Uno dei dirigenti più apprezzati del panorama cestistico italiano. Prima Forlì, poi Roma e Avellino. Ora Strasburgo, club militante in Pro A e in Champions League. Ai microfoni di NbaPassion, Nicola Alberani, uno che di scelte in carriera ne ha fatte, spesso indovinandole. Ecco l’intervista esclusiva.
Nicola Alberani, l’intervista in esclusiva
Buongiorno Nicola, iniziamo presentando la tua figura. Chi è il direttore sportivo?
“E’ la figura operativa che pensa al futuro. Il presidente può vivere nel passato, l’allenatore pensa a vincere domenica. E’ un ruolo particolare, in un azienda normale sarebbe il direttore di produzione.”
Come deve essere il rapporto con il coach?
“Deve essere come quello tra moglie e marito. L’allenatore lo scegli, ma devi fare il meglio per conviverci. La chimica tra le persone fa la differenza ai fini della buona riuscita della stagione.”
Ora sei a Strasburgo. Quali sono le differenze nella stipulazione di contratti tra l’Italia e la Francia?
La differenza si avverte, ed è tanta. Utilizziamo i contratti di lega e non scritture private, la stesura è semplice. Il club non viene meno ai propri principi, non esistono clausole per i pagamenti in ritardo. In Italia è diverso.
In Serie A, nelle esperienze a Roma ed Avellino, segnalavi un problema riguardante il trasferimento degli italiani: i giocatori del nord fanno fatica a scendere sotto Pesaro, rimangono spesso attaccati al proprio luogo d’origine. In Francia è così?
Me lo chiedevo anch’io qualche tempo fa. Qui è diverso, preferiscono le grandi città. Strasburgo, essendo l’ottavo comune più popoloso, è favorita in questo: i giocatori la prediligono rispetto ai piccoli centri. In questo contesto Parigi è il meglio: se arriva un’offerta dalla capitale, difficilmente viene rifiutata.
Quanto è importante la figura dell’agente nella scelta di un giocatore?
E’ importantissimo. Se un club non è gradito, l’offerta neanche arriva al giocatore. Un altro ostacolo che si pone tra il club e la firma di un giocatore sono le tasse: in Francia sono importanti, e capita che i procuratori non mandino i giocatori qua per questo. C’è anche tanta ignoranza, spesso non vogliono nemmeno mettersi alla scrivania per fare due conti.
E le coppe europee?
Incidono tanto. E’ molto più semplice fare mercato con Champions o Eurocup (la Europe Cup è spesso snobbata in Francia), senza fai molto più fatica. Possono esserci i soldi, può piacere la destinazione, ma spesso la risposta che ti danno è : “aspettiamo la coppa”.
Qual è la pressione di lavorare con un budget alto?
“Paradossalmente è più difficile lavorare con un’ampia disponibilità economica. Con un budget basso hai meno scelta e meno probabilità di sbagliare, hai una specie di scusante. Quando hai soldi rischi di strapagare i giocatori. In Italia ci si attacca ai grandi budget, ma quando lo hai effettivamente è difficile da manovrare.
Regina dei budget in Italia è Milano: ci sono mai stati contatti? Ti piacerebbe approdare alle scarpette rosse un giorno?
Chi non ambirebbe a Milano? Per ora sto facendo il mio percorso, poi si vedrà. Mi piacerebbe provare l’Eurolega.
Domanda classica da direttore sportivo: miglior acquisto qualità/prezzo?
Sono affezionato a tutti i miei giocatori, soprattutto a quelli che hanno fatto bene (ride, ndr). Non ne ho uno in particolare, posso citare Ishmail Wainright e Bonzie Colson, a Strasburgo nella stagione 20/21.
Raccontaci qualche aneddoto delle esperienze di Roma e Avellino, immagino che tu ne abbia da raccontare…
Non faccio nomi (ancora stanno giocando) ma effettivamente ce ne sono di eventi memorabili. Quando ero ad Avellino un giocatore tamponò una macchina alle 7 di mattina. Era a Napoli, svegliò di soprassalto il team manager e questo lo raggiunse.
E a Roma?
Un giocatore cambiò la targa della macchina, venne arrestato il giorno della partita. Non segnalò di essere un giocatore di basket, mi chiamarono dal commissariato mentre la partita col Bandirma stava per iniziare. Alla fine mostrai la pagina wikipedia ai poliziotti e ci lasciarono andare, furono gentili. Gli chiesi perché non aveva detto di essere un atleta, mi rispose “volevo vedere dove sarebbero arrivati”. Andò tutto liscio, riuscì ad entrare in campo e fece peraltro una buona partita.
Si ringrazia Nicola Alberani per la disponibilità.
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