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Warriors-Cavaliers: i campioni in carica fanno valere il fattore campo

di Giovanni Oriolo
Warriors-Cavaliers-pista Lakers

Le prime due partite delle NBA Finals 2018 sono andate a favore dei campioni in carica, ossia i Golden State Warriors. Gara 1 e gara 2 hanno avuto uno sviluppo molto differente tra di loro, sia da un punto di vista del punteggio che a livello tecnico tattico.

 

WARRIORS-CAVALIERS: UN SUPER LEBRON NON BASTA AGLI OSPITI

LeBron James gara 7 elogio re

LeBron James.

 

Gara 1 è finita 124-114 per i Warriors, che però hanno portato a casa la partita solo dopo una partita molto al primo overtime: i ‘ringraziamenti’ vanno alla guardia dei Cavs, JR Smith, per la scelta errata di perdere tempo dopo aver raccolto il tiro libero sbagliato da George Hill allo scadere del tempo regolamentare. La partita è stata dominata da uno stellare LeBron James che ha messo a referto 51 punti, 8 rimbalzi e 8 assist: ha fatto quello che voleva, con gli avversari assolutamente impotenti davanti a lui. Il problema della franchigia dell’Ohio è stato che il solo Kevin Love (21 punti e 13 rimbalzi) è riuscito a dare una mano (in attacco) al Re, tutti gli altri si sono limitati a fare da comparsa. Nonostante ciò i Cavaliers sono riusciti a tenere testa alla franchigia della Baia per 48 minuti grazie alla loro difesa aggressiva, fino all’errore di Smith che, oltre a buttare all’ortiche la vittoria, ha chiuso la partita. Infatti nell’overtime non c’è stata storia, soprattutto a causa della stanchezza accumulata nel corso della partita i ragazzi di coach Lue sono stati costretti a cedere Gara 1 ai Warriors. A pesare sono state anche le percentuali da 3 punti, con i Cavaliers che hanno tirato con il 27% da oltre l’arco, contro il 36% dei ragazzi della franchigia di Oakland.

 

WARRIORS-CAVALIERS. CURRY SUGLI SCUDI

warriors-thunder

Stephen Curry.

A differenza del match di apertura, Gara 2 è quasi a senso unico. I padroni di casa allungano nel secondo quarto grazie ad un parziale di 27-19 e che chiudono definitivamente i giochi nel quarto rifilando un 32-23 (122-103 totale). Le tre note chiavi di questa sfida sono stati: i mismatch stravinti da Stephen Curry (MVP della partita con 33 punti, 7 rimbalzi e 8 assist), la difesa eccezionale di un Draymond Green pienamente in clima Finals e l’apporto della panchina. Sulle panchine si può aprire un dibattito. Infatti, nonostante l’assenza del sesto uomo, Andre Iguodala, la secondo unit è stata fondamentale per Steve Kerr (per far rifiatare i titolari senza rischiare di soffrire); in particolare un chirurgico Shaun Livingston e il lavoro sporco di Jordan Bell e Kevon Looney hanno dato una mano.mentre non è stata rilevante quelle dei Cavaliers, che ha costretto LBJ, Love e Hill ha fare gli straordinari. Indubbiamente il fattore di Gara 2 ha un nome e un cognome, ed è quelle di Stephen Curry. immarcabile per tutti, ha tirato con con il 53% da oltre il perimetro realizzando 9 tiri su 17. Ottime sono state anche le prestazioni degli altri due violini della squadra, KD e Klay Thompson (26 punti, 9 rimbalzi e 7 assist per il primo e 20 punti, 2 rimbalzi e un assist per il secondo) che hanno chiuso con percentuali al tiro di tutto livello.

 

 

 

 

Ora ci si sposterà a Cleveland per gara 3 e gara 4 e ai Cavaliers potrebbero non bastare i soli LeBron e Love. Serve ritrovare le buone prestazioni George Hill, Kyle Korver e JR Smith, migliorare le percentuali al tiro (principalmente da oltre l’arco) e far si che la panchina porti più punti e permetta di far riposare di più il quintetto titolare. Ovviamente i Golden State Warriors andranno in Ohio con la mente più libera e con consapevolezza di potersi permette anche di vincere una partita, visto che la quinta gara si rigioca in casa e che i ragazzi di Kerr nelle ultime 18 partite in all’Oracle Arena ha perso una sola volta.

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