La storia d’amore tra Kyrie Irving e i Cleveland Cavaliers era iniziata nel 2011, quando nel draft di quell’anno la franchigia lo selezionò con la prima chiamata assoluta. Il front office l’ha sempre considerato una parte integrante del progetto di conquistare il primo titolo della storia, costruendo attorno a lui, al figliol prodigo LeBron James (di rientro dalla Florida) e a Kevin Love un solido big three: l’idillio però pare essersi improvvisamente incrinato.
Già, Stephen A. Smith ha riportato lo stato d’animo tutt’altro che pimpante del playmaker, scontento della situazione che sta vivendo in Ohio: in particolare, secondo i rumors che circolerebbero da tempo, il giocatore preferirebbe vivere una nuova avventura in una città diversa se nel futuro prossimo non si presentassero dei cambiamenti (da ricordare che un’eventuale cessione non dipende totalmente da lui). Tutto ciò, se confermato, sarebbe un fulmine al cielo sereno, sicuramente inaspettato.
Ma cosa si nasconderebbe dietro? Un battibecco nello spogliatoio? Alcune promesse non mantenute? La voglia di Irving di avere di più la palla in mano e gestire meglio la manovra della squadra, compito che principalmente spetta a James? Un’ipotesi, quest’ultima, che non è affatto da scartare. Si sa che i play ‘faticano’ nel fare da spalla al Prescelto, come nel caso di Mario Chalmers ai tempi dei Miami Heat. Il caso è comunque diverso, perchè Irving è un All Star sulla via della piena maturazione, pronto a prendere le redini del gruppo sotto ogni punto di vista. A Cleveland questa prospettiva non è facile da realizzare. Prossimamente potrebbe arrivare una smentita da entrambe le parti per cercar di tranquillizzare un ambiente che non può permettersi di prendere sbandate, perchè la voglia di vincere è tanta e serve concentrazione e unità d’intenti per poter portare a casa il Larry O’Brien Trophy: la patata bollente Irving però è servita sul piatto d’argento.