Siamo a poco più di una settimana dall’Opening Night, ma NBA ci ha già rivelato alcuni verdetti. Tra le sorprese ci sono senza dubbio i Chicago Bulls. Una partenza da 4-0 a Chicago non si vedeva dal 1997 (l’anno del famoso 69-13). C’è da dire che la schedule fino d’ora non è stata così complessa (Pistons, Pelicans, ancora Pistons e Raptors). Però le partite vanno vinte sul campo e due di queste sono finite punto a punto nel finale, punto debole della squadra nella passata stagione.
Se la squadra di Donovan sarà veramente una protagonista della regular season ce lo dirà con più certezze il prossimo mese (il calendario prevede Knicks, Jazz, Sixers, Celtics, Sixers, Nets, Mavs, Warriors, Clippers e Lakers nei prossimi 20 giorni), per ora il miglioramento è evidente, hype nell’Illinois è cresciuto e la squadra ha risposto presente quando doveva.
Bulls, la difesa di Caruso e Ball tra i motivi dell’ottima partenza
L’arrivo in offseason di Lonzo Ball e Alex Caruso ha alzato in maniera netta la qualità della fase difensiva della franchigia di Chicago. Ci sono ancora angoli da smussare (soprattutto in transizione), ma i due ex Lakers hanno portato IQ, abilità e dedizione difensiva che hanno fatto alzare notevolmente la qualità del roster nella proprio metà campo. Combinati hanno realizzati 2.6 stoppate (0.8 per Caruso e 1.8 per Ball) e 5.2 rubate (3.2 per Caruso e 2 per Ball) di media a partita, giusto per dare un idea di cosa i due stiano dando alla causa. A ciò va aggiunto l’impatto dalla panchina di Javonte Green, più grezzo degli altri due, ma sta comunque mettendo energia e aggressività in entrambi i lati del campo e confermando la buona offseason (dove era stato provato anche da 4).
Per dare qualche numero anche del miglioramento di squadra, nelle prime quattro partite, i Bulls sono 6° in NBA per rating difensivo (97,7), 1° per deviazioni (20 a partita), 4° per palle recuperate (10,7 a partita), 6° per stoppate (6,5 a partita la cosa assurda è che più della metà vengono da guardie), 4° per palle perse forzate agli avversarie (19,5 a partita) e 3° per punti realizzati da palle perse avversarie (25 a partita). Ecco le parole di Donovan riguardo la fase difensiva nel post-partita contro Toronto:
“Se il gruppo si impegna e lavora in maniera costante in difesa, si aiutano con raddoppi, ruotano bene, cambiano con i tempi giusti, secondo me, è più facile allora vincere le partite. Contro i Raptors siamo stati bravi provocare molte palle perse, soprattutto nel primo tempo. Hanno perso molti palloni e ciò noi abbiamo recuperato tanti punti o tiri liberi. Questa è stata la differenza all’inizio. Abbiamo difeso bene sul perimetro, non permettendogli di tirare con sicurezza da tre, senza commettere falli. Quello è stato importante. L’unica cosa di cui sono infastidito è che dobbiamo imparare a chiudere meglio le partite. Proprio come successo contro i Pelicans, nell’ultimo periodo abbiamo perso la concentrazione e loro hanno provato a rientrare in partita. Dobbiamo gestire meglio le partite quando andiamo in vantaggio”.
Se la difesa sui piccoli dei Bulls ha trovato la quadra, quella sui lunghi è da mani nei capelli e senza dubbio il punto debole della squadra. Vucevic si impegna, ma in difesa è peso più che un aiuto, Williams gioca sempre sul miglior creator avversario e il resto della rotazione (molto corta) non sembra all’altezza. Tra i centri di riserva, Marko Simonovic non è mai sceso in campo, Tony Bradley per ora ha giocato 2 minuti di garbage time contro i Pels.
