Le ultime partite dell’Olimpia Milano sembrerebbero aver mostrato finalmente al basket italiano un talento cristallino, quello di Giordano Bortolani. He got game si potrebbe dire, prendendo a prestito il titolo del film di Spike Lee con un giovane Ray Allen protagonista. Un talento che dal punto di vista stilistico appare evidente sia a chi si affaccia al Forum per la prima volta, sia a chiunque frequenti i parquet da oltre 50 anni come il sottoscritto. La meccanica di tiro, la pulizia del movimento, la proprietà nei fondamentali offensivi appaiono chiari fin dal riscaldamento (e se non si trattasse di un paragone pericoloso, un vago ricordo dell’ex Stella di Seattle, Boston e Miami ci sarebbe pure).
L’occasione di Giordano Bortolani
Le carriere però spesso svoltano per via di alcune sliding doors impreviste e c’è voluta l’ecatombe di infortuni che ha colpito contemporaneamente Maodo Lo, Billy Baron e Shavon Shields per vedere Bortolani in campo con continuità per 15 minuti a partita in maniera costante nelle rotazioni dell’Olimpia. Risultato: due vittorie tirate ed una sconfitta al fotofinish, 12 punti di media, 8 su 14 da 3 e 7 su 7 ai liberi, plus/minus ampliamente positivo ed un impatto sulle partite, tutte peraltro fondamentali, compresa quella in campionato per accedere alle Final Eight di Coppa Italia, importantissimo traguardo centrato dalla squadra milanese, viste le difficoltà incontrate nella prima parte di stagione.
Chi non é del nostro mondo immaginerà però che stiamo parlando di un ragazzino di 17/18 anni, una promessa del nostro basket, appena uscito dalle giovanili, prossima possibile scelta NBA.
E invece no, stiamo parlando di un 23enne, che prima di arrivare a poter giocare 15 minuti in tre partite consecutive tra Eurolega e Serie A, non solo ha dovuto attendere che si infortunasse metà squadra nel back-court, ma ha dovuto anche pazientare sei anni a zonzo tra Bernareggio, Legnano, Biella, Brescia, Treviso ed infine un anno diviso in 2 tra la Spagna e Verona.
È il destino di un’infornata di giocatori di grandi qualità, che non riescono a ritagliarsi subito ruoli da protagonista nelle squadre di vertice e che se ne vanno in giro nel basket importante di secondo livello, quello sotto la NBA e l’Eurolega per intenderci, finché non ti accorgi che non sono più giovani, ma hanno magari 30/32 anni e sono in giro da un decennio.
Sarebbe bello se la storia di Bortolani fosse però diversa, se Milano magari in settimana non scegliesse di andare su un McGruder qualsiasi, ma, in attesa di ritrovare Baron e Shields al loro livello, portasse la guardia milanese a 20/25 minuti, riservando a lui il ruolo di tiratore scelto in uscita dai blocchi (un tempo forse si diceva così) o sugli scarichi.
Ma la posta in palio è altissima, c’è in ballo la rincorsa ad un posto nei playoffs o almeno nei play-in di Eurolega ed un 32enne americano che ha fatto avanti e indietro tra un ruolo minore in NBA ed un ruolo da semi protagonista in G League forse oggi alla società ed allo staff tecnico sembrerebbe dare maggiori garanzie.
Il futuro di Giordano Bortolani nell’Olimpia Milano
Mettiamola così allora: Bortolani la sua sliding door nell’Olimpia Milano se la è giocata benissimo, dimostrando allo staff di essere un giocatore affidabile anche in situazioni sotto grande pressione.
Arriverà l’americano in questione? Se sì, probabilmente il suo utilizzo sarà limitato alla sola Eurolega (come successo con Luwawu-Cabarrot lo scorso anno) ed allora l’Olimpia avrà comunque scoperto un’importante risorsa che sarà in ogni caso preziosissima per la rincorsa a quello che è il più verosimile degli obiettivi stagionali della squadra milanese, cioè il «Threepeat » in campionato. Roba preziosissima nella bacheca Olimpia, che manca dai tempi della squadra storica della metà degli anni ’80, per un traguardo raggiunto solo da Virtus, Varese e Siena.
Poter aggiungere infatti un 5° tassello di grandissima affidabilità al quartetto italiano Melli, Ricci, Tonut e Flaccadori (anch’egli bravissimo a sfruttare l’opportunità che gli si é aperta dalla situazione Pangos, dagli infortuni di Baron e Lo e dall’arrivo tardivo di Napier) nello scacchiere 6+6 della stagione italiana dell’Olimpia, sarà fondamentale nella corsa al terzo titolo consecutivo contro una Virtus Bologna straordinaria in questa prima metà della stagione.
Sperando poi nel 6° tassello chiamato Guglielmo Caruso, un altro «finto giovane di 24 anni», che l’anno scorso aveva già dimostrato di poter stare benissimo in campo ad alto livello quasi 20 minuti a partita a Varese, tirando il 67% da 2, oltre il 40% da 3 e prendendo 4 rimbalzi: ma questo è un articolo ed una storia che deve essere ancora scritta.