Nicola Secci
Warriors-Cavs uno scontro tra titani: le rotazioni di Cleveland
Warriors-Cavs: in Ohio arrivano veterani affamati
- Korver
- JR Smith
- Kevin Love
- Frye
- Crowder
- Thomas
- Calderon
- Shumpert
- LeBron James
Le vibrazioni della buona musica hanno il potere di rilassarci, emozionarci e metterci allegria, ma il grande potere della musica che vi sto per raccontare è quello di motivare, caricare e farci volare a canestro.
Chi ha avuto la fortuna di vedere i grandi Chicago Bulls dei 90s non può non ricordarsi l’introduzione della formazione titolare. Io ricordo la finale del 1996 contro Seattle. Anche i Supersonics venivano introdotti dallo speaker che pronunciava i loro nomi, ma al momento dei padroni di casa si abbassavano le luci: nell’aria risuonava il Do bassissimo di un sintetizzatore e la folla iniziava a urlare per i suoi campioni, la voce roca dello speaker dopo aver fatto gli onori di casa solitamente iniziava con: “aaa foward from Central Arkansas, six seven, Scottieee Pippen!“. Il brano in sottofondo si chiamava “Sirius” ed era l’introduzione del capolavoro degli Alan Parsons Project “Eye in the sky“, ma per me era l’introduzione dei grandissimi Chicago Bulls di Michael Jordan.
Guardate i video di repertorio e provate ad immaginare come potevano sentirsi in quei momenti gli avversari, ma sopratutto, provate a immaginare come potevano sentirsi i Bulls.
E’ quasi scontato vedere uno sportivo con le cuffie nelle orecchie, questo perché gli sportivi si cibano di sogni e ambizioni e la musica accontenta un po’ tutti. Ad esempio nella playlist di un pugile di solito non manca mai Roy Jones – Can’ t Be Touched e certe voci sostengono che anche un certo Russel Westbrook ne sfrutti la carica aggressiva. Lebron e Draymond Green sono l’uno l’antitesi dell’altro, ma entrambi amano il cantante Future, Shaquille O’Neal cantava spesso in spogliatoio con i compagni di squadra il pezzo di DMX – Up In Here… Y’all gone make lose my mind up in here, up in here!… I veterani ricorderanno…
Rap ed NBA è un connubio ormai consolidato, e non pochi sono i giocatori con una parallela carriera da cantanti; ricordiamo Shaq, Allen Iverson, Tony Parker e il recente e talentuoso Damian Lillard.
Ogni città ha i suoi colossi: i Lakers hanno Snoop Dog e The Game (che al college giocò con un certo Baron Davis…), tra i fan dei Pistons spicca il white chocolate del rap meglio conosciuto come Eminem, i Toronto Raptors trovano in Drake il loro ambasciatore, come per i Brooklin Nets lo è stato Jay Z, Nelly lo si vede spesso alle partite dell’amico Bradley Beal a Washington ma è dichiaratamente per gli Hornets. Rick Ross è addirittura arrivato a tatuarsi in faccia il logo dei Miami Heat per la gioia del collega Dj Khaled anche lui fan di Miami, 2 Chain tifa Atlanta Hawks, Kanye West i Bulls e la lista potrebbe andare avanti per molto, ma non è solo questione di Rap.
Una particolare analogia tra basket e musica è quella tra la Seattle del Grunge stile Nirvana, Alice in Chains e Soundgarden e gli “estinti” Supersonics. Infatti la franchigia poi trasferita in Oklahoma ha avuto il suo apice di successo parallelamente al fenomeno Grunge e con lo stesso “Timeing” purtroppo è andata a scomparire nel nulla.
Sapevate che la patria del “Jazz” non è lo Utah bensì New Orleans? E’ proprio nel celebre quartiere francese della grande città della Louisiana che si suona il miglior Jazz, Blues e Dixieland al mondo. Non a caso nel 1901 vi nacque il celeberrimo trombettista Louis Amstrong. Nello stesso modo a San Antonio è di casa il ritmo latino e il Country come a Dallas, dove però questo genere prende una sfumatura più Rock. Ed è proprio Dirk Nowitzki stella dei Dallas Mavericks a discostarsi dal solito Rap e a dichiarare che tra i suoi gruppi preferiti ci sono Led Zeppelin, Jimi Hendrix e Pink Floyd, solidale al Power Foward Kevin Love, nipote del celebre fondatore dei Beach Boys da cui prende il suo soprannome.
Insomma ce n’è per tutti i gusti ma solo per gli affezionati di nbapassion.com di seguito due super playlist ad hoc per caricarvi prima di una partita importante o un momento dove serve grinta e focus.
