Home Lega Basket A Olimpia Milano-Virtus Bologna, la rivalità storica del basket italiano

Olimpia Milano-Virtus Bologna, la rivalità storica del basket italiano

di Stefano Giubertoni
Belinelli Virtus Bologna Olimpia Milano tripla

Olimpia Milano e Virtus Bologna, due squadre simbolo del basket italiano: si affrontano da 90 anni, ma per quanto possa sembrare strano, nel basket dei playoffs, questa è solo la sesta finale tra le due squadre storiche del basket italiano: la quarta consecutiva, 45 anni anni dopo la prima volta.

Olimpia Milano-Virtus Bologna: la prima finale del 1979

Una tappa storica per gli appassionati milanesi over 50 ed over 60, che oggi portano figli e nipoti al Forum. Perché è l’anno del ritorno di Milano ai vertici del basket italiano dopo anni bui, quelli del Cinzano, finito persino in A2.

E la scossa arriva proprio da Bologna, con l’arrivo di Dan Peterson reduce dai successi con la Virtus. E’ lui, con ancora lo storico proprietario Bogoncelli, a mettere le basi della squadra che dominerà il decennio successivo in Italia ed in Europa. Quella era la squadra della Banda Bassotti, della mitica 1-3-1, del Palalido sempre pieno.

A condurla c’è Mike D’Antoni, dai Lakers arriva un centro di 2.03 che tira solo da fuori come C.J. Kupec, diventa possibile schierare l’oriundo Mike Silvester (fino ad allora “straniero di coppa” ed italiano dall’anno dopo), c’è la chioccia Toio Ferracini ed arrivano in prima squadra i ragazzi del ’58/’59 cioè i gemelli Boselli, Anchisi, Gallinari, Battisti.

Milano entusiasma in stagione regolare, ma arriva comunque solo quinta. Arrivano così i playoffs, i primi nella storia del basket italiano, ed il Billy elimina la Perugina Jeans e la Emerson Varese in 2 serie tiratissime (si giocava al meglio delle 3), ma in finale non c’è storia con una Virtus assolutamente “ingiocabile”. Allenata dall’ex Driscoll e con Villalta, Bertolotti, Cosic, Caglieris, Wells, Generali. Bologna domina sotto canestro coi suoi lunghi e punisce da fuori con i trentelli di Bertolotti e Villalta, mentre Milano tiene solo coi tiri da fuori da Kupec e Silvester, ma non basterà

E’ la prima di una discreta serie di delusioni in quegli anni per Milano, che cambia sponsor e proprietà nei 2 anni successivi, venendo sempre eliminata però in semifinale da Cantù, prima di coronare nel 1981-1982 la rincorsa alla seconda stella con l’arrivo di Meneghin e Premier, oltre alla conferma di Giannelli, mentre la Virtus vince il titolo l’anno successivo con l’arrivo del “Duca Nero” McMillan. 

Dopo 5 anni ci si rivede: la finale del 1984

La finale del 1984, la seconda della storia con la Virtus, chiude un biennio orribile per l’Olimpia, con una stagione 82-83 che segna l’apice delle delusioni milanesi con la sconfitta in finale con il BancoRoma guidato in panchina da Valerio Bianchini ed in campo da Larry Wright e la sconfitta a Grenoble in Coppa Campioni contro Cantù: difficile immaginare una stagione peggiore per un tifoso Olimpia della vecchia generazione (ed io c’ero ovunque in quelle partite!!!).

La stagione successiva si apre bene: arriva dai Sixers fresco di anello Earl Curaton, la Simac domina l’inizio della stagione, poi il patatrac: Curaton scappa, torna in NBA, firma un ricchissimo contratto coi Pistons.

Milano rimedia estraendo dal cilindro Antoine Carr, un’ala grande straordinaria da Wichita State, 8ª scelta nel draft (eh sì, allora i giocatori ai piani alti del primo giro potevano arrivare nel nostro campionato senza troppe sorprese), che scelse Milano non avendo trovato l’accordo con i Pistons.

Milano arriva in finale battendo Caserta, realtà emergente in quegli anni, e la sempiterna Cantù, e 5 anni dopo sogna la rivincita con Bologna, che ha Alberto Bucci in panchina, Brunamonti in regia, sempre Villalta e Bonamico, l’esperienza di Van Breda Kolff e sotto canestro Rolle ed il giovane Binelli.

