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Piccola grande Slovenia: Slovenia-Ucraina

di Luigi Ercolani
Slovenia luka doncic

Per approcciare l’ottavo di finale contro la truppa di coach Murzin, coach Kokoskov si affida alla consueta intelaiatura di partenza. Goran Dragic è in cabina di ragia, al suo fianco Blazic e Doncic, Vidmar sotto le plance e Muric a fare da collante. L’inizio ricalca quanto già visto, con la manovra impostata dai tre esterni, mentre dall’altra parte i gialloblù compensano con la fisicità il ball handling limitato e la qualità scadente degli schemi.

Facendo leva su questi ultimi due vistosi difetti, dalla panchina slovena arriva l’indicazione di giocare con una zona 3-2 che confonda ulteriormente l’esecuzione avversaria. Dragic in queste prime battute amministra, lasciando agli due esterni la scena, mentre un altro fattore risulta Vidmar: meno voluminoso dei propri dirimpettai, grazie al senso della posizione e del passaggio riesce a farsi valere.

Da parte loro gli ucraini segnano direttamente il canestro, mentre lasciano a desiderare nei tiri piazzati, mentre la stessa cosa al contrario non si può dire per gli sloveni, i quali in più nella propria retroguardia usano anche una difesa pressing a tutto campo. Questa situazione speciale e la rotazione profonda effettuata molto possono essere lette come un tentativo da parte di coach Kokoskov di azzannare sin da subito la partita, e allo stesso tempo far sì che i propri uomini non si distraggano.

Mossa saggia, perché l’Ucraina si sblocca anche al tiro e inizia a muovere la palla in maniera più rapida e incisiva, riavvicinandosi così agli uomini del Tricorno. Dopo tripla di Randolph che dà il +10 a trentacinque secondi dalla fine, la Slovenia commette in una volta sola i suoi tra falli nel quarto, uno dei quali costa un gioco da tre punti, parzialmente tamponato da due liberi di Prepelic sull’altro campo. Si dunque va al primo minibreak sul 26-17.

Il secondo parziale inizia con quasi tutta la second unit in campo e Dragic al volante. L’Ucraina continua a cercare di far fruttare il match-up fisico a proprio vantaggio andando sotto le plance, ma i bianco-verdi sono veloci tanto nel muovere la palla quanto nell’arare il campo con la transizione primaria e secondaria. Doncic torna in campo per coadiuvare il proprio play nella costruzione di un vantaggio più ampio, ma gli ex-sovietici, pur non eccellendo nella qualità di tiri e passaggi, comunque riescono a non restare mai troppo distanti.

Chi sorprende in questa fase è Randolph, che riesce opporre resistenza ai pari ruolo ucraini maggiormente fisicati grazie al movimento continuo, allo stesso tempo risultando decisivo nel farsi trovare libero al tiro quando innescato dai compagni. Piano piano, grazie a questo apporto, ma più in generale attraverso l’alta qualità della propria esecuzione, i mitteleuropei prendono il largo, favoriti anche dall’emorragia di palle perse che caratterizza l’Ucraina.

Il pick&roll centrale, con un blocco o due, è un fattore, come dimostra il canestro di Vidmar verso la fine del periodo. Il centro, in quest’occasione, ancora una volta fa pesare la propria agilità contro i lunghi avversari, meno mobili. Anche Prepelic è autore di una partita maiuscola, anche se lo fa in maniera talmente equilibrata, ai limiti del silenzioso, che solo sui due liberi a pochi secondi dalla fine ci si rende conto che ha toccato la doppia cifra. A mandare tutti negli spogliatoi è il due su due di Kravtson dalla linea della carità, che sigilla il punteggio sul 42-27.

Dopo la pausa lunga per la Slovenia rientrano in campo gli effettivi che avevano iniziato il match. L’asse Dragic-Vidmar è ancora il pane quotidiano con cui gli uomini del Tricorno apparecchiano la propria tavola offensiva. Raggiunto un buon gap, coach Kokoskov opta ancora per una difesa allungata, nel tentativo di evitare ritorni di fiamma dei gialloblù, che però ancora eludono il trucco e non lasciano fuggire gli sloveni.

Anche Doncic, fino a questo momento non molto visibile, inizia a premere sull’acceleratore, prendendosi la responsabilità di condurre il proprio team mentre il proprio capitano è in panchina. Così, mentre gli ucraini continuano a litigare con il tiro, il Golden Boy del Real Madrid o porta a casa punti oppure serve con il giusto timing i propri compagni, creando giro di passaggi che fa saltare i meccanismi difensivi avversari.

La carestia offensiva degli ex-sovietici è una manna per l’armata verde, che tocca il +25 con la tripla di Randolph, i liberi di Prepelic e quelli dello stesso naturalizzato. L’Ucraina in questo momento trova quattro punti di fila, rintuzzati immediatamente dalla tripla di un Randolph in serata di grazia, come dimostra il sottomano in contropiede solitario che infila subito dopo, seguita da un lay up nel cuore del pitturato che allarga ancora il differenziale tra le due compagini. La tripla di Zaytsev, i liberi di un glaciale Prepelic e la stoppata di Randolph fissano poi il punteggio sul 68-43 con cui si chiude la terza frazione.

Come già avvenuto, anche nell’ultimo chilometro coach Kokoskov sceglie quattro elementi della second unit a fianco di un titolare, nella fattispecie Vidmar. La Slovenia sceglie di attaccare in maniera più rallentata: visto l’ampio vantaggio serve infatti far scorrere il tempo e magari centellinare preziose energie.

Piano piano tornano in campo per gestire il gap e non congelarne la vena artistica eccessivamente presto. I bianco-verdi macinano il proprio gioco con giri sul blocco laterali, aspettando che le rotazioni difensive ucraine creino uno spazio vuoto in mezzo da attaccare in penetrazione, con un eventuale extra-pass nel caso i lunghi proteggano il ferro in maniera inviolabile. Gli ex-sovietici rispondono cercando la posizione più fruttuosa vicino a canestro, e grazie alla stazza fisica e al dinamismo guadagnano punti che rendono il passivo meno pesante.

Negli ultimi minuti trova gloria anche Blazic, prima il tecnico della Slovenia scelga di dare fondo alla propria panchina, mandando in campo anche Rebec e Zagorac. Ancora un’ottima occasione per le riserve per per mettersi in mostra, e allo stesso tempo per non perdere l’abitudine alla gara. Gli sgoccioli della gara vedono però, in questo senso, segnature rare. Un libero di Cancar e un tiro in sospensione di Kolchenko chiudono un quarto in cui la Slovenia non commette neanche un fallo. Finisce 79-55, e sotto il Tricorno già si aspettano i quarti di finale contro la Lettonia.

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