Quando si guarda ad una squadra in maniera superficiale ci si focalizza spesso sui primi 3-4 giocatori di quella franchigia. In maniera inconsapevole pensiamo al quintetto titolare come unica chiave del successo nella vittoria di una partita, ancor più di un campionato. Sappiamo bene che la squadra deve avere un organico che vada oltre lo starting five, e che sia tale per cui ci sia equilibrio tra le caratteristiche peculiari dell’intera rosa a disposizione del coach. In questo panorama, la figura del sesto uomo è quella che ha più valore per le rotazioni. Spesso si declassa il sesto uomo designato in maniera spregiativa, indicandolo come “panchinaro”, nulla di più sbagliato. In molte squadre il primo cambio dalla panchina ha la medesima valenza dei “frontmen”, e talvolta è impiegato anche nel quintetto base.
Andiamo, dunque, a scoprire chi sono i 10 migliori giocatori fino ad ora nel ruolo di sesto uomo.
10) Jonathon Simmons
Simmons ha una storia tutta americana alle spalle, una storia che corrobora il mito del sogno americano. Undrafted nel 2012 dopo svariati workout pre-draft e dopo una breve parentesi nella ABL (American Basketball League) entra a far parte della lega di sviluppo dell’NBA (G-League, anche questa è una storia molto americana dato che “G” sta per Gatorade inserita al posto di “D” Development) per gli Austin Toros periodo nel quale pensa quasi di abbandonare la carriera ceststica e cercare altri lavori per mantere la sua famiglia. Fortunatamente cambia idea e dopo la lega di sviluppo inizia la sua scalalta ai parquet NBA, arrivando dopo qualche partita sporadica a far parte in pianta stabile ai San Antonio Spurs. A luglio 2017 firma un triennale con gli Orlando Magic. Nella franchigia della Florida ricopre alla perfezione il ruolo di sesto uomo con numeri davvero convincenti (15 punti, 3.4 rimbalzi, 1.9 rubate a partita). Al momento Simmons ha una grande possibilità, ossia quella di giocare più minuti e partire nella starting lineup, conseguenza dell’infortunio di Terrence Ross.
9) Julius Randle
Seppur ritenuto fino a poco tempo fa uno dei tasselli della rebuild dei Los Angeles Lakers, nella stagione in
corso, Julius Randle parte dalla panchina. Il suo minutaggio è crescente così come le sue valutazione, non ancora però da permettere all’ala mancina di ottenere presenze nella starting lineup. In poco più di 22 minuti a partita ha prodotto 12.4 punti, 6.4 rimbalzi, 1.8 assist, 0.8 stoppate e 0.5 rubate di media a partita. L’ex Wildcat sta sfruttando bene i minuti riservati per lui da coach Luke Walton e non ci si deve sorprendere se il minutaggio si alzasse ulteriormente.
8) Kyle Kuzma
Altro losangelino in classifica, stavolta si tratta del prodotto dell’Università dello Utah. Kyle Kuzma (scelto inizialmente dai Brooklyn Nets) è considerato, relativamente al suo draft, un autentico colpaccio che Magic Johnson e il suo staff hanno messo a punto prendendo, per l’appunto, Kuzma e Brook Lopez da Brooklyn in cambio di D’Angelo Russell e Timofey Mozgov. Il talento di Flint, Michigan (tristemente nota per Roger&Me di Michael Moore) è un giocatore “NBA ready”, ossia pronto fisicamente e mentalmente a quel palcoscenico senza troppe transizioni o adattamenti. Difatti i suoi numeri lo dimostrano e, come detto, complice una squadra con poche ambizioni, il suo minutaggio è alto, soprattutto se si pensa che è un rookie nella prima parte del campionato. Kuzma in 30 minuti fa registrare 16 punti, 6.7 rimbalzi, 1.5 assist col 49.2% dal campo, il che fa riflettere sulla sua maturità perché sono cifre simili al suo ultimo anno di college (16.4 punti, 9.3 rimbalzi, 2.4 assist a partita in 30 minuti di media). Partito 11 volte in quintetto, ora il suo ruolo è quello di sesto uomo.
7) Will Barton
Will Barton è un giocatore che ha dei pregi e degli indubbi difetti, ma è innegabile che entusiasmi il pubblico con il suo stile di gioco fatto di azioni fulmine e ankle breaker. All’interno dei Denver Nuggets sta maturando e diventando più concreto nel suo stile di gioco, tant’è che la dirigenza gli ha offerto un’estenzione di contratto. Partito nella stagione attuale esclusivamente come sesto uomo, è, ora, inserito spesso e volentieri nel quintetto iniziale apportando ai Nuggets 15.9 punti, 5.3 rimbalzi, 3 assist, 0.6 stoppate e 1.1 rubate a partita.
6) Jeremy Lamb
Lamb ha avuto un percorso tortuoso per l’NBA (scelto al Draft 2012 dagli Houston Rockets e passato ai
Thunder via trade), prospettiva impensabile per quelle che erano le sue quotazioni. Anche in Italia gli analisti di settore lo vedevano proiettato verso una carriera NBA da All-Star. Purtroppo, infortunii e aspettative, forse, troppo alte, hanno influenzato la carriera di Lamb, di frequente con la valigia pronta tra NBA e lega di sviluppo. Ad oggi, l’ex UConn sembra aver trovato finalmente la sua dimensione in NBA con gli Charlotte Hornets dove ricopre in maniera solida il ruolo di sesto uomo producendo 14.8 punti, 4.9 rimbalzi, 3.1 assist, 0.5 stoppate e 0.8 rubate di media in 27 minuti di gioco. Potrebbe non essere mai un All-Star ma come sesto uomo sta convincendo.
