Home Lega Basket A Intervista esclusiva a Giampaolo Ricci: “Nella mia vita mi sono guadagnato tutto”

Intervista esclusiva a Giampaolo Ricci: “Nella mia vita mi sono guadagnato tutto”

di Kevin Martorano
Ricci-Virtus-Bologna

Si è raccontato al nostro sito Giampaolo Ricci, ala grande della Virtus Bologna che ha fatto vedere ottime cose, affermandosi come uno dei migliori giocatori italiani del nostro campionato. Ricci nasce a Roma il 27 settembre del 1991 e si è cestisticamente formato nei settori giovanili della Pallacanestro Chieti prima e Stella Azzurra poi.

Con la sua Virtus Bologna ha disputato una stagione veramente importante, sia dal punto di vista individuale che da quello collettivo, visto che la Virtus ha letteralmente dominato il campionato italiano, fin quando si è potuto giocare. Andiamo a leggere insieme l’intervista realizzata con Giampaolo Ricci.

Giampaolo Ricci: l’intervista

  • Ciao Giampaolo, innanzitutto grazie per la disponibilità. Partiamo dalle tue origini, ovvero la Stella Azzurra: che ricordi hai del tuo periodo “stellino”? Quanto è stato importante per te crescere cestisticamente in quella che è una delle migliori società a livello giovanile dell’intero panorama nazionale e non solo?

“La Stella Azzurra per me è stata una tappa fondamentale, se non l’avessi scelta io in questo momento non potrei definirmi un giocatore di Serie A. Devo dire che quando sono andato io alla Stella era tutto molto diverso, nel senso che faceva reclutamento non nei top player o nei giocatori magari atleticamente migliori come oggi; quando c’ero io la Stella faceva reclutamento nei giocatori che spiccavano maggiormente nel centro-sud Italia, in quanto l’obbiettivo era quello di prendere un giocatore mediocre e provarlo a trasformare in un giocatore vero. Quando sono arrivato ero un po’ sovrappeso, con una caviglia operata e quindi è stato molto difficile, visto che sono stati tre anni molto tosti. Mi allenavo e studiavo e basta. Ci ho sbattuto la testa molte volte, mi svegliavo molte mattine chiedendomi il perché fossi lì, mi rispondevo che volevo dimostrare a tutti di potercela fare, che tutti avevano torto e io avevo ragione e quindi non ho mai mollato. Posso dire che sono stati tre anni molto importanti per la mia formazione, sia come persona che come giocatore”.

  • Nella tua carriera hai dovuto fare molta gavetta in leghe minori, fino a quando sei approdato alla Vanoli Cremona, società in cui ti sei affermato come un giocatore senza ombra di dubbio da Serie A. Quanto duramente hai dovuto lavorare per raggiungere la Serie A e la Nazionale?

“Nella mia vita mi sono sempre guadagnato tutto. Non avrei mai detto di arrivare a giocare in Serie A quando avevo 16 anni, ma anche quando giocavo in B1 non avrei mai detto di poter giocare in A2. Nella mia vita ho sempre fatto dei passettini piccoli nella mia vita e mi sono guadagnato tutto lavorando duramente. Nella mia testa c’era sempre la voglia e l’obbiettivo di fare un po’ più di chi mi stava attorno: magari andavo in sala pesi mezz’ora prima e mi fermavo a tirare mezz’ora di più degli altri. Anche Casalpusterlengo è stata una tappa importante, visto che ci ho passato quattro anni e mi hanno fatto crescere ed acquisire tanta fiducia in me stesso. Il fatto di non volermi accontentare mai mi ha permesso di arrivare dove sono adesso. L’unica fortuna che ho avuto è stata quella di aver scelto Cremona, quando siamo stati ripescati in Serie A, ma c’era comunque già la voce nell’aria. Comunque anche lì mi sono ritrovato in Serie A ed ho dovuto dimostrare di poterci stare, quindi anche in quella circostanza ho dovuto lavorare tanto, ho lavorato tanto con il preparatore Jacopo Torresi e come diceva Alejandro (preparatore della Stella Azzurra ndr) il lavoro paga. Io ho sempre lavorato e adesso il lavoro sta pagando”.

  • In questa stagione con la Virtus Bologna avete letteralmente dominato il campionato, se vogliamo anche sorprendendo, visto che ad inizio anno il ruolo di “dominatrice” del campionato lo aveva la nuova Olimpia Milano di Messina. Voi della Virtus vi aspettavate di essere così avanti rispetto alle altre squadre in campionato o pensavate di partire dietro a qualche squadra nelle gerarchie iniziali della stagione?