La prima è perfetta per allenamenti e pre partita, la seconda dedicata agli amanti del Rock:
Intro – The XX
Not Afraid – Eminem
Wing$ – Macklemore & Ryan Lewis
King Kong – DeStorm
Can’t Hold Us – Macklemore (feat. Ray Dalton)
Bigger – Steven Cooper (feat. Akon)
Born to do – Steven Cooper
All I Do Is Win – Dj Khaled (feat. T-Pain, Ludacris, Rick Ross, Snoop Dogg)
Remember The Name – Fort Minor
March Madness – Future
Low Life – Future (feat. The Weekend)
Stronger – Kanye West
Sail – Awolnation
Coming Home – Diddy and Dirty Money (feat. Skylar Gray)
Eye of the Tiger – Survivor
I Want It All – Queen
We Will Rock you – Queen
The Pretender – Foo Fighter
Everlong – Foo Fighter
All I Want – A Day a To Remember
Enter sandman – Metallica
Happy – Mudvayne
I’m Broken – Pantera
Take Look Arround – Limp Bizkit
Last Resort – Papa Roach
New Divide – Linkin Park
Smells Like Teen Spirit – Nirvana
Go With The Flow – Queen Of The Stone Age
The Kids Aren’t Allright – The Offspring
By The Way – Red Hot Chili Peppers
No Cigar – Millencolin
The Ballad – Millencolin
Buon Ascolto e Buon Basketball!!!
Dallas Mavericks, la squadra si presenta ad una nuova stagione senza reali ambizioni di centrare i playoffs ma come possibile outsider qualora qualcuna delle grandi favorite per centrare la postseason dovesse fallire nel compito.
C’è un detto nel mondo della pallacanestro: “squadra che vince non si cambia”… Lo sa bene Mark Cuban che da primo fan dei suoi Mavs non vedendo risultati importanti si è adoperato negli ultimi anni in modo da azzeccare i vari colpi di mercato. I Dallas Mavericks sanno riconoscere i talenti e negli ultimi anni ne abbiamo visti passare: da Deron Williams, Jae Crowder, Zaza Pachulia, la rinascita di McGee fino ad arrivare ai più recenti Harrison Barnes ed infine Nerlens Noel. I talenti vanno e vengono e chi rimane è sempre lui il futuro Hall of Famer Dirk Nowitzki.
Purtroppo il fenomeno tedesco è prossimo al ritiro e non si vede ancora un giocatore in grado di raccoglierne l’eredità a Dallas. La stella di New York Kristaps Porzingis, ma anche il nuovo arrivato in casa Chicago Bulls, Markkanen sono gli europei più simili al tedesco con lo stesso Dirk che ha espresso grande stima nei confronti del cestista lettone.
La novità in casa Dallas Mavericks più attesa è la presenza di Dennis Smith Jr, prodotto North Carolina e nona scelta assoluta dal quale tutti si aspettano un’ottima stagione visto il potenziale devastante.
Intanto nella prima gara di esordio in preseason bella gara contro i Milwaukee Bucks dell’ex Jason Kidd, finale punto a punto e canestro allo scadere del rookie Johnathan Moteley. Dopo i Bucks arriva la vittoria contro Chicago grazie ad un quarto finale da 44 punti.
Dallas Mavericks: si proverà il quintetto small
Il quintetto base: Seth Curry, Wesley Matthews, Harrison Barnes (19.2 punti nella stagione 2017), Nowitzki nel ruolo di centro e con loro un playmaker che sarà il rookie Dennis Smith Jr. Dalla panchina uscirà anche Nerlens Noel, che vuole dimostrare di valere una estensione di contratto super, ma anche il veterano Barea, Yogi Ferrell da tenere d’occhio. Si partirà dunque con un quintetto basso per seguire il trend della lega: in ottica playoffs sarà dura lottare con tante squadre ricche, ricchissime di talento ma i Dallas Mavericks lavorano da outsider, guardando con ottimismo al futuro. Molto dipenderà dalla salute del lungo tedesco, ma anche dalla crescita dei giovani e dalla vena di Barnes-Curry-Matthews che formano un trio davvero molto interessante. Noi gli auguriamo il meglio: GO MAVS!
Gli Houston Rockets sommergono di triple OKC senza Westbrook: James Harden e Chris Paul giocano la prima gara della preseason insieme e portano a casa una bella vittoria dando prova di grande forza offensiva.
La squadra di Mike D’Antoni fa già paura, non è una novità da quando il “runner up MVP” James Harden ha trovato casa in Houston e quest’anno sarà affiancato anche da Chris Paul, CP3. Il punteggio finale dice 97 – 104 per i nuovi Houston Rockets che cinici e spietati dall’arco totalizzano la bellezza di 24 triple e si portano a casa una vittoria niente male contro i Thunder che vedono assente per riposo la loro superstar Russell Westbrook.
Impressiona come sempre il vincitore dell’ultimo three point contest e sesto uomo dell’anno 2017 Eric Gordon che tira dall’arco con il 75% mettendone a segno 6 su 8. Nella fiera dei 3 punti ci sono quasi tutti, da Ariza a Paul per passare da Anderson e Mbah a Moute. Fa sorridere la panchina anche quella messa a segno dal cinese Zhou Qi. Insomma non solo nella Baia si sente la retina fare SPLASH e non è una novità…
Nonostante la sconfitta convince anche OKC a partire dall’ultimo arrivato Carmelo Anthony che senza cappuccio da hoodie ha chiuso con 7 su 13 dal campo per un totale di 19 punti in 19 minuti di gioco. Anche l’esordio di Paul George in maglia Thunder non è niente male, infatti l’ex Pacers mette a referto 15 punti, 5 rimbalzi 2 assist 1 palla rubata e 1 stoppata.
