Quella sensazione di vuoto incolmabile, quell’assenza di cui molti ancora non si sono resi conto prima o poi dovrà necessariamente finire nel dimenticatoio. Vero che Kobe Bryant, totem e leader tecnico per 20 anni, si è ritirato, ma è anche vero che in NBA bisogna prima o poi ripartire, guardando avanti, lasciandosi alle spalle il passato. E così i Los Angeles Lakers non devono far altro che far decollare la rebuilding che inaugurerà l’era post Black Mamba. Tante le manovre, tanti i cambiamenti, per dare una svolta decisa. E una notevole rinfrescata.
Per questo si è deciso prima di ingaggiare un head coach in rampa di lancio come Luke Walton e poi di utilizzare la seconda scelta del draft per chiamare Brandon Ingram e la trentaduesima per selezionare Ivica Zubac. Dalla free agency sono arrivati Timofey Mozgov, Luol Deng e Thomas Robinson. Dalla Cina è giunto Yi Jianlian, mentre via trade è stato acquisito Josè Calderon. Si è deciso inoltre di concedere un’altra possibilità a Metta World Peace. Hanno lasciato la California Brandon Bass, Ryan Kelly, Robert Sacre e Roy Hibbert.
Il quintetto, che cambierà durante la regular season, è diventato questo: Russell-Clarkson-Deng/Ingram-Randle/Deng-Mozgov.
I CAMBIAMENTI DI GIOCO
Le intenzioni di Walton sono state chiare fin da subito: impartire ai gialloviola una filosofia di basket moderno, rinnovata, simile a quella che ha reso i Golden State Warriors una delle corazzate della lega. Transizioni veloci, spaziature, ritmo alto di gioco, tanti tiri da tre e quintetti versatili e intercambiabili saranno i diktat dell’allenatore.
Importanti in tal senso gli innesti di Mozgov e Deng, gente congeniale al sistema che si vorrà mettere in piedi: se il centro russo dovrà portare i blocchi e proteggere il ferro, l’ala ex Miami Heat dovrà garantire difesa e pericolosità dal perimetro, con la quale può aprire il campo per favorire altre soluzioni offensive.
Le chiavi del team saranno affidate ovviamente a Russell, che qualcosa di buono l’ha già fatta vedere nella passata (ed opaca) stagione. Il numero 1 dovrà prendersi più responsabilità, coinvolgere i compagni e migliorare il tiro, arma imprescindibile in questo caso. Nello scacchiere tattico saranno decisivi i ruoli di Jordan Clarkson e di Julius Randle, su cui si dovrà lavorare sui fondamentali. L’ala grande infatti, se migliorerà la difesa e il proprio repertorio d’attacco, può rappresentare una variante sopraffina a partita in corso: sicuramente vestirà i panni del 5 nello small ball, assetto divenuto più che gettonato.
Più graduale sarà l’inserimento di Ingram. Inizialmente il rookie partirà dalla panchina per non fargli sentire troppa pressione addosso e, una volta apprese tutte le indicazioni necessarie, diventerà uno scorer letale capace di portare in dote una bella dose di punti. A lui è affidata una buona fetta di futuro, ergo bisogna andarci coi piedi di piombo per non rischiare di bruciarlo.
Non bisogna trascurare ovviamente la retroguardia, uno dei talloni d’Achille dei losangelini. Urgerà marcare in maniera aggressiva l’avversario, soprattutto sul perimetro e sfruttare cambi sui pick and roll (e non solo). In pratica, serve costruire un ‘castello’ difensivo quantomeno più resistente rispetto a quello precedente (se c’era).
PREVISIONI LOS ANGELES LAKERS
Non si può chiedere la luna ad un gruppo giovane e ancora inesperto, oltretutto alla ricerca della giusta alchimia. Ecco, proprio quest’ultimo sarà l’obbiettivo primario dei gialloviola: migliorare il livello del gioco e far crescere i ragazzi di belle speranze presenti nel roster. I playoff appaiono un’utopia, meglio non pensarci: raggiungere il traguardo delle 30 vittorie sarebbe già soddisfacente. Andrebbe di lusso se si riuscirebbe a mantenere la scelta per il draft 2017, una top 3 protected. Tutto qui? No, ricreare l’appeal che tanto serve in sede di free agency sarebbe un ulteriore passo in avanti.