Home Mondiali Basket 2023 Angola, coach Canals contro i giocatori naturalizzati FIBA: “Rovinano i movimenti”

Angola, coach Canals contro i giocatori naturalizzati FIBA: “Rovinano i movimenti”

di Michele Gibin
giocatori naturalizzati FIBA

La sconfitta contro la Repubblica Dominicana, maturata nel quarto periodo dopo una partita condotta anche di 10 punti, ha impedito a Angola la qualificazione alla seconda fase dei Mondiali FIBA 2023.

Qualificazione che sarebbe stata storica per la nazionale, che non va al secondo turno ai mondiali dal 2006. Alla fine i dominicani l’hanno portata a casa, anche senza il miglior Karl-Anthony Towns (8 punti per lui) ma con un Andres Feliz da 17 punti e un quarto quarto da 27-16 di parziale.

Sfumata l’occasione, il coach di Angola Pep Claros Canals ha parlato del problema dei giocatori naturalizzati FIBA, che giocano in nazionali diverse da quella del paese di nascita grazie a doppi passaporti. Una politica secondo il coach, dannosa per i movimenti cestistici locali.

Avremmo potuto anche noi ricorrere a qualche giocatore importato come fanno tutti gli altri… magari avremmo segnato qualche tiro da tre in più. Non penso sia una cosa corretta e penso che la FIBA debba intervenire al più presto e fermarla, altrimenti in pochi anni ci ritroveremo senza più prodotti locali. Penso che ogni nazione debba sviluppare i propri talenti, abbiamo squadre dove ci sono giocatori che non parlano neppure la lingua del paese per cui giocano, altre che hanno 6 o 7 giocatori naturalizzati, nati altrove. Noi ad esempio dobbiamo sviluppare guardie con più fisico, abbiamo due o tre prospetti interessanti ma molto giovani ancora“.

Coach Claros Canals non è il primo, e non sarà certo l’ultimo, a chiedere un intervento sulla pratica delle naturalizzazioni troppo facili permesse dalla FIBA. Prima dei mondiali 2023 c’è stata una corsa al naturalizzato che ha coinvolto anche giocatori importanti, come Thomas Walkup, che gioca per la Grecia, Kyle Anderson che ha ottenuto la cittadinanza cinese, Rondae Hollis-Jefferson che ha ottenuto un curioso passaporto per giocare con la Giordania, l’ex NBA Omari Spellman che gioca con il Libano e soprattutto Karl-Anthony Towns. Altri nomi, come Jordan Clarkson (Filippine), Kendrick Perry (Montenegro), Mike Tobey (Slovenia) e Carlik Jones, risalgono al 2022 o ancora prima.

Giocatori anche importanti, come Clarkson e Anderson, che a onor del vero non hanno fin qui fatto una gran differenza. Le Filippine hanno perso tutte e tre le partite del proprio girone, la Cina ha rimediato due figuracce contro Serbia e Sud Sudan, Libano e Giordania non hanno avuto chance di competere. La Grecia senza Giannis Antetokounmpo è una squadra con tanti limiti. Altri nomi eccellenti come Lorenzo Brown (Spagna) e Tyler Dorsey (Grecia) non sono ai mondiali, e per Parigi 2024 si attende la decisione di Joel Embiid, che potrebbe giocare con la Francia o con Team USA, con la doppia cittadinanza oltre al nativo Camerun. Tra le nazionali più importanti, solo Spagna, Italia, Serbia e Lituania non hanno giocatori naturalizzati al torneo, con Nico Mannion, “l’oriundo” azzurro (ma più giustificabile, la madre è italiana) che non è presente e con il flop dell’operazione Paolo Banchero. Prima dei mondiali si era parlato di possibile naturalizzazione con la Lettonia per Mike James, e in futuro il discorso potrebbe riprendere.

Coach Claros Canals vede nelle naturalizzazioni facili FIBA un pericolo soprattutto per il basket africano: “Noi siamo deboli al tiro, OK? Non solo come nazionale ma nel paese, abbiamo pochi tiratori e alcuni sono davvero giovani. Senegal, Nigeria e ora il Sud Sudan li hanno, e hanno anche giocatori naturalizzati. Angola è forse l’unica squadra che non ne ha, noi vogliamo scommettere sui nostri talenti“.

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