Queste due squadre sono insieme a San Antonio le contenders al titolo di conference che per ora è saldamente in mano ai campioni NBA dei Warriors. Il campionato più bello del mondo sta per iniziare e fa già esultare le tifoserie della West Coast…
Obbiettivo per i Miami Heat=Playoffs. La squadra di Pat Riley e coach Erik Jon Spoelstra, non può più e non vuole più nascondersi: dopo l’ottima stagione passata sono arrivate conferme e nuovi giocatori per dare continuità al progetto di crescita del team.
L’ estate ha portato sia buone che cattive notizie in casa Miami Heat. In primis è arrivata la notizia dell’addio di Chris Bosh che dopo una bellissima carriera ha detto basta ai parquet americani causa una complicata condizione di salute. Non è propriamente un’addio ma un arrivederci, infatti gli Heat hanno annunciato il ritiro della maglia #1 dell’ex Toronto Raptors. Con lui l’altra cattiva notizia è stato il mancato arrivo di Gordon Hayward che ha scelto Boston come sua prossima destinazione.
Tra le buone notizie c’è sicuramente da segnalare l’arrivo del lungo ex Boston Celtics Kelly Olynyk a dar manforte al roster e profondità al coach. L’ex Boston è un lungo in grado di tirare da tre punti che può essere pericoloso quando in giornata, e la sua presenza nelle rotazioni dei Miami Heat può solo giovare alla causa.
L’obiettivo primario è quello di alzare il record di 41 vittorie e 41 sconfitte dello scorso anno e per farlo sono stati riconfermarti i grandi interpreti della seconda parte di stagione a South Beach a partire ovviamente da Hassan Whiteside. Il centro è ormai una garanzia sotto il ferro e si è consacrato uomo franchigia. Oltre a Whiteside sono arrivate le conferme di Dion Waiters e James Johnson (nuovi contratti per loro) e del veterano Udonis Haslem. Hanno salutato invece Luke Babbitt e Willie Reed oltre a Josh McRoberts scambiato ai Dallas Mavericks.
L’altra buona notizia è la vittoria di Eurobasket della Slovenia che ha regalato un Goran Dragić più carico che mai. Il Dragone vuole prendersi le redini della squadra e guidare i Miami Heat ai playoffs. Oltre a lui tornerà finalmente in campo anche Winslow, che potrà continuare nella sua crescita bloccata da qualche infortunio di troppo.
Una Miami aggressiva si presenterà ai nastri di partenza in NBA con uno dei migliori coach della lega in panchina, uno dei migliori dirigenti come Pat Riley ed un roster davvero interessante che potrà agilmente centrare i playoffs vista la moria di talento ad est e proseguire nello sviluppo della mentalità Miami Heat che ha fatto innamorare i tifosi e gli appassionati di basket la scorsa stagione.
Celtics, buona la prima per Aron Baynes: una arma in più dalla panchina
Prima vittoria di preseason per Boston al TD Garden. Ottima prova per Kyrie ed Aron Baynes
Molte le novità per i Bianco/Verdi nel debutto ufficiale in preseason contro i Charlotte Hornets, a partire dalla prima scelta assoluta 2011 Kyrie Irving che mette in chiaro la sua presenza al settimo minuto con una schiacciata a due mani. I Big three della nuova stagione saranno Irving, Hayword e Horford e sfoggiano subito un bel movimento di palla e una pallacanestro (se pur meno esplosiva dello scorso anno) molto fluida. La squadra sembra girare bene, Stevens in questo è una garanzia e vuole giocatori che sappiano far muovere la palla, a partire dal centro, ovviamente, Horford.
Oltre a loro però emerge una delle firme più sottovalutate dell’estate: quella di Aron Baynes più che in giornata. Il lungo australiano va in doppia cifra con 10 punti, 5 rimbalzi, 3 assist, 1 palla rubata ed 1 stoppata in 18 minuti tira con il 62.5% dal campo. Buon esordio per l’ex Detroit Pistons. Un ottimo ricambio per Al Horford, che potrà tornare molto utile uscendo dalla panchina.
La franchigia del North Carolina invece si presenta priva di un tiratore da tre in uscita dalla panchina come Marco Belinelli approdato ad Atlanta, ma con maggiore solidità a rimbalzo e in difesa con l’innesto Howard (10 rimbalzi e 3 stoppate il suo biglietto da visita). Hornets che ricalcano quelli della scorsa stagione con la stella Kemba Walker in prima linea seguito da un convincente Kaminsky e Batum a dare sprazzi di classe. Ma la novità più grande per gli Hornets è quel Jumpman sulla divisa, infatti sono l’unica squadra NBA ad aver rimpiazzato il baffo Nike a mio avviso guadagnandoci in stile. Non poteva che essere così quando il padrone è il GOAT per eccellenza: Michael Jeffrey Jordan.
Nicola Secci