Per affrontare la nazionale norrena nella quarta partita, coach Kokoskov decide di confermare il quintetto di partenza già sperimentato con la Grecia. Scendono infatti in campo Dragic, Blazic, Doncic, Muric e Vidmar.
La Slovenia stabilisce subito il tono: sulla palla a due Vidmar tocca in avanti Blazic intercetta e va subito a bersaglio con il sottomano. Come nel precedente match, fuori dal perimetro Dragic, Doncic e lo stesso Blazic si scambiano spesso palla e ruoli per rendere imprevedibile lo sviluppo dei giochi. I primi due però partono con i freno a mano tirato, così tocca al primo scorer rispondere alle tre triple di fila con cui l’Islanda costruisce un prematuro vantaggio.
I bianco-blu però non sono solo tiro da fuori, e con due pick&roll seguiti a un rapido movimento di palla riescono a mostrarsi alla pari dell’armata verde. Dopo sei minuti Vidmar commette il suo secondo fallo. In più, dopo un attacco non andato a buon fine, Prepelic non contesta la bomba di Hermansson, che va a bersaglio, costringendo Kokosokov a chiamare un minuto per parlarci su. La difesa allungata e aggressiva della Slovenia apre spazi per gli avversari, che ne approfittano. Il buzzer beater da tre di Prepelic riduce il margine, ma comunque alla prima curva il referto dice sorprendentemente 25-23 per gli uomini di Pedersen.
La seconda frazione inizia con Dragic a tirare il fiato, sostituito da Rebec, e Doncic a condurre l’azione offensiva del Tricorno. È proprio il Golden Boy del Real Madrid a restituire il vantaggio ai suoi, nella fattispecie con una tripla da distanza siderale a un secondo dalla fine dell’attacco: una di quelle azioni che hanno un impatto non tanto sul piano numerico ma su quello psicologico. La Slovenia non risolve però i propri problemi difensivi, anche se come di consueto riesce a guadagnarsi seconde occasioni grazie ai rimbalzi offensivi che sa conquistarsi.
La compagine mitteleuropea disfa con una retroguardia spesso distratta in post basso, dove gli avversari arrivano spesso trovando una blanda opposizione, quanto di buono mette in piedi in attacco con una circolazione di palla che porta a tiri aperti che vanno a segno. Il ritorno in campo di Dragic e Vidmar restituisce alla Slovenia il proprio privilegiato asse offensive, e proprio su quest’ultimo riesce a mettere distanza tra sé e gli islandesi, che peraltro vanno presto in bonus. Arriva in questo senso anche il vantaggio in doppia cifra, avviato da una buona difesa di Randolph, sviluppato con un fluido contropiede e sigillato dallo stesso naturalizzato.
Il veloce dai-e-vai dell’Islanda porta tanti buoni attacchi quanto palle perse, perché nella propria metà campo gli sloveni alzano il livello di fisicità e attenzione. Le penetrazioni di Dragic restano una spina nel fianco per i norreni, ed è proprio grazie ad essi che il margine si amplia progressivamente in favore degli sloveni. Così, il secondo parziale si chiude esattamente come si era chiuso il primo: con una tripla da distanza siderale di Doncic mentre la sirena sta per suonare. Solo la distanza tra le due è diversa, perché all’intervallo il referto dice 60-43 per i bianco-verdi.
In un gioco di richiami, anche il secondo tempo inizia com’era finito il primo, ovvero con un passaggio rapido e diretto che finisce nelle mani di Blazic, che deposita in fondo al canestro. In questa fase la partita si fa particolarmente divertente, con segnature da una parte e dall’altra, favorite dal gioco diretto e in velocità che entrambe le squadre mettono in pratica. Sul +21 per la Slovenia, dato da una tripla di Dragic, coach Pedersen è costretto a chiamar time-out, per far sì che i suoi non perdano il contatto con la partita,nonostante la situazione psicologica dei giocatori sarebbe di segno diametralmente opposto.
È infatti una fase in cui la partita è già stata indirizzata, come dimostra il +30 segnato da Randolph, il quale peraltro si impegna anche in difesa. Da parte sua, Kokoskov fa rifiatare il suo play e il suo centro, dando spazio a Rebec e Dimec ed entrambi non si fanno trovare impreparati: mentre il primo conduce in maniera intelligente la squadra, e si prende anche il tempo di infilare una tripla da lontano, il lungo spicca per presenza fisica. Come in un copione, anche il terzo quarto si conclude con una tripla sulla sirena: questa volta è Fridiriksson a mandarla a bersaglio, anche se il punteggio dice 81-59.
Dopo l’ultimo minibreak l’Islanda infatti riprende a martellare con la continuità che aveva smarrito. Non fidandosi anche il vantaggio rimane ancora molto largo, coach Kokoskov rimanda in campo i propri titolari, salvo Doncic al posto di Cancar. Grazie a questa scelta, il differenziale torna a farsi cospicuo: Muric prima infila un jump shot e poi va a schiacciare su un contropiede, mentre Prepelic colpisce da tre, e il parziale servito. Dal canto suo l’Islanda è imprecisa tanto nella costruzione dei propri giochi, tant’è che continua a perdere molti palloni, quanto nel tiro da fare, che ad inizio incontro era stato invece la sua arma in più.
Ristabilito un ampio margine e con la partita agli sgoccioli, coach Kokoskov fa riposare i suoi uomini più importanti e manda in campo la second unit. Rebec, Prepelic, Cancar, Zagorac e Dimec mantengono la stessa fluidità offensiva e la stessa efficacia difensiva, in poche parole la stessa alchimia, dei propri compagni più talentuosi un segnale fondamentale per coach e squadra. Gli sloveni continuano infatti a mettere in campo il proprio piano partita: un mutuo beneficio per tutti, per le riserve che si mettono in mostra e guadagnano preziosa esperienza in campo, e per il coach che mantiene coinvolti tutti e sa di poter contare su ciascuno se ce ne sarà bisogno. Questo resta valido al di là della partita con l’Islanda, che finisce 102-75 e rende manifesto delle ambizioni slovene.