Amici di Serie A Beko Passion, oggi per la nostra rubrica Saranno Famosi, racconteremo di un ragazzo che già si è espresso su buoni livelli nel nostro campionato: Simone Fontecchio.
“Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista”, le opere seconde, il non sedersi sugli allori, le riconferme rappresentano da sempre un ostacolo importante da superare. In questo inizio di stagione a scontrarsi con “la difficoltà del secondo album” è Simone Fontecchio, diciannovenne in forza alla Virtus Bologna, che ha vinto lo scorso anno il premio di miglior Under 22 in Serie A. In questo inizio di campionato, nonostante un incremento notevole nel minutaggio (30.7 minuti contro i 24.5 dello scorso anno) i numeri dell’ala piccola “bolognese” sono in calo soprattutto in termini di efficienza al tiro (36.7% da due quest’anno contro il 47.8% dello scorso campionato).
Fontecchio paga la pessima partenza delle “Vu nere”, fanalino di coda del campionato con una vittoria e tre sconfitte. Anche le maggiori attenzioni dei difensori avversari giocano la loro parte nella partenza lenta del talento pescarese, si perché di talento il ragazzo ne ha, dopo tutto non si vince per caso il premio di miglior giovane battendo la concorrenza di Federico Mussini e Amedeo Della Valle.
Ala di centimetri 203, Simone, è figlio di due atleti, il padre era un ostacolista di livello, tanto da aver vinto un argento agli europei indoor nel salto ad ostacoli agli europei di Madrid’86, la madre Amalia “Malì” Pomilio giocava come ala e vinse due scudetti a Vicenza negli anni ’80 mentre il fratello maggiore di Simone, Luca, gioca in DNA, ah a proposito, anche nonno Fontecchio ci sapeva fare con la palla a spicchi, tanto da essere ad un passo dalle olimpiadi di Roma ‘60. Fu il trasferimento del fratello Luca da Pescara alla Virtus Bologna che portò Simone ad entrare nella società bolognese, a soli 14 anni, fu qui che venne edotto sui fondamentali del gioco più bello del mondo. Fin dalle giovanili le sue qualità più importanti sono la rapidità di piedi e l’atletismo tutto accompagnato da quella sfrontatezza che in molti a Bologna paragonavano a quella di Marco Belinelli, cresciuto proprio nella società bianconera. Marco Sanghuettoli, da anni anima del settore giovanile bolognese, nel 2013 indicò proprio Fontecchio come il miglior talento mai visto in tanti anni. Con la Virtus, l’ala pescarese ha vinto i campionati under 17 e under 19 nella stagione 2011/2012 e proprio in quella stagione che arriva la chiamata per il Jordan Classic di Londra, la vetrina per i migliori talenti del globo organizzata dalla marca di abbigliamento di “sua Ariosità” Michael Jordan.
Le prestazioni di Fontecchio non possono che valere la convocazione nelle nazionali giovanili, prima la Under 16 (2007) poi l’Under 18 (2009) fino ad approdare alla nazionale Under 20 nel 2014. L’anno scorso, come detto, è stato quello della consacrazione, con un ruolo di rilievo nella Virtus e alcuni canestri decisivi che portano Simone Pianigiani a convocare Fontecchio per l’All Star Game di Ancona. I risultati ottenuti in stagione convincono il talento della Virtus a dichiararsi per il draft NBA, sostenendo alcuni provini, uno dei quali con i Boston Celtics molto convincente. I “celtici” sembrano disposti a chiamarlo con una chiamata al secondo giro, Simone però, ci ripensa e decide di ritirarsi dal draft, in modo da non precludersi la possibilità di essere eleggibile per quello successivo, in passato aveva anche “flirtato” con alcuni college ma decise di sposare la causa Virtus seguendo la strada del miglioramento in Europa.
La priorità adesso è tornare ad essere un giocatore più efficiente in Italia e riuscire a trovare maggiore costanza al tiro. La consapevolezza delle proprie debolezze e degli aspetti da migliorare è evidente dalle interviste rilasciate dalla “small forward” pescarese, il ragazzo è consapevole che ad alti livelli europei sarebbe difficile vederlo in posizione di “4”, quindi sa di dover migliorare in quelle qualità che gli permetterebbero di giocare da guardia con più continuità, quindi ball – handling e tiro da fuori. Per il momento il figlio di Malì sa fare tante cose sul campo da basket (tirare, difendere, andare a rimbalzo) ma non eccelle in nessuna di queste, spesso cade in cattive scelte di tiro e questo influenza negativamente le sue percentuali, visto che il gesto tecnico, la “form” come la chiamano negli U.S.A, è buono. In difesa Fontecchio sa dare fastidio ai suoi avversari, nonostante gli manchi qualche kg di muscoli contro gli avversari più grossi, ha delle braccia lunghe e un buon movimento laterale che lo aiuta a spostarsi negli scivolamenti. A 20 anni non ancora compiuti però Simone potrà migliorare in tutti gli aspetti del suo gioco, la consapevolezza nei propri mezzi non gli manca e nemmeno la voglia di lavorare, come dichiarato da Coach Giorgio Valli a Sportando. Il secondo album già, quello difficile, quello che non sai che inventarti, a meno che tu non sia Jimy Hendrix e allora vabbè, a volte capita che per riconfermarti ad alti livelli devi passare per tutta una serie di umiliazioni e situazioni difficili (il nome Marco Belinelli vi dice niente?), a volte capita che il secondo album sia meglio del primo, che quel talento palesato in gioventù fiorisca in pieno solo con la maturità e la situazione giusta (cosa, dite che Gigi Datome ne sa qualcosa?); Simone Fontecchio sta affrontando un inizio di stagione complicato ma a neanche vent’anni ha la faccia di chi il secondo album lo porterà a casa.
Per Nba Passion,
Francesco Fevola