Quello che è successo pochi giorni fa al Madison Square Garden di New York rappresenta uno degli eventi più importanti della NBA moderna. Quella NBA diversa rispetto al passato, cambiata proprio dal protagonista di quella notte magica che stavamo aspettando con ansia. Stiamo parlando ovviamente di Stephen Curry, il miglior realizzatore da 3 punti della storia.
Una carriera partita in sordina, esplosa all’improvviso in un sistema che gira per e intorno a lui, capace di destabilizzare il mondo NBA e cambiarne il modo di giocare.
Proviamo a ripercorrere insieme alcuni momenti, forse i più importanti, della sua carriera NBA.
“The Hot Hand”, la notte della consacrazione al Madison Square Garden
Il luogo è lo stesso, in una data diversa però. Torniamo indietro fino al 27 febbraio 2013, Madison Square Garden.
Al suo quarto anno in NBA Curry viaggia a poco più di 20 punti di media, con i suoi Golden State Warriors vicini alla conquista dei playoffs con 25 partite al termine della stagione. I Knicks, guidati da Carmelo Anthony e JR Smith, sono un’ottima squadra soprattutto in fase offensiva. Si prospetta una partita divertente con gli uomini di casa favoriti per la vittoria finale. Alla palla due, New York si presenta con un quintetto formato da Anthony, Chandler, Felton, Shumpert e Kidd. Gli Warriors rispondono con Curry, Thompson, Green, Barnes e Biedrins. La partita si lascia guardare, con l’equilibrio che regna sovrano.
All’intervallo New York è avanti di appena 3 lunghezze, con il numero 30 che sta letteralmente tenendo in piedi i suoi con 27 punti. Il secondo tempo è la fotocopia del primo, con Curry che continua nella sua serata magica finendo con addirittura 54 punti a referto, tirando 11 su 13 da oltre l’arco e 18 su 28 dal campo. I numeri di Curry sono straordinari, tra le migliori prestazioni nella grande mela. Dall’apertura del nuovo Madison Square Garden, nel 1968, fino a quel giorno, solo due giocatori avevano segnato più di lui da avversari: Kobe Bryant, con 61 nel 2009 e Michael Jordan con 55 nel marzo del 1995. Se ciò non bastasse, ha tirato con l’84% dalla lunga distanza.
Considerando le partite con almeno 10 tentativi, solo Ty Lawson, Rex Chapman e Dan Majerle hanno fatto meglio, col 90%. Per la maggior parte degli amanti del basket, questa è la partita che probabilmente, a prescindere dal risultato finale (sconfitta per 105-109), lo ha consacrato tra i migliori giocatori presenti al mondo in quel periodo. La rivoluzione era solo agli albori, si iniziava a intravedere un nuovo modo di interpretare la pallacanestro e lui ne era il protagonista.