5) Dwyane Wade
È con amarezza che un grande sostenitore di Wade è costretto a parlare di lui come sesto uomo, ma tant’è, è innegabile che a 35 anni non abbia più la prestanza che aveva qualche anno fa. Ma la sostanza vi è ancora, questo è certo. Le sue prestazioni in attacco hanno alti e bassi (24 punti contro i Bulls, 4 punti due giorni dopo contro i Kings) con una media di 11.5 punti ma sono altre le statistiche che ricuorano: 3.6 rimbalzi, 3.9 assist, 0.9 stoppate e 0.9 rubate a partita, non male per un guardia che gioca mediamente 24 minuti. Di sicuro Wade non si sta esprimendo al massimo, ed il motivo non può che essere la salvaguardia del proprio fisico da fasi più intense di campionato. #WaitingFoRealFlash
4) Jordan Clarkson
Terzo losangelino in classifica. Vi chiederete se non ci siano troppi giocatori nel ruolo di sesto uomo ai Lakers, ma, come detto, a Los Angeles sono in piena ricostruzione, in fase di sperimentazione di giocatori, di tattica nella speranza di riassestarsi a livelli più alti in 2-3 anni. In questa fase, appunto, Jordan Clarkson (in odore di trade da qualche tempo e che mai quest’anno è partito nei primi 5) è chiamato a vestire i panni del sesto uomo, principalmente come cambio di Lonzo Ball. Le cifre sono: 15.2 punti, 2.9 rimbalzi, 3.0 assist e 0.7 rubate a partita in poco più di 22 minuti di gioco. Aspettando di sapere se potrebbe davvero partire per altri lidi, sarà interessante scoprire se più in là nella stagione avrà ancora più minuti a discapito di Ball (che di certo non sta brillando in nessuna voce delle statistiche).
3) Eric Gordon
Gordon, senza dubbio, sta vivendo una seconda vita, cestisticamente parlando. Il giocatore nativo di Indianapolis dopo essere stato scelto come settima scelta assoluta nel Draft 2008 dai Los Angeles Clippers e aver disputato 2 stagioni promettenti inizia il calvario fatto di infortunii. Nonostante le varie peripezie, Gordon firma da free agent con gli Houston Rockets e riesce in breve ad esprimere il suo talento partendo dalla panchina, in particolare come tiratore arrivando a segnare fino ad 8 triple in una sola partia (suo personale career high). Vince meritatamente il sixth man award 2016/2017. Quest’anno ha avuto anche occasione di partire titolare a causa della mancanza per infortunio di Chris Paul, ma, ritornato quest’ultimo ha continuato a dare il suo contributo alla causa texana con 19 punti, 2.2 rimbalzi, 2.6 assist e 0.7 rubate in quasi 32 minuti di gioco. Farà doppietta quest’anno?
2) Lou Williams
In un periodo in cui i Clippers sono martoriati dagli infortunii (tanto che la Lega ha concesso loro la disabled player exception), un giocatore come Lou Williams può essere davvero un àncora di salvezza per arginare le lacune difensive ma soprattutto offensive. Difatti, Williams è reduce da una partita di 35 punti con tanto di
tripla decisiva sul finale e vittoria su Wizards. Williams è un attaccante puro, capace di tirare da ogni
posizione e ricopre perfettamente da più di una stagione il ruolo di primo cambio dalla panchina. Aspettando il ritorno di MilosTeodosic, l’ex 76ers gioca molti minuti (30 per l’esattezza) mettendo a referto ben 19.7 punti, 2.6 rimbalzi, 4.7 assist e 0.9 rubate a partita. Senza dubbio, uno dei più papabili al premio di sesto uomo dell’anno.
1) Tyreke Evans
Chi è stato rookie dell’anno nel 2009/2010? Non credo ci sia bisogno di rispondere. Tyreke Evans è stato scelto dai Sacramento Kings come quarta scelta assoluta. La sua prima stagione è stata a dir poco esaltante ed entra nella storia come uno dei quattro giocatori NBA ad aver messo insieme almeno 20 punti, 5 assist e 5 rimbalzi a partita al primo anno. Gli altri? È presto detto: Oscar Robertson, Michael Jordan e Lebron James. Da qui in poi un’imprevedibile parabola discendente fatta principalmente di infortuni cronici, che lo portano a New Orleans, a Sacramento per poi stabilirsi quest’anno a Memphis. Dall’inizio di questa stagione Evans sembra ritornato ai tempi del rookie of the year, anzi forse meglio con un tiro dietro l’arco di molto migliorato per selezione e percentuale (41.8%). È vero, questa è una classifica sui migliori giocatori nel ruolo di sesto uomo, ma, sebbene inizialmente il suo ruolo fosse quello, a seguito dell’infortunio di Mike Conley (sì, è un anno disastroso per gli infortunii), Tyreke Evans è, dal 29 novembre, la point guard titolare dei Grizzlies. I suoi tabellini sono molto più che convincenti con 18.5 punti, 5.1 rimbalzi, 4 assist, 0.5 stoppate e 1 rubata a partita in meno di 30 minuti, con il 48.2% dal campo. È esaltante ammirare di nuovo il suo gioco espresso al meglio ed è un forte incentivo a seguire i progressi dei Grizzlies da qui in poi. #KingOfLayupsBack