Finale tiratissima e ricca anche di polemiche. La Virtus Bologna sbanca Milano in gara 1, Milano espugna Bologna in una gara 2 tiratissima, nella quale viene espulso Meneghin ed infine Bologna espugna Milano in gara 3, con il centro milanese squalificato.

L’ennesima delusione milanese, che aveva poche settimane prima lasciato per strada anche la Coppa delle Coppe di un punto contro il Real Madrid giocando con un Meneghin acciaccato e con un solo straniero (lo slot era occupato da Cureton, dunque Carr non giocò quella coppa).

La storia recente e le ultime 3 finali: Virtus Bologna-Olimpia Milano

Le strade di Olimpia Milano e Virtus Bologna nei playoffs si sono incrociate molte altre volte nei successivi 4 decenni, ma mai in finale. Per quella si è dovuto attendere il 2021, nell’anno post Covid. Bologna ci arriva meglio, più riposata, con l’energia portata dal rientro di Belinelli dalla NBA, mentre Milano ci arriva svuotata da una lunga cavalcata europea, finita ad un tiro da 3 aperto di Punter dalla finale, ma portata a termine con rotazioni non lunghissime e giocatori evidentemente sfiniti.

Così si spiega lo “sweep” (in italiano sarebbe un “cappotto” ) in finale, un 4-0 che non lascia nessuno spazio alle recriminazioni e segna il ritorno al vertice italiano di Bologna 20 anni esatti dopo l’ultimo titolo.

L’anno dopo le squadre si ritrovano, Bologna reduce da una vittoria europea in Eurocup e Milano da un playoffs sfortunato con l’Efes in Eurolega, giocato coi cerotti per molti giocatori. Dal punto di vista delle energie però questa volta la situazione è equilibrata. Bologna avrebbe anche il vantaggio del campo, conquistato grazie al primo posto in regular season, ma lo perde subito in gara 1. Milano nelle 3 partite casalinghe vince di 12, 15 e 17 punti, segnando una superiorità netta sulla Virtus e chiudendo la serie scudetto con un netto successo per 4-2.

E poi si arriva all’anno scorso: entrambe le squadre in Eurolega, con una campagna europea deludente, ma comunque capace di consumare molte energie. Bologna ci arriva comunque con pochi scossoni durante la stagione, mentre Milano deve sormontare una serie importante di infortuni tra Pangos e Shields, l’arrivo a metà stagione del nuovo playmaker Napier, l’accantonamento durante i playoffs dello stesso Pangos, di Davies e Thomas, teoricamente 3 acquisti fondamentali durante l’estate 2022. 

Rispetto all’anno precedente appare chiaramente fin da subito l’equilibrio che regnerà sulla serie, nessuno molla il fattore campo, che alla fine risulterà decisivo in gara 7, con Milano che la spunta davanti al proprio pubblico, porta a casa la terza stella, consacra Gigi Datome MVP per la sua ultima partita della carriera di club e fondamentalmente salva il bilancio di una stagione che altrimenti sarebbe stata profondamente negativa.

Una storia molto simile a quella che attende l’Olimpia a partire da domani, giovedì 6 giugno, quasi un “giorno della marmotta” già vissuto lo scorso anno: grandi aspettative in Eurolega rimaste deluse, acquisti poco performanti, fatta eccezione di Nikola Mirotic, un cambio in corsa nel ruolo di point guard, una squadra però in forma nel finale di stagione e con uno stile di basket offensivo più efficace.

E’ quello che sperano i tifosi Olimpia, auspicando lo stesso finale della passata stagione, con la leggera differenza che questa volta il fattore campo sorride a Bologna e che la serie sarà più corta (non più al meglio delle 7, bensì al meglio delle 5) e pertanto nessun passaggio a vuoto durante la serie sarà perdonato. L’esperienza non manca: Hines e Shields da una parte e Pajola e Belinelli dall’altra le hanno le hanno giocate tutte, vincendone due per i milanesi ed una per i bolognesi, ma il migliore è Ricci, che si è laureato campione d’Italia da 3 anni, avendo vinto il 2021 con Bologna ed i 2 successivi con Milano.

Io ci sarò, esattamente con lo stesso entusiasmo del ragazzino di 14 anni sui gradoni dell’anello superiore del Palalido nel 1979.   

 

 

You may also like

Lascia un commento