Gli Indiana Pacers si sono presentati ai blocchi di partenza della stagione 2016-17 decisamente rinforzati dopo essere stati protagonisti di un ottimo mercato in offseason, tutto questo non ha fatto altro che aumentare a dismisura le aspettative di tutti. Si è continuamente parlato di come Indiana potesse essere la seconda o terza forza nella Eastern Conference ma, dopo un inizio di stagione decisamente non brillante, in molti sembrano aver già abbandonato il carro, etichettando come fallito il progetto messo in atto da Larry Bird.
Analizzando la situazione in modo più distaccato ed obiettivo è evidente che, oltre ad essere troppo presto per giudicare, è anche sbagliato creare allarmi in un contesto che sta semplicemente seguendo il naturale corso delle cose.
Proviamo a spiegarvi meglio, sintetizzando in 5 punti i motivi per cui Indiana resta una delle pretendenti più credibili alle Finali di Conference:
PACERS RIVOLUZIONATI
Sono ben 6 i nuovi giocatori arrivati in estate, due dei quali in quintetto (Jeff Teague e Thaddeus Young), e altri due con un importante ruolo in uscita dalla panchina (Aaron Brooks e Al Jefferson).
Un altro dato ancora più impressionante è questo: dei giocatori presenti nel roster della stagione 2013-14 sono rimasti solamente Paul George e Lavoy Allen.
Con tutti questi cambiamenti è naturale che ci vuole tempo per creare le giuste dinamiche nel gruppo sia dentro che fuori dal campo, la famosa ‘chimica’.
NUOVO ALLENATORE
Cambiare un allenatore non vuol dire semplicemente cambiare un signore vestito elegante in panchina.
In certi casi, come questo di Frank Vogel, è un cambiamento enormemente importante: Vogel nei 5 anni come head coach di Indiana non ha creato un ottima difesa, ha creato una cultura difensiva. Cultura che, tra i cambiamenti dei giocatori e la partenza di Vogel stesso, si è andata inaspettatamente a perdere.
A Nate McMillan l’arduo compito di rimettere in piedi una difesa all’altezza della più che discreta fase offensiva messa in mostra in queste prime uscite. Lo aspetta un percorso lungo e impervio, non mancheranno le critiche ma, per ora, ha l’appoggio di Larry Bird.
Non tutti i giocatori riescono ad assimilare velocemente i nuovi sistemi di gioco, e non tutti riescono ad adattarsi in tempi brevi.
Ricordiamo per esempio la fatica che fece Monta Ellis la scorsa stagione ad integrarsi nel sistema di Vogel, mentre è invece forse il miglior interprete, fino ad ora, del sistema di McMillan.
PAUL GEORGE SEMPRE PIU’ LEADER
Con poco più di 20 punti di media messi a referto fino ad ora PG13 non sta giocando al massimo del suo potenziale, sta cercando di far giocare il più possibile la squadra rinunciando a molti tiri e possessi: basti pensare che George in questa stagione si sta prendendo una media di 15.1 tiri dal campo e 4.0 dalla lunetta a partita, per fare un confronto DeMar DeRozan si prende una media di 24.5 tiri dal campo e 9.2 dalla lunetta, Russel Westbrook 23.6 tiri dal campo e ben 10.6 dalla lunetta.
Questo può essere visto come un netto passo indietro rispetto alle aspettative da MVP, ma può anche essere visto come un grande segnale di maturità da parte di un giocatore che ha imparato che per vincere serve lavoro di squadra e non solo le prestazioni da superstar.
Ma comunque quando necessario prende in mano la situazione, la prova? Nella partita contro i Lakers ha messo a segno da solo gli ultimi 12 punti della squadra, necessari per vincere la partita.
LA CONTINUA CRESCITA DI MYLES TURNER
Più minuti e più responsabilità non sembrano spaventare la 11th pick del Draft 2015, anzi: le sue medie sono quasi raddoppiate rispetto alla scorsa stagione, è l’unico dei Pacers a garantire una solida difesa per tutta la partita e in fase offensiva ha un bagaglio impressionante per un ventenne.
Se migliora la difesa perimetrale e aggiunge qualche movimento in post potrebbe diventare inarrestabile.
Lui e Paul George saranno i pilastri dei Pacers del futuro, e il pick&roll con Teague inizia a fare paura a tanti.
LA COMPETITIVITA’ DELLA EASTERN CONFERENCE
La Eastern Conference non sembra offrire quella spietata concorrenza pronosticata in estate, molti team hanno fatto grossi cambiamenti eppure l’ago della bilancia continua a pendere verso la costa occidentale degli States.
Oltre ai Cleveland Cavaliers che sono di un altro pianeta, gli altri team non hanno brillato particolarmente, anche loro alle prese con un rodaggio più lungo del previsto.
I tifosi Blue&Gold possono quindi stare tranquilli, secondo noi Indiana ha tutte le carte in regola per stupire in questa stagione, è solo questione di tempo.