Le selezioni per la squadra femminile di Team USA per Parigi 2024 hanno lasciato perplessi solo chi non aveva seguito l’iter lungo mesi della scelta, e il fatto che diversi nomi fossero già virtualmente “dentro” da mesi.
Caitlin Clark, esplosa come una supernova anche mediatica al suo esordio nella WNBA, non faceva parte del pool principale di giocatrici, a fine marzo era stata invitata al camp della USAB come sparring partner ma già allora era noto non avrebbe fatto parte della spedizione per Parigi. E dopo le convocazioni definitive della scorsa settimana, la presidente del Selection Committee Jennifer Rizzotti aveva spiegato i criteri di selezione.
“Abbiamo dei criteri legati alla pallacanestro con cui facciamo le nostre scelte, e in base a questi ci sono stati dei tagli duri da fare perché molte giocatrici ricoprivano questi criteri. Quindi si sceglie anche in base al ruolo, alle esigenze di coach Cheryl Reeve e anche con un voto, se serve“. E la popolarità di una giocatrice e questioni di marketing “non sono criteri (…) e sarebbe ingiusto parlare di Clark in termini che non siano il suo impatto in squadra, Noi non dobbiamo decidere in base a quanti guarderanno o meno le partite in TV“.
Caitlin Clark aveva risposto alla mancata convocazione in termini diplomatici e senza rancori. A soli 21 anni, il futuro della squadra nazionale per i prossimi Mondiali e Giochi Olimpici passerà senza dubbi dalle sue mani. Si tratta solo di attendere.
Chi non ha voluto saperne di Team USA e di “giochi politici” è Arike Ogunbowale, stella delle Dallas Wings e una delle migliori realizzatrici della WNBA. Ogunbowale ha rivelato di essersi chiamata fuori dai giochi, in tutti i sensi, “mesi fa… sentivo semplicemente com’era l’aria. Non ha molto a che vedere col basket in sé quanto a come loro pensano tu possa inserirti in un certo gruppo. Io l’avevo capito da mesi e siccome non avevo alcuna chance di fare la squadra, ho preferito tirarmi fuori subito. Se so che tanto non mi chiameranno mai perché andare ai camp? Il mio tempo è prezioso“.
“Se si parla del basket femminile c’è dietro tanta politica, nelle scelte. Che sia Team USA, che siano le All-WNBA o le convocazioni all’All-Star Game, è tutta una questione politica“.