Perché No
Perché l’All-Star Game… è una festa
In antitesi al primo punto scritto prima, potrebbe essere questa la motivazione principale per evitare che la kermesse abbia luogo anche quest’anno. Oggi gli USA hanno più di centomila casi di COVID al giorno. A marzo l’America, e il mondo in generale, non saranno certamente usciti dalla pandemia. Ha davvero senso mettere in scena quella che dovrebbe essere una grande festa, venendo a mancare di sensibilizzazione e con l’aggravante dell’assenza del pubblico, vero mattatore di questo tipo di eventi? Probabilmente no.
Per i pericoli che sono dietro l’angolo
Ad oggi la NBA ha già rinviato 23 partite causa COVID. Al di là del fatto che la pausa del 5-10 marzo era stata individuata anche per permettere il recupero di alcune di esse, i rischi di contagio che la partita delle stelle può portare sono elevati. Se fino ad oggi il sistema di tracciamento di contagi ha bene o male retto (non ci sono stati veri e propri focolai tra le varie squadre), portare nello stesso palazzetto e nella stessa partita 24 giocatori provenienti da tante squadre diverse potrebbe rivelarsi una irrimediabile spada di Damocle. Senza considerare i vari coach, staff, addetti ai lavori e interessati della città di Atlanta. Sicuramente la NBA prenderà tutte le precauzioni del caso, ma se c’è una cosa che si è capita di questo virus è la sua imprevedibilità, per quanto si cerchi di regolare.
Per evitare un buco nell’acqua
Come detto prima, l’anno scorso si è rivelato un sorprendente unicum rispetto all’andamento dell’All-Star Game negli anni precedenti. Il forte rischio è che quest’anno si possa tornare ai vecchi regimi, proponendo uno spettacolo di basso livello per gli amanti del gioco. Questa teoria, tra le varie, ha un’argomentazione particolarmente importante: con la stagione così compressa, un numero di partite esorbitante e con la volata playoffs che entrerà nel vivo da lì a poco, quanto saranno motivati le varie star nel cercare di rendere la partita anche solo accettabile dal punto di vista dell’intensità? Se la NBA ha cercato negli ultimi anni di spingere verso una più accesa competizione, è improbabile (e forse ingiusto) pensare che anche quest’anno possa chiedere un certo tipo di impegno. Rischiando, così, di mettere in scena un buco nell’acqua.
