Home NBA, National Basketball AssociationApprofondimenti Guinness Sei Nazioni, 4 chiacchiere con Andrea De Rossi in attesa del torneo

Guinness Sei Nazioni, 4 chiacchiere con Andrea De Rossi in attesa del torneo

di Carmen Apadula

Milano, 19 gennaio 2024. Andrea De Rossi ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione del torneo di rugby “Guinness Sei Nazioni”. A margine dell’evento, svoltosi presso la sede milanese di Sky (che trasmetterà tutte le partite del torneo), l’ex giocatore, ora commentatore proprio per la Media Company, ha risposto ad alcune domande di NBAPassion.com.   

I primi appuntamenti dell’Italia sono Inghilterra e Irlanda, cosa ti aspetti da queste due partite?

“Sono due impegni durissimi, sono due squadre che sono arrivate ai quarti di finale. Le conosciamo bene, ma sono sicuramente partite fisiche. Ormai è un Sei Nazioni che non dobbiamo guardare in quest’ottica, dobbiamo cercare di affrontare tutte le partite nel modo giusto. Cominciare con Inghilterra, Francia o Irlanda cambia poco. L’obiettivo non è quello di battere una sola squadra nello specifico ma costruire un qualcosa. Con il nuovo allenatore si dovrà cercare di arrivare fino in fondo, per arrivare a costruire un buon gruppo”.

Diego (Domìnguez, n.d.r.) diceva che alla nostra nazionale manca la costanza, il coach diceva invece che ai ragazzi non manca l’etica del lavoro. A pensarci può sembrare un po’ un ossimoro, tu cosa ne pensi?

“Io non vivo nel gruppo però conosco un po’ di giocatori quindi, riguardo l’etica del lavoro, non metto in dubbio la dichiarazione del coach. Per quanto riguarda la costanza, i risultati sembrano trovarsi su un’altalena. E’ chiaro che scontrarsi con le prime 8 al mondo non è semplice. Non si può trovare facilmente quell’equilibrio che ti permetta di affrontarle tutte sempre allo stesso modo. E’ anche vero che quando ti scontri con squadre di livello più basso e arriva qualche risultato positivo, allora arrivano anche le certezze. Il nostro sport è molto cinico e crudo, non ci sono sconti o tempi morti. Fai sempre i conti con la realtà, e la realtà è che nel Sei Nazioni ci sono squadre più forti della nostra. Bisogna sperare di fare la partita perfetta, e che gli avversari sbaglino qualcosa. Così, si può portare a casa un buon risultato, come è successo qualche volta in passato”.

Come mi dicevi prima, conosci qualche giocatore ma non sei nel gruppo. Quindi ti chiedo, osservando la squadra con occhio esterno, quali sono i suoi punti deboli e i suoi punti di forza?

“Secondo me dobbiamo sicuramente migliorare il gioco al piede, cosa che il coach Gonzalo Quesada ha già detto di voler fare. L’uscita dai 22 è un aspetto molto importante, però è anche vero gli avversari ti studiano come tu studi loro. Così è facile capire quali sono i tuoi giocatori chiave e come poterti fermare. Sicuramente, ciò che è mancato è stata la creazione di un piano B. Se non funziona il piano A, solitamente si passa al famoso piano B. Invece, noi abbiamo continuato ad insistere su quel gioco e alla fine ci siamo ridotti a fare errori nei primi minuti di gioco, dove invece serve positività. Tutto sommato, le fasi statiche non vanno male. Per il gioco dei 3 quarti, i giocatori hanno dimostrato di avere tantissime qualità. Credo che Quesada abbia un grande lavoro da fare e debba trovare le chiavi giuste per non distruggere ciò che è stato fatto. Dovrebbe più mettere al punto dei piccoli dettagli che possano far crescere questo giovane gruppo”.

Quale giocatore di questa nazionale potrebbe cambiare le carte in tavola o salvare la situazione in un momento di difficoltà?

“Nel rugby un solo giocatore non può cambiare le sorti della squadra. Però, se devo fare un solo nome per la nazionale italiana dico Menoncello. Per me è veramente un talento, un giocatore che può recuperare la partita, può cambiare le sorti di un match. Non dico che un giocatore può far vincere una partita a tutta la squadra, ma lui fa davvero la differenza. Quindi, punterei su di lui. Per quanto riguarda i più giovani ti direi invece Izekor, che sta facendo bene e può rappresentare una bella rivelazione”.

Quanto i recenti infortuni hanno influenzato il resto del team?

“Per la prima linea sì, quello è un grosso problema. Pivot e destro sono due ruoli fondamentali, avere due assenze così importanti come quelle di Riccioni e Ferrari porta ad avere un deficit davanti. Bisogna far giocare dei ragazzi giovani, che giocano in franchigie importanti, ma rappresentano un punto interrogativo. Potrebbero rappresentare un anello debole ma anche emergere al debutto, come succede in altri paesi”.

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