“Siate dei Walter White.” Questo sarà il motto in vista dell’imminente stagione.
Cari Los Angeles Clippers, come ogni anno bisogna fare i conti contro squadre, almeno sulla carta, più forti, ma ciò non deve in alcun modo mettervi giù di corda. La vita del professore di chimica più famoso al mondo era nulla prima che avvenisse una svolta nella sua vita: ecco, la svolta deve arrivare questa stagione anche a L.A. e magari prenderà il nome di un trentenne serbo con notevole esperienza in ambito europeo… ma non corriamo.
Walter White (personaggio del famosissimo sceneggiato Breaking Bad) è un professore di chimica nella città di Albuquerque, nel New Mexico, dove vige una calma apparente. Successivamente, coadiuvato da Jesse Pinkman, suo ex studente, per risolvere problemi di tipo finanziario, White decide di lanciarsi a capofitto nel mondo oscuro della droga. Cosa non si fa per la famiglia, dear Walter… cosa non si fa per la Clipper Nation, dear Doc Rivers. White si scopre un eccellente preparatore di cristalli di metanfetamina, che hanno una purezza del 99.1%: una vera e propria bomba. Il prof ha quindi trovato il modo (anche se del tutto illegale) di capire cosa fare della sua vita, ma soprattutto ha capito che per fare un qualcosa bisogna comunque spingersