Che non sarebbe stata una stagione facile per la Virtus Roma, lo si intuiva sin dai mesi estivi. L’iscrizione arrivata in extremis, le incertezze societarie e il passaggio di proprietà annunciato ad agosto ma di cui ancora non c’è traccia. Tutto faceva pensare ad un’annata sofferta, colma di incertezze e di incognite. Sia negli uffici che sul campo (il budget è tutto tranne che da scudetto).
Giunti ormai al primo dicembre, è doveroso dire che le previsioni pessimistiche riguardo la squadra della Capitale siano state rispettate. La classifica recita uno scoraggiante record di 2 vittorie e ben 7 sconfitte, con 4 punti conquistati nelle vittorie a Brescia e in casa al debutto contro la Fortitudo Bologna. Due successi che hanno quasi il sapore di miracolo data la condizione del roster virtussino, a dir poco decimato.
L’operato del roster
Per la stagione 2020/2021 il DS Valerio Spinelli aveva confermato la formula 6+6 con il tesseramento di Liam Farley. Il roster a disposizione di Piero Bucchi, però, è assai più scarno di quello allestito in estate.
In primis, c’è stata la rottura del tendine d’Achille di Chris Evans dopo soltanto una partita disputata. L’infortunio del nativo di Chesapeake e l’impossibilità di sostituirlo hanno da subito tagliato le gambe alla Virtus, unica squadra insieme alla Fortitudo Bologna a disporre di soltanto 4 stranieri “da campo”. Altro membro del roster ad abbandonare la nave è stato Dario Hunt, in rottura con la società per via dei mancati pagamenti. Prima dello sciopero, l’ex Brescia aveva offerto prestazioni altalenanti, tra partite da MVP (contro la Fortitudo, ad esempio) e gare da 0 rimbalzi catturati, come nella sfida casalinga contro la VL Pesaro.
Dati alla mano, lo straniero più positivo per Roma in queste prime uscite è stato Jamal Wilson. Il giocatore ex Torino sta viaggiando con 11.2 punti e 6.6 rimbalzi di media, con un season high da 18 punti. Anche il nativo di Milwaukee si sta dimostrando un giocatore da “fiammate”, alternando momenti di dominio a fasi di totale black-out (soprattutto in difesa).
Piuttosto scarso l’apporto dato dai piccoli Gerald Robinson e Anthony Beane. Il primo, acquistato come playmaker, sta dimostrando doti di comprensione del gioco non eccellenti, oltre che percentuali piuttosto basse (16% da dietro l’arco). Appena migliori (ma non sufficienti per una guardia) le prestazioni al tiro di Beane, presentato come specialista del fondamentale.
La notizia più lieta (forse l’unica!) all’interno dell’ambiente virtussino non può che essere l’esplosione di Tommaso Baldasso, fresco di convocazione in nazionale. Il play torinese, alla sua quinta stagione nella capitale, ha saputo prendersi la squadra sulle spalle fornendo prestazioni al di sopra di ogni aspettativa (memorabile la partita contro Venezia, ad un passo dalla tripla doppia). Rendimento ad alti e bassi per la guardia Luca Campogrande; mentre si può definire opaco sino ad oggi il campionato del centro Riccardo Cervi.
Gli obiettivi della Virtus Roma
Lasciando per un attimo perdere il basket giocato, l’obiettivo primario di Roma non può essere che sopravvivere. Ad oggi, infatti, non pare assolutamente certo che il club capitolino riesca a terminare la stagione. Anzi, il rischio di “chiudere bottega” anzitempo è più vivo che mai, dato il ritardo accumulato per il pagamento degli studenti e le rate FIP.
Se poi, come nella Capitale ci si augura, dovesse avverarsi il tanto agognato passaggio di proprietà con annessa una stabilità economica sufficiente, l’obiettivo da raggiungere sul campo è sicuramente quello della salvezza, in modo da programmare una stagione successiva sicuramente più serena.
Cosa serve sul mercato alla Virtus Roma?
Nel caso in cui comparissero le risorse per operare sul mercato, il DS Valerio Spinelli dovrà essere celere nel trovare i sostituti di Evans ed Hunt, nel ruolo di ala piccola e pivot. Alla causa romana servono due elementi in grado di dare la scossa, in modo da riaccendere l’entusiasmo perso nella Capitale. Giocatori completi, che garantirebbero buone prestazioni da ambo i lati del campo e che abbiano la “garra” necessaria per la lotta salvezza. Preferibilmente dovrebbero essere profili esperti, data la gravità della situazione: acquistare due rookie senza alcuna esperienza europea nel curriculum richiederebbe un tempo di adattamento non indifferente.