Bleeding Green: Terry Rozier

di Gabriel Greotti

Bleeding Green: Terry Rozier

In questa inizio di stagione, uno dei principali problemi dei Celtics è l’apporto della second-unit. Nella mediocrità in cui sembra versare la panca bianco-verde, tuttavia, le note positive non mancano. Sicuramente una delle sorprese più liete è la crescita del numero #12 da Lousiville University: Terry Rozier.

Grinta da vendere

La giovane point-guard, agli ordini di coach Pitino, si era messa in mostra come una dei play più atletici della stagione NCAA. Grande attaccante del ferro e grandissimo difensore, Rozier compensava con la grinta e tanto agonismo degli evidenti limiti tecnici. Tuttavia i 17.1 ppg, 4.3 rimbalzi e 2,4 assist sono solo alcuni dei numeri che convinsero i Celtics a draftarlo, non senza stupori, con la sedicesima scelta nel 2015. Gli inizi in maglia bianco-verde non furono semplicissimi. Infatti, sebbene atleticamente fosse NBA-Ready, il giovane play peccava molto nel decision-making e aveva un tiro poco affidabile per la lega.

Il suo primo anno lo vede dividersi tra la NBA-DLeague, con i Maine Red Claws (19,4ppg 7.8apg 6.3rpg) e le 39 gare in maglia Celtics (1.8ppg 0.9apg,8rpg) Rozier, nelle poche partite giocate, viene impiegato solo per le sue doti difensive e, agli occhi di molti, risulta una vera e propria delusione. Quando la sua stagione sembra volgere al termine, durante i play-off, l’infortunio di Avery Bradley accorcia le rotazioni per coach Stevens e Rozier vede aumentare il proprio minutaggio. Terry è bravo a farsi trovare pronto; mette a disposizione tutto il suo agonismo e atletismo in uscita dalla panca, guadagnandosi gli applausi del TD Garden.

Miglioramenti esponenziali

Durante l’estate, memore dei richiami di Pitino e di Stevens, lavora moltissimo sul suo tiro oltre l’arco e in transizione. Uomo chiave della crescita del numero 12 è Jerome Allen. L’assistant coach di Stevens prende in consegna Rozier e lo fa allenare con sessioni interminabili di tiro da posizione. Addirittura Aaron Turner(agente e personal trainer di Terry) e Allen volarono fino in Ohio, casa del giocatore, per sessioni di allenamento personalizzate. I risultati non tardarono ad arrivare. Durante la Summer League di Las Vegas, Rozier è la miglior PG del torneo con 19.0ppg, 6rpg e 5apg di media, entrando anche nel First-Team Summer League.

Il play diventa il leader del team durante il torneo estivo: difesa arcigna sui pari ruolo, agonismo in ogni possesso e tiri, finalmente, con una buona parabola. Le convincenti prestazioni convincono i Celtics ad esercitare la team option su di lui confermandolo a roster.

Fiducia da parte della dirigenza

In questa stagione, complice anche la partenza di Evan Turner, il minutaggio è aumentato e, con questo, anche la qualità delle prestazioni. Il suo ruolo è totalmente diverso, insieme a Smart, è il leader della second unit. Con la sua difesa e il suo nuovo tiro spesso contribuisce a “svegliare” la squadra in momenti di torpore. La sua crescita è testimoniata dai recenti attestati di stima, dopo la grande partita di Minnesota con 9 punti consecutivi, di Thomas e Stevens. Tuttavia di recente il ragazzo ha subito un periodo di flessione che, complici infortuni e qualche errore di troppo, lo ha fatto pian piano scivolare fuori dalle rotazioni di Stevens, che gli ha preferito Gerald Green.

Terry Rozier in canotte Celtics

Ma supportato dai compagni, come testimonia il rapporto di amicizia extra cestistico con Thomas, è riuscito ad uscire da un periodo difficile a suo modo, dando il 100% in allenamento e convincendo di nuovo Stevens. Nell’ultima gara, contro Miami, ha recuperato minuti e ha risposto bene alla chiamata con 2 punti 5 rimbalzi 2 assist e tanta intensità difensiva. Nonostante il periodo di calo, oggi, il ragazzo da Lousville University vanta quasi 18 minuti a partita con 6,2 ppg 3,4rpg e 2,7apg, e si sta ritagliando uno spazio sempre più ampio nelle gerarchie di Stevens. Spesso è l’unico, dalla panca celtica, che mette grinta in difesa e che cerca di attaccare il ferro. Migliorato molto anche nella gestione del pick’n’roll, non sembrano identificabili i margini di miglioramento per un giocatore che, per cuore e rabbia, rispecchia in pieno il pride celtico.

Per NBAPassion.com,
Nicola Garzarella

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