Un doppio turno in trasferta non certo benevolo per l’Olimpia Milano, che dopo la trasferta contro la capolista Efes vola a Tel-Aviv, per affrontare il Maccabi, terzo in classifica e in splendida forma. Ma dacché i biancorossi sono ancora in zona playoff e non hanno (quasi) nulla da perdere, possono giocare leggeri, sapendo che una vittoria, comunque non impossibile, sarebbe un notevole bonus, ma una sconfitta non sarebbe tragica. Maccabi-Olimpia Milano: tanto vale provare, perché tentar non nuoce.
Maccabi-Olimpia Milano: qui Maccabi
Privo ancora di Tarik Black, John di Bartolomeo e del “mistero” Omri Casspi, il Maccabi deve evitare assolutamente l’errore che commise a Milano, ovvero quello di essere solo Scottie Wilbekin. Le necessità primarie sono dunque in fase offensiva, dove il coinvolgimento di tutti gli uomini delle rotazioni è la discriminante tra il Maccabi vincente e quello che ancora mostra delle difficoltà. L’arma in più degli Israeliani potrebbe chiamarsi atletismo. Sia sul perimetro che nel pitturato coach Ioannis Sfairopoulos può infatti contare su atleti migliori rispetto a Milano. E’ fondamentale quindi che gente come Tyler Dorsey ed Elijah Bryant sfrutti gli spazi aperti dalle iniziative di Wilbekin per attaccare dinamicamente i meno atletici esterni milanesi. Così come è importante che Quincy Acy e Othello Hunter costringano i lunghi milanesi a muoversi molto con il pick and roll e che mettano forte pressione a rimbalzo offensivo, per impedire a Milano di controllare il ritmo.
Quell’atletismo di cui sopra deve diventare indubbiamente il fattore chiave anche in difesa per il Maccabi. Le gambe esplosive e la rapidità laterale degli esterni sono infatti ottimi mezzi per evidenziare le difficoltà di Milano a creare vantaggi dall’uno contro uno sul perimetro. Il concetto di “responsabilità individuale” può quindi essere portato alle sue migliori conseguenze. Ovviamente, non essendoci lunghi di grandissimo peso si rischia qualcosa di più sulle azioni di post-basso. E allora la dinamicità e le leve lunghe degli interni israeliani dovranno servire a lavorare sulle linee di passaggio, evitando il più possibile di stare dietro gli attaccanti che prendessero posizione. D’altro canto, questa condizione può permettere a Sfairopoulos di cambiare sistematicamente sul pick and roll.
Qui Olimpia
Salutati definitivamente Aaron White e Shelvin Mack, l’Olimpia dovrà fare ancora a meno di Jeff Brooks e Riccardo Moraschini. Per avere qualche speranza a Tel-Aviv, tanto dipenderà dal controllo dei rimbalzi e del ritmo. Va subito chiarito infatti che un ritmo elevato favorirebbe l’atletismo dei padroni di casa. Compito di Milano è invece costringerli al gioco a metà campo, nel tentativo di isolare Wilbekin. Su di lui sicuramente spenderà minuti importanti Keifer Sykes, insieme probabilmente a uno tra Michael Roll e Nemanja Nedovic. La priorità dunque è che il folletto americano giochi perlopiù a suon di soluzioni personali. Per questo, oltre a un buon lavoro in uno contro uno difensivo, servirà limitare il pick and roll al due contro due, magari scegliendo di contenere con i lunghi. Meno si innescano le rotazioni e più sarà facile dominare i tabelloni, elemento fondamentale.
Anche in attacco dovrà essere la pazienza a ben consigliare i meneghini, a meno di chiare situazioni di contropiede. Date le difficoltà nel costruire sovrannumeri dal palleggio, i vantaggi da ricercare potrebbero essere spalle a canestro, dove sarebbe meno evidente il maggior atletismo israeliano. Una soluzione praticabile non solo con i soliti Arturas Gudaitis e Luis Scola, ma anche magari con Vladimir Micov. Ovviamente, se il Maccabi inizierà a congestionare il pitturato, serviranno percentuali da fuori ben diverse rispetto a quelle di Istanbul. Milano abbisognerà del miglior Sergio Rodriguez, della mano di Michael Roll e di maggiore iniziativa da parte di Nemanja Nedovic. Solo se tutti questi elementi si incastreranno al meglio sarà possibile lottare per un risultato inaspettato.