Home NBA, National Basketball AssociationApprofondimenti 5 motivi del dominio di Boston su Sacramento

5 motivi del dominio di Boston su Sacramento

di Raoul Oliva
Boston Celtics Stevens

Nella notte (00:30 ora italiana) al TD Garden è andata in scena la sfida tra i Boston Celtics e i Sacramento Kings. Sulla carta i padroni di casa avrebbero dovuto vincere, e così è stato. E dire che i Kings avevano iniziato bene, tenendo testa ai Celtics fino all’inizio del secondo quarto (dove erano addirittura andati in vantaggio 30-29). Poi c’è stato un monologo dei Celtics, che hanno sfoderato tutto il loro potenziale offensivo e hanno demolito gli avversari, arrivando al +27 finale (113-86). Attraverso gli ormai canonici ‘5 punti‘, andiamo ora a vedere come si è sviluppato il dominio di Boston su Sacramento.

1) ATTACCO AL POTERE

Kyrie Irving.

La differenza, senz’altro, l’hanno fatta i giocatori che sono andati in doppia cifra per quanto riguarda i punti. Infatti, mentre nei Celtics ben 6 giocatori hanno superato le 10 segnature (addirittura in due hanno superato i 20), nei Kings lo hanno fatto solo in 3 (senza che nessuno superasse i 20). Questo dato ci fa capire quanto il potenziale offensivo dei Celtics sia elevato e allo stesso tempo quanto quello dei Kings sia pressoché inesistente. Effettivamente i Kings quest’anno in 8 partite hanno superato i 100 punti solo 2 volte, mentre i Celtics 5 volte nello stesso numero di partite. Se i Kings vogliono fare bene quest’anno (record 1-7, non il massimo) dovranno migliorare davanti, perché segnano veramente poco (6/20 da 3, contro il 17/41 dei Celtics), e ci provano anche poco. Senza contare i rimbalzi offensivi, dove i Celtics li hanno sovrastati 16-7. La mancanza di un giocatore forte forse limita questi ragazzi, ma coach Dave Joerger dovrà lavorare anche e soprattutto su questo, perché altrimenti non andranno da nessuna parte.

2) DIFESA KINGS DA RIVEDERE

Se offensivamente i Celtics hanno dominato, mettendo quasi il triplo di triple (gioco di parole voluto), difensivamente non è andata molto diversamente. Tralasciando i rimbalzi difensivi (che comunque sono stati 36-19 per i biancoverdi), i Kings sono stati troppo morbidi in difesa, concedendo molte triple wide open facili per i vari Horford, Brown e lo stesso Irving, che in alcuni casi ha anche sfruttato lo spazio per una penetrazione ed offrire la palla ad un ulteriore compagno libero da 3. A dimostrazione del fatto che i Kings hanno difeso abbastanza male stanotte. D’altronde, i 27 punti di vantaggio dei Celtics parlano chiaro. E per i Kings non è neanche la prima volta, visto e considerato che hanno concesso oltre 100 punti ben 5 volte, mentre i Celtics solo 2.

3) BROWN E IRVING, DUE CERTEZZE

Come detto nel punto 1, se è vero che 6 giocatori dei Celtics, ce ne sono stati 2 che hanno superato i 20. Questi due giocatori sono, come avrete già capito, Jaylen Brown e Kyrie Irving. 22 punti per entrambi, ai 6 rimbalzi del primo, Irving ha risposto con 5 assist. Non è un caso se il plus/minus di Brown è stato di +18 e quello di Irving addirittura di +22. Ciò che li ha resi decisivi sono state sicuramente le conclusioni verso il canestro. Brown ha dato spettacolo da questo punto di vista, piazzando ben 5/6 dall’arco, mentre Irving, pur avendo percentuali più basse (circa la metà del compagno di squadra), ha comunque offerto un contributo importante da 3 (4/9). Le prestazioni di questi due giocatori sono state importantissime, anche se erano abbastanza annunciate, almeno per Irving. Senza Lebron, Uncle Drew può finalmente unire al suo talento la leadership di una squadra può essere un fattore determinante per Boston. Jaylen, dal canto suo, al secondo anno tra i professionisti NBA, vuole dimostrare di essere pronto per il ruolo da titolare come SG che gli è stato affidato. A giudicare da come ha iniziato la stagione, vuole dimostrarlo subito.

4) NON BASTANO HIELD E RANDOLPH

Buddy Hield

Buddy Hield.

Le prove della sesta scelta del Draft 2016 e dell’esperta PF ex-Grizzlies non sono bastate ai Kings. 17 punti e 7 rimbalzi per il primo, 16 punti e 5 rimbalzi per il secondo: sono stati loro i migliori giocatori della loro squadra, il che è tutto un dire. Questo non per sminuire i due giocatori, che anzi hanno fatto una buona prestazione nel buio più totale, mettendo anche qualche tripla interessante (soprattutto per Randolph), ma ciò che è mancato è stato (anche) l’apporto dei compagni. Uno degli assenti è stato probabilmente De’Aaron Fox. Il rookie stavolta non ha segnato molti punti e in generale ha fatto poco, se non 6 assist. Prestazione che comunque è accettabile per un ragazzo che compirà 20 anni il prossimo 20 dicembre, ma che lascia l’amaro in bocca per il contesto in cui si trova. Perché la squadra non è effettivamente fortissima, e lui per crescere ha chiaramente bisogno di tempo. Con esso arriveranno anche le grandi prestazioni, che comunque ha già sfoderato un paio di volte. Ai Kings, però, serve di più. Non buonissima la prestazione anche di Bogdanovic, ma anche lui è un rookie (nonostante abbia 5 anni in più rispetto a Fox) e anche lui va aspettato. I 6 punti del serbo possono essere un punto d’inizio, ma certamente c’è bisogno di migliorare. Come detto per Fox, la squadra chiede di più, ma credo che anche lui con il tempo potrà far bene.

5) E ORA?

Sabato 4 novembre, alle 2:30 ora italiana, i Celtics affronteranno gli Oklahoma City Thunder, in una sfida che si preannuncia entusiasmante alla Chesapeake Energy Arena. Contro Westbrook, Melo e Paul George, Irving e compagni saranno messi a dura prova e dovranno dare il massimo per ottenere la loro potenziale settima vittoria. Coach Brad Stevens non avrà un compito facile, d’altronde limitare quei 3 è tosta. Per i Kings, invece, appuntamento a domenica 5, a mezzanotte in punto, nella non semplicissima trasferta alla Little Caesars Arena di Detroit, Michigan. I Pistons in questa stagione hanno addirittura battuto i Warriors, ma nell’ultima partita hanno perso contro i Lakers (e giocheranno sabato contro i Bucks di Antetokounmpo), quindi i californiani avranno un paio di giorni di riposo in più per preparare la sfida, e dovranno cercare di sfruttare questo piccolo vantaggio. Sara il campo (o il parquet se preferite) a giudicare.

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