La serie Thunder-Jazz è partita come da previsioni: equilibrio totale. C’era da aspettarselo da due team con lo stesso record stagionale (48-35). Difatti, a evidenziare che le due squadre si sono perfettamente equivalse non sono stati solo i risultati dei primi due match, ma anche i continui e vicendevoli sorpassi all’interno dei singoli incontri. E’ stato un bene per gli spettatori che hanno potuto assistere ad uno spettacolo mozzafiato, si è rivelata invece un’alternanza di gioie e sofferenze per i tifosi delle due franchigie. In particolare per i fans di OKC che adesso dovranno sperare di riprendere in mano la serie nella tana dell’Energy Solution Arena.
Per capire cosa è successo in questi due incontri occorre trovare una chiave di lettura adeguata. Due fattori decisivi hanno fatto sì che i due team si controbilanciassero durante tutti i 96 minuti e ci hanno permesso di capire il perché i Thunder sono riusciti a trionfare nei primi 48 e come i Jazz hanno strappato la vittoria nella gara di giovedì notte.
THUNDER-JAZZ: RITMO
Se gli Oklahoma City Thunder sono un team che rende in maniera più che positiva quando le sue stelle aumentano l’intensità di gioco a loro piacimento, dall’altra parte il team di Quin Snyder esprime la propria pallacanestro migliore con una folta rete di passaggi che permette di trovare facilmente i cecchini fuori dall’arco. Ordine contro disordine. Quando le due squadre hanno imposto il loro ritmo c’è stato ben poco da fare per l’avversario.
Paul George con le sue triple (8/11 in gara 1 e 4/12 in gara 2), Russell Westbrook con le sue accelerazioni in mezzo al traffico terminate solitamente con un sottomano, un jumper o uno scarico (29 punti, 13 rimbalzi e 8 assist in gara 1, 19-13-9 in gara 2 per la point guard from UCLA), sono stati i due giocatori più incisivi sotto questo aspetto. Quando l’azione difensiva si trasformava velocemente in fase offensiva, i ragazzi di Billy Donovan hanno potuto ampliare il loro vantaggio o accorciare i punti di distacco con Utah. Ciò ha garantito la vittoria dei padroni di casa in gara 1, dove persino Melo è risultato decisivo con 1 vs 1 a tratti intelligenti.
Il coach dei Jazz, per converso, ha insistito spesso durante i timeout affinché i suoi eseguissero continui passes. Il risultato sono stati tiri poco o per nulla disturbati (complice anche una fase difensiva insufficiente di OKC). Rubio (22-9-7 nella seconda sfida) è stato il giocatore fondamentale per la perfetta esecuzione degli schemi di Snyder, con extra passes in favore di esperti tiratori come Crowder e Ingles fuori dall’arco o di Gobert e Favors sotto i ferri, fino a quelli per servire Donovan Mitchell dopo i suoi tagli handoff. Così i Jazz hanno vinto gara 2 e hanno combattuto per tre quarti in gara 1. Hanno sì addormentato il gioco, abbassando intensità e andando poco in contropiede, ma hanno dato delle vere e proprie lezioni di pallacanestro ad OKC con la fluidità delle loro manovre.
THUNDER-JAZZ: GIOCATE DEI SINGOLI
Paul George in gara 1 con 36 punti, Donovan Mitchell 27 e 28 nelle due sfide alla Chesapeake Energy Arena. Le loro giocate decisive nei momenti cruciali hanno permesso il trionfo dei loro rispettivi team.
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Se da Paul George ci si attendevano, a fronte delle scorse annate, queste eccelse prestazioni da dominatore di prima classe nei playoffs, tutt’altro discorso per il rookie di Utah che, in questo esordio di post season, a livello realizzativo, ha persino fatto meglio di un certo MJ. Con inserimenti rapidi nel pitturato, giocate 1 vs 1 da spezzacaviglie, jumper dalla media e dalla lunga distanza e appoggi a canestro sopra avversari sovradimensionati, il numero 45 ha messo in mostra il suo repertorio sfiancando la difesa di OKC. Mitchell ha così tenuto a galla i Jazz nei momenti di scabrosità in cui i Thunder, nel pieno della trance agonistica, erano spronati dal loro pubblico. Nel contempo ha dimostrato di essere capace di spezzare le partite, portandosi sulle spalle i suoi e conducendoli alla vittoria in gara 2.
Mitchell è il fulcro dell’attacco dei Jazz. Ormai è assodato.
Una squadra rodata come Utah ha bisogno di una leadership ferrea per poter vincere le battaglie playoffs. L’ha scovata in Donovan Mitchell? Un team di stelle come i Thunder deve invece trovare maggior equilibrio durante i match, affidandosi maggiormente ai pick and roll sull’asse Westbrook-Adams, così da mettere in ritmo ogni sua stella, da Paul George a Carmelo Anthony. Riuscirà Billy Donovan a gestire mentalmente le prossime due partite affinché ciò avvenga e i suoi possano ribaltare la serie? Lo scopriremo presto, a Salt Lake City, Utah.