorare bene nella quotidianità, la squadra è buona e profonda, e ha tutto per competere. Dobbiamo cercare di farlo piano piano”.
Prima di chiudere, un commento su Fontecchio? Secondo te, in NBA, può fare la sua figura?
“Lui ha tutte le qualità per giocare e avere un ruolo importante in NBA. Lì ho imparato che non dipende solo ed esclusivamente da te stesso, ma lui sta facendo tutto ciò che può per essere pronto quando ci sarà bisogno di lui. Ha lavorato bene sul suo fisico, e penso che l’estate possa averlo aiutato per togliersi di dosso un po’ di ruggine accumulata durante il suo anno di fermo. Tifiamo tutti per lui e speriamo che possano dargli il prima possibile l’opportunità di dimostrare quello che vale”.
Il capitano della nazionale azzurra ha poi parlato in occasione del talk “Grazie Gigi”.
La vita dopo il ritiro: “Continuo ad allenarmi, ma lo faccio in modo più sano rispetto agli ultimi anni, meno traumatico per il mio corpo. Anche per questo la possibilità di continuare con l’Olimpia mi piace molto, perché non ha cambiato drasticamente la mia routine dall’oggi al domani. Faccio il mio allenamento e poi mi metto da parte perché arrivano i giovani, e io osservo e imparo tante cose dal dietro le quinte. Era il momento giusto per smettere. Ho sempre pensato di uscire in un bel momento e ho avuto la fortuna di poterlo fare.”
Sull’essere utili anche fuori dal campo: “Da giocatori viviamo esperienze per tutta la vita, e sono convinto mi torneranno utili dopo. Ad esempio, il lavorare duramente per ottenere gli obiettivi, oppure la disciplina, il feeling per capire la squadra, l’umore dei compagni che ti dà solamente il vivere nella pancia dello spogliatoio, la leadership. Ci sono tante cose che aiutano gli sportivi ad affrontare il percorso fuori dal campo. Per adesso sono convinto che la mia visione da veterano può essere utile a staff e giocatori. Cercherò di essere una guida per chi ha bisogno di essere aiutato. In ogni caso, quest’anno riparto da zero perché ho tanto da imparare”.
Il rapporto con il tempo: “Gli orari sono comunque cadenzati in casa con mia figlia, e sono ancora impegnato con l’Olimpia Milano, anche se tutti mi reputano in pensione e mi invitano a fare le cose più improbabili. Quando vivi per tanti anni con una routine ben precisa, hai bisogno di avere il tuo calendario. Sicuramente ora ho più flessibilità, posso fare cose che non avrei mai potuto fare da giocatore. Le domeniche sono diverse, e sto cercando di riprendermi i pezzi di vita che mi sono mancati, continuando a capire come posso sfruttare questa nuova dimensione della mia vita”.
Le persone importanti della sua carriera: “Nella mia carriera ho cercato di apprendere qualcosa da tutte le persone che ho incontrato, nel bene e nel male. Zeljko Obradovic (coach del Partizan Belgrado, n.d.r.) ha segnato la mia carriera. E’ stato importante anche Brad Stevens (capo della dirigenza dei Boston Celtics, n.d.r.). Ci sono state tante persone che magari avevano ruoli anche marginali nelle società, ma che trasmettevano tranquillità e serenità, e mi facevano capire quanto fosse importante quel ruolo nell’ambiente. Fare un solo nome è molto difficile, perché tutti sono stati in un modo o nell’altro dei punti di riferimento”.
Il grande hobby della lettura: “Leggo sempre, ogni giorno. Libri che mi hanno cambiato la vita? I libri sono come le persone, ce ne sono alcuni che ti danno un’intuizione, una frase, una parola che ti stuzzica, altri che ti pongono la domanda giusta. Non sono mai stato attratto dai libri che danno risposte, perché ti lasciano di più quelli che generano delle domande e ti fanno riflettere”.
Il giornalismo e l’interesse per questo ambiente: “Il giornalismo mi affascina, perché è un lavoro di cui ogni democrazia ha un bisogno vitale. Poi, come per noi giocatori di basket, può essere fatto bene o male. Informare le persone è una grande responsabilità secondo me, perché significa dover possedere una sensibilità e una preparazione utile a rendere accessibile la realtà ai più. È un lavoro affascinante ma difficile, che se fatto bene deve essere molto gratificante. Oggi dei media non mi piace il clickbait, l’attirare l’attenzione con titoli inventati”.
Sul futuro: “Diventare dirigente? Ho sempre avuto grande senso di responsabilità, come è grande l’amore per la pallacanestro. Tuttavia, sono sempre stato onesto con me stesso, e mi rendo conto che adesso non ne sarei in grado. Devo fare il mio percorso e devo fare le cose per bene. Ringrazio ancora l’Olimpia Milano ed Ettore Messina (coach e presidente dell’Olimpia Milano, n.d.r.) perché mi stanno dando la possibilità di imparare. Non ho nessuna fretta e non devo bruciare le tappe”.
Sulla famiglia: “Difficile parlare di mia figlia senza emozionarmi. E’ il mio mondo. Mi sento felice di aver fatto anche questo nella mia vita, e cerco di essere il miglior padre possibile”.
Si ringrazia il team di Sky per la possibilità, e l’intervistato per la cordialità dimostrata.