Precedentemente abbiamo visto come le prime fasi del campionato nazionale iberico siano state segnate dal dominio madrileno. Attorno alla fine degli anni ’80, però, la capitale della Spagna scopre il pericolo che viene dalla Catalogna.
Semi che danno frutti
Nel frattempo Barcellona si stava affermando, in campionato, come la città della palla a spicchi, pian piano soppiantando Madrid. Lolo Sainz, come detto un ex blanco, guidò la Joventut a due titoli vinti di fila, dopo il ciclo
quadriennale dei blaugrana firmato Aito, e solo il ritorno in panchina di un mito come Luyk permise al Real di conquistare una coppia di campionati.
Il Barça tuttavia si rifece sotto, e nel giro di altri cinque anni mise giunse davanti a tutti per primo quattro volte, con l’intermezzo del ’98 di Manresa. Nel 2000 fu sconfitto da Sergio Scariolo in finale nel Clàsico, ma restò un episodio. Da lì, infatti, iniziò a svilupparsi la forza organizzativa e l’abilità di scouting del Baskonia, e nel mentre al Barcellona davano si armavano pesantemente per dare l’assalto al massimo trofeo europeo, ma prima di approfondire ulteriormente l’argomento occorre buttare un occhio alla nazionale. A fronte di risultati farraginosi a livello mondiale, la Spagna stava progressivamente crescendo agli Europei: quinta in Jugoslavia nell’89, terza a Roma, quinta in Germania, sesta in Grecia e quinta tra le mura domestiche di Barcellona. Oltre a Epi, anche Orenga, Herreros, Laso, Angulo, Xavi Fernandez stavano mettendo le basi per quello che sarebbe venuto dopo. Dueñas, De la Fuente, Jimenez, Nacho Rodriguez, furono i punti di raccordo tra la vecchia guardia e la nuova generazione che si sarebbe imposta nel ventennio successivo. Quella che esplose, fragorosa, già nel 2001 ad Istanbul: terzo posto in carrozza, Raul Lopez, Navarro, Garbajosa, Pau Gasol, Felipe Reyes, tutti giovani virgulti le cui doti già albeggiavano. Nota a margine: a doversi accontentare della piazza fuori dal podio all’Eurobasket turco furono i tedeschi, e nella finalina i giovani tonanti Gasol e Nowitzki scrissero sul proprio referto 31 e 43 rispettivamente. E più non dimandate…
Ma torniamo vicini ai giorni nostri, con i blaugrana che lascia partire Gasol in direzione Memphis ma costruisce una corazzata. Dueñas è il centro di gravità permanente, Fucka l’ala mobile, Bodiroga il fantasista, De la Fuente il fromboliere e Jasikevicius il wedding planner, a cui si aggiungono gli inizialmente seduti Navarro, Rodriguez, Femerling e Varejao. Dimenticato qualcuno? Sì, in panchina il sergente di ferro Svetislav Pesic. Due titoli nazionali di fila e pace, ma soprattutto obiettivo raggiunto, prima Eurolega della storia del Barcellona, ma non di Barcellona: Badalona infatti ci era arrivata nel 1994, allenata dal venerabile coach serbo Zelimir Obradovic (e chi se no?). E a questo punto il Real inizia a soffrire davvero. (2-continua)