“Quest’anno siamo partiti subito forte ed un po’ mi aspettavo di poter spaccare il campionato, ma non così presto: non mi aspettavo di fare dieci vittorie consecutive ma mi aspettavo che avremmo lottato per il titolo. Già dal precampionato ci sentivamo forti e uniti, poi quando Milos Teodosic è tornato dall’infortunio ci ha fatto capire sin da subito di che pasta era fatto e quindi avere lui in squadra ti cambia; cambia il tuo approccio all’allenamento, cambia la tua concezione della squadra, giocavamo tutte le partite sapendo che se avremmo fatto le nostre cose avremmo vinto. Infatti siamo dispiaciuti e arrabbiati per come è andata a finire la stagione, per l’interruzione forzata causata da questo maledetto virus”.

  • Com’è giocare insieme ad un genio della pallacanestro come Milos Teodosic? Tu che lo hai visto allenarsi tutti i giorni quest’anno, ci puoi dire qualcosa di più su di lui e sul suo atteggiamento durante gli allenamenti? E’ un leader per voi compagni di squadra, spronandovi a dare sempre il meglio in allenamento, oppure è un giocatore più “silenzioso” nel gruppo?

“Milos è quello che ti fa fare il passo in più, fa cambiare il tuo atteggiamento ma anche come gli altri ti guardano. La cosa bella è che noi in tutti i palazzetti in cui andavamo facevamo il tutto esaurito, perché la gente arrivava per guardarlo giocare e lui è veramente un leader. Non parla tanto, ma quando parla lo fa per spronarti, per dirti di tirare e di non rinunciare ai tiri. La cosa bella è che giocare con lui ti stimola, perché anche in allenamento lui cerca sempre un modo diverso per vincere le partite, è super competitivo e vuole sempre vincere anche le partitelle in allenamento, provando magari anche a sorprenderti. Quando ci giochi insieme devi stare sempre attento perché impari sicuramente qualcosa, mentre quando ci giochi contro vuoi sempre provare a vincere. Quindi veramente, giocare con lui è sempre molto stimolante”.

  • Ci puoi stilare il quintetto più forte di giocatori con cui hai mai giocato?

“Playmaker Travis Diener; guardia Milos Teodosic, lo metto guardia perché anche quest’anno ha giocato spesso da guardia; ala piccola Howard Sant-Ross, che ha giocato con me a Casalpusterlengo e quest’anno è approdato al CSKA Mosca; numero quattro sono io il più forte (ride), da ala grande ci metto Kyle Weems; da centro Henry Sims”.

  • Tornando a parlare della tua scalata verso i massimi livelli del basket italiano, ora cosa possiamo aspettarci da Giampaolo Ricci? Le tue ambizioni sono quelle di giocare in Eurolega? E secondo te, la Virtus Bologna potrebbe essere una squadra da livello di Eurolega?

“Io senza dubbio mi pongo degli obbiettivi tutti gli anni, non mi accontento mai. In questo momento il mio sogno è poter giocare in Eurolega un giorno, vincendo l’EuroCup sarebbe bellissimo, altrimenti se dovessero darci la wild card sarebbe altrettanto bello. Riportare l’Eurolega a Bologna sarebbe magnifico; vivere il Palazzo in una gara di Eurolega sarebbe un sogno. Dall’altra parte invece spero di andare ancora più in fondo con la nazionale, visto che l’anno scorso sono stato l’ultimo taglio spero di entrare nei dodici in una competizione futura, magari o all’Olimpiade o all’Europeo tra due anni. Lavoro tutti i giorni per questo”.

  • Da bambino chi era il tuo idolo e il giocatore a cui ti ispiravi?

“Da bambino il mio idolo era mio fratello. Ha un anno in più di me ed era lui quello forte a basket nella mia famiglia. Io smisi di giocare a basket per giocare a calcio perché lui era troppo più forte, ma sono tornato a fare basket perché volevo giocare con lui. Oltre a mio fratello posso dire Dirk Nowitzki: è veramente il giocatore più “bello” e più forte secondo me, il numero quattro in persona. Sa tirare benissimo, sa giocare in post basso benissimo, può fare veramente tutto”.

Ringraziamo ancora Giampaolo Ricci per la sua gentile disponibilità e l’ufficio stampa della Virtus Bologna, che hanno reso possibile la realizzazione di quest’intervista.

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