Con la pausa per l’AllStar Game sempre più vicina, i Toronto Raptors sono incappati nel primo vero momento di difficoltà della stagione: prima della vittoria di ieri notte contro i Bucks, erano infatti reduci da 5 sconfitte consecutive, evenienza che non si verificava dal febbraio 2015.
Il quadro generale è reso meno amaro dai risultati altalenanti delle altre squadre della Eastern Conference, Cavaliers compresi. Ma questo non può diventare il pretesto per prendere la questione sotto gamba.
Nelle partite contro Sixers, Hornets e Suns si sono ripresentate situazioni che non si verificavano da tempo: sufficienza nella gestione del vantaggio, paura di perdere nei finali di partita, approccio molle al rientro dagli spogliatoi. Tutte vecchie e cattive abitudini che sembravano oramai appartenere a un passato lontano. In tal senso possono far ben sperare le prestazioni contro avversari del livello di Spurs e Grizzlies, anche se non potranno sortire mai l’effetto che avrebbe avuto una vittoria sul morale dei giocatori, evidentemente sfiduciati e spauriti per larghi tratti dei match.
A tal proposito le statistiche sono abbastanza eloquenti: in questo filotto di 5 partite perse, i Raptors hanno tirato con una percentuale di poco superiore al 40% dal campo, mentre da oltre l’arco non hanno neanche raggiunto il 30%. Nelle prime 3 partite hanno sempre perso il confronto a rimbalzo (-11 il gap medio), e non è un caso che contro San Antonio e Memphis siano riusciti a giocarsela limitando i danni sotto canestro.
Ma ciò che più stona in questo breve lasso di tempo con il resto della stagione dei canadesi, sono un paio di dati mortificanti: l’offensive rating medio è stato di 100.2 punti, mentre il defensive rating ha sfiorato quota 113; in entrambi i casi si tratta di medie inferiori a quelle peggiori stagionali dell’intera Nba.
Un crollo tanto fragoroso quanto inatteso, che è combaciato con il ritorno nel roster di Jared Sullinger. Il lungo ex Celtics sta trovando palesi difficoltà a trovare una sua collocazione negli ingranaggi dei Raptors, e non lo si può certo biasimare per questo, visto che in definitiva è appena rientrato dopo un lungo stop. Quello che però balza agli occhi è come la sua presenza sul parquet a fianco di Jonas Valanciunas non riesca ad essere assimilata dalla squadra, che ha disperato bisogno di atletismo sotto le plance in fase difensiva. Ecco perché è più che probabile il rilancio di Pascal Siakam, momentaneamente accantonato nelle rotazioni proprio per concedere più minutaggio possibile a Sullinger.
DeMar DeRozan è stato assente nelle ultime 3 uscite, e se non risolve il problema alla caviglia destra potrebbe prolungare la sua permanenza ai box. Norman Powell ha preso il suo posto in quintetto, sta ben figurando (18,7 punti col 46% dal campo), ma è chiaro che se Toronto vorrà uscire da questo buco nero dovrà ancora una volta affidarsi alla classe di Kyle Lowry, fresco di convocazione (la terza consecutiva) all’AllStar Game. E non c’è tempo da perdere, perchè i Celtics, gli Hawks e i redivivi Wizards non staranno certo a guardare.
We The North #13: Alla ricerca di nuovi equilbri
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