Anche tra i 4 Derrick Jones ha messo piede solo nel match in casa contro New Orleans e Alize Johnson sta avendo minuti (sia da ala grande che da centro), ma non sembra un alternativa valida nella sua metà campo. DeRozan e Green spesso usati come lunghi, ma sono troppo sotto-taglia e sembra di essere a un’infortunio di Williams dal veder crollare tutto. A dimostrazione dei problemi di Chicago: nell’ultima sfida i canadesi hanno preso 48 rimbalzi (di cui 14 offensivi) contro i 28 dei Bulls… e i centri erano Achiuwa e Birch…
LaVine con meno palla in mano è più imprevedibile ed efficacie
L’arrivo di Ball, ma soprattutto di DeRozan, portato: leadership, creazione di gioco e playmaking. I due ci hanno messo poche partite a entrare negli schemi di squadra e diventare giocatori chiave. Se nella sfida di debutto contro i Pistons si erano ancora visti i vecchi Bulls, Zach-centrici, con il 26enne che ha dovuto risolvere la sfida con le sue giocate, già contro Pelicans e il secondo match contro Detroit la situazione è cambiata con i due che si sono presi molte più responsabilità e libertà offensive (con Lonzo che ha trovato la sua prime tripla doppia con la nuova maglia).
Il manifesto dell’importanza dell’acquisto di DeRozan, però, è arrivata nella sfida contro la sua ex squadra. Il match tra Raptors e Bulls è stato deciso da alcune giocate clutch del numero 11 di Chicago (che nella notte ha realizzato 26 punti, 4 rimbalzi e 6 assist). Palloni che l’anno scorso avrebbe dovuto giocare LaVine, ma che ora si può spartire con altre stelle. Ecco le parole dell’ex Raptors e Spurs nell’intervista post-partita:
“Noi viviamo per questi momenti. Ti alzi la mattina sperando di vivere quei momenti e quando ci riesci ti senti realizzato. Io amo questi attimi. Fin da quando ero un bambino nella mia immaginazione c’è tutto questo, tutti i miei sogni erano così. Noi ci si alleniamo per poi dare il massimo per i 20.000 fan che ci vengono a vedere e supportare. Ora però noi non vogliamo fermarci qua, vogliamo restituire di più a questa gente. Ora Si tratta solo di vincere, son siamo in una fase di sviluppo o ricostruzione. Noi Vogliamo vincere e vogliamo farlo ora. Questa è la mia e la nostra mentalità, quella con cui scendiamo sul campo. Io quest’estate sono venuto qui proprio per questo e il mio obiettivo è solo quello di continuare su questa strada”
Arturas Karnisovas, il vice presidente dei Bulls, lo aveva detto a inizio stagione che l’arrivo dei due e di Caruso (più la presenza di trattatori di palla come White, LaVine e Vucevic), avrebbe reso l’attacco della franchigia dell’Illinois più imprevedibile. Per ora il piano sta funzionando, da un attacco monotono si è trasformato in uno imprevedibile e con tante opzioni valide. In più (o soprattutto) ha concesso a Zach di non dover giocare troppo palla in mano, potendo rifiatare, non forzare, ed essere lucido nei momenti che contano di più.
Con Ball, Caruso e DeRozan la palla gira meglio, e finalmente i Bulls attaccano in transizione
Questo punto, in parte, si collega al precedente. L’anno scorso i Bulls sono stati una delle peggiori squadre (se non la peggiore) ad andare in transizione. Vucevic e Williams non sono due lunghi così abili nel fondamentale, in questo soprattutto penso che un maggiore utilizzo di Jones potrebbe rivelarsi utile. Però tra gli esterni sono arrivati giocatori più adatti e efficaci ad attaccare così. I vari Satoransky, Arcidiacono, Dunn, Valentine, Temple che in passato hanno affiancato LaVine sono giocatori più da attacco a difesa schierata. I nuovi innesti in offseason (compreso il rookie Ayo Dosumu) e i riscoperti Green e Troy Brown Jr, invece, si sono rivelati più adatti a incidere in transizione. La dimostrazione sono i tanti punti realizzati da palla recuperate (come mostrato sopra).
Importante sarà capire quando, come e con che ruolo rientrerà Coby White, attualmente fuori per infortunio, ma il suo rientro è previsto per inizio novembre. Il prodotto di North Carolina con meno palla in mano e non usato da creator, ma da scorer qual è, potrebbe rivelarsi un’ulteriore arma dalla panchina. Abbiamo capito tutti che il numero 0 dei Bulls non è una point guard. Però potrebbe essere una riserva di lusso e creare con Caruso una coppia backup di guardie davvero di alto livello.