Si sa, sperimentare può portare dei benefici, ma anche degli intoppi capaci di compromettere l’intero andamento stagionale. In questi casi tutto può filare liscio o andare tutto storto. Lo sanno bene i Milwaukee Bucks, che nella regular season ormai archiviata non sono riusciti nel concretizzare l’idea di basket che coach Jason Kidd aveva partorito prima di presentarsi ai nastri di partenza.
Le tante belle aspettative iniziali sono state smentite. Il team del Wisconsin ha finito l’annata con un record di 33 vittorie e 49 sconfitte, non riuscendo a raggiungere i playoff. Una sorta di fallimento, le cui ragioni vanno ricercate su alcuni accorgimenti tattici che sembravano potessero portare al salto di qualità.
Inevitabilmente il primo pensiero va a Greg Monroe, lungo che ha sposato la causa la scorsa estate dopo aver snobbato i big market rappresentati dai Los Angeles Lakers e New York Knicks. Kidd l’ha voluto utilizzare come centro nello small ball, assetto che ormai sta facendo tendenza nella lega. Il gran colpo di mercato inserito nell’assetto all’ultimo grido. Le cose però non sono andate affatto bene. Se a livello offensivo Monroe ha dato il suo contributo racimolando una media di 15.3 punti e 8.8 rimbalzi, lo stesso non si può dire riguardo la difesa: il prodotto di Georgetown non si è dimostrato quel rim protector adatto a questo tipo di situazione, mostrando diverse lacune che hanno fatto soffrire la retroguardia. Un ingranaggio arrugginito di un sistema tutt’altro che funzionante, perchè la scelta di schierare quintetto formato Michael Carter-Williams, Giannis Antetokounmpo, Khris Middleton, Jabari Parker e appunto Monroe si è rivelata azzardata. In termini di rimbalzi la squadra ha raccolto poco, piazzandosi al ventisettesimo posto della speciale graduatoria della lega, mentre offensivamente è costata cara la scarsa vena realizzativa dal perimetro: prediligendo questo tipo di gioco, bisogna tirare da tre con percentuali accettabili e l’unico dei titolari a farlo con una certa costanza è stato Middleton. In più sono state pesanti le carenze riguardanti la costruzione del gioco, con Carter-Williams che non è stato un playmaker all’altezza, senza contare le prestazioni altalenanti della panchina.
Cosa devono fare in quel di Milwaukee per invertire il trend? Niente di più ovvio: riparare agli errori commessi finora. Un primo passo è già stato compiuto in tal senso, dato che Kidd vuole affidare a tempo pieno la regia della squadra ad Antetokounmpo. Secondo il coach, il greco ha le peculiarità giuste per districarsi in questo ruolo, tenendo conto che da quando è stato spostato nella nuova posizione il buon Giannis ha incrementato i suoi numeri personali. Poi bisognerà vedere se continuare con lo small ball o meno: nel primo caso, per far fronte al problema Monroe, si potrebbe panchinare lo stesso l’ex Detroit Pistons concedendo più minuti a John Henson, decisamente ‘più difensore’ del compagno di reparto; diversamente si potrebbe promuovere definitivamente Henson nello starting five spostando Monroe nel ruolo naturale di power forward. Oppure, per dar manforte al frontcourt, si potrebbe sondare la free agency o imbastire qualche trade. Di sicuro servirebbe qualche tiratore puro in più e degli elementi d’esperienza per la second unit. Tutto dipenderà da Kidd, che dovrà decidere se puntare sulla modernità o se infondere ai suoi un approccio più tradizionale ma più congeniale.
Insomma, il futuro è dalla parte dei Bucks, ma per non incappare in altri incidenti di percorso alla dirigenza e allo staff basterà sedersi al tavolino e studiare maniacalmente tutte le mosse da compiere.