Home NBA, National Basketball AssociationNBA TeamsGolden State Warriors #123Ragioni per cui i Golden State Warriors possono puntare in alto

#123Ragioni per cui i Golden State Warriors possono puntare in alto

di Mario Tomaino

La nuova stagione dei Golden State Warriors è iniziata e al momento sono tra i roster più in forma della lega.

Dopo la vittoria di mercoledì notte per 121-104 ai danni dei Los Angeles Clippers, coach Rivers ha elogiato la franchigia affermando che: “Se fosse stata una serie dei Playoffs ci avrebbero battuti 4-0, sarebbe stata una disfatta per noi”. Ecco, se uno dei migliori coach in circolazione dichiara apertamente tale pensiero, si capisce quanto i californiani siano rispettati all’interno della lega. La domanda perciò è: possono davvero puntare così in alto questi Warriors? Cerchiamo di capirlo insieme, attraverso i tre punti che rendono la franchigia così competitiva:

1) Certezza della Western Conference
La stagione in corso può essere considerata per Golden State quella della conferma ai livelli dimostrati negli ultimi anni. Oramai, dopo due anni consecutivi nei quali hanno partecipato ai Playoffs, i Warriors non possono più nascondersi. Dopo un sorprendente sesto posto nella stagione 2012-13 e il miglioramento del record nella passata stagione, mantenendo però la stessa posizione in Conference, il passaggio da cenerentola a certezza della tumblr_mlkyeqCTiL1ruj0bpo1_1280Western Conference è stato breve per la franchigia dell’Oakland. Tutti li affrontano con rispetto ormai, consci del fatto di trovarsi difronte un grande team. Il miglioramento va effettuato dal punto di vista mentale. Dopo le eliminazioni dai Playoffs per mano di Spurs e Clippers, il compito dell’esordiente coach Steve Kerr è di fare meglio del predecessore Mark Jackson: costruire la sicurezza e la tranquillità che nei momenti chiave sembra essere stata proprio il tallone d’achille del roster, riuscendo così a lottare per traguardi più ambiziosi.

 

2) Steph e Klay: pericolo costante

NBA: Golden State Warriors at Miami HeatInutile dirlo, sono loro le certezze, i cardini su cui si regge la squadra, gli uomini che devono condurre i Golden State Warriors verso traguardi importanti: Stephen Curry e Klay Thompson. Basti pensare che, su 109.5 punti di media a notte che realizza il team, poco meno della metà, 56.0 di media, provengono dai loro tiri. Talento puro, creatività e ora anche efficacia. Si, perché nel corso delle stagioni le loro percentuali realizzative sono aumentate come se niente fosse. Thompson, in queste prime partite ad esempio, è passato dal 40,8% della scorsa stagione al 53% di quest’anno, con un notevole 50% dal perimetro. Numeri da capogiro ricordando il primo Klay che spesso tirava veri e propri mattoni. Se riuscisse quindi a confermarsi su questi livelli, per Thompson potrebbe essere la stagione della sua consacrazione. E Curry? Bhè, su di lui c’è poco da dire. Assists, punti, palle rubate e qualche rimbalzo. La sua crescita negli ultimi due anni è stata esponenziale, favorita anche dall’addio di Monta Ellis che accentrava il gioco su di sé. Ora è Steph a guidare la baracca. Quando la palla passa tra le sue mani, gli avversari stanno sempre con il fiato sospeso. Per un momento è assist-man mentre l’attimo dopo ti tira sulla testa da due metri oltre l’arco del tiro da 3 punti, mettendo a referto ovviamente. Non sai mai cosa aspettarti da lui, è una e propria spina nel fianco. Semplicemente imprevedibile.

 

3) Mani sempre calde

Miglior attacco della lega per punti messi a referto e per media assist. Sono numeri limitati a poco più di una settimana di partite, vero, ma fanno pur sempre capire quanto forte sia l’attacco di Golden State. Ovviamente, quando hai tra le mani due tra le migliori guardie dell’intera lega, sicuramente ne risente in positivo tutto l’ambiente. A proposito di mani, è da lì che passano i veri segreti dei Warriors. Mani calde come una stufa in ogni momento che permettono di siglare tanti punti pesanti, anche quando sembra difficile. Dando un’occhiata al roster infatti, non c’è un membro che abbia percentuali al tiro al di sotto del 44%. Il perché è da rintracciare in un attacco molto variabile. Che sia basato sul ritmo alto, sul catch and shoot, sugli isolamenti o in post, in attacco gli uomini di andrew-bogut-stephen-curry-david-lee-klay-thompson-draymond-green-nba-golden-state-warriors-phoenix-suns-850x560Steve Kerr hanno diverse frecce a disposizione, tutte molto efficaci. L’accuratezza con la quale il pallone viene trattato è il loro vero segreto e lo spettacolo che ne deriva è una delizia per il pubblico dell’Oracle Arena.

Ecco, attraverso questi tre cardini passa la forza dei Golden State Warriors. Quest’anno non ci sono alibi, puntano a migliorarsi. Il sesto posto della precedente Regular Season e l’eliminazione dai Playoffs al primo turno, ha lasciato l’amaro in bocca nei dirigenti che sanno di essere una franchigia di assoluto livello. Certo, competere ad Ovest con i soliti noti che dominano e team che negli anni stanno crescendo, non è mai facile. Di sicuro, però, c’è la sensazione che i mezzi per affrontare una stagione che veda i Warriors lottare per traguardi importanti, ci siano. Al campo spetterà come sempre il verdetto finale.

 

Per Nba Passion,

Mario Tomaino

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