Siamo in Calabria. Più precisamente al PalaPulerà, Catanzaro. Si sta giocando una partita di pallacanestro, Serie C, contro la squadra del Giarre.
Primo quarto, siamo sul 26-16 per i calabresi, quando tra due giocatori scoppia la rissa. Nulla di speciale, alla fine sono cose che succedono. Non ci si comprende bene in campo e può scappare qualche parola di troppo.
Ma tra Agosto e Saccone iniziano a farsi strada anche degli spintoni, tanto che i membri dei rispettivi staff intervengono per calmarli.
Fino a quando non si intravede una figura scavalcare le recinzioni. E’ vestito in maniera sobria, indossa un pantalone scuro e un maglione blu. Ma non passa inosservato. Invade il campo e, senza dire niente a nessuno, individua la sua “preda”, un povero giocatore del Giarre la cui colpa era stata solo quella di provare a dividere i litiganti (“tra i due litiganti il terzo gode”, non so voi ma a me non sembra proprio questo il caso), e gli rifila un cazzotto che lo manda al tappeto. Probabilmente, ma non ne si ha la certezza, l’aggressore è il padre di Agosto.
Dopo il caos la partita riprende regolarmente, Catanzaro si impone con il punteggio di 92-69. Ma di certo questo incidente non può passare inosservato.
Nessuno dei testimoni chiama le forze dell’ordine e la vicenda finisce “solo” con l’espulsione di tutti i protagonisti della rissa.
In una normale competizione sportiva, per i protagonisti della vicenda sarebbe scattata la procedura che avrebbe portato ad un daspo. Purtroppo, però, nessuno dei testimoni ha pensato di allertare le forze dell’ordine.
Rissa con tanto di invasione di campo: ma lo sport e la violenza devono sempre andare a braccetto?
Lo sport è parte essenziale della natura dell’uomo e, in quanto tale, comporta “naturalmente” anche un po’ di violenza.
Occorre però distinguere da una parte la violenza soggettiva, come competizione con se stessi nel dominio del proprio corpo, per produrre il massimo risultato consentito dalle proprie forze; dall’altra parte la violenza che si esercita direttamente sull’antagonista, cioè una violenza regolamentata.
Ma c’è poi anche una violenza arbitraria, contraria alle regole, che si può manifestare nelle une e nelle altre forme di sport. E questa violenza può manifestarsi oltre che come forza bruta, anche come violenza morale nella violazione delle regole, con stratagemmi e imbrogli che mirano alla vittoria al di fuori delle regole.
Violenza dell’uno e dell’altro genere nello sport c’è stata sempre. E onestamente mi sento di dire che ci sarà per sempre. Ma, come in tutte le cose umane ci sarà sempre da parte di tutte le persone ragionevoli un forte impegno contro di essa.
E questo non significa che “è sempre stato così, e continuerà ad essere così”, ma che ci sarà sempre una lotta per uno sport più corretto, una delle invenzioni più belle del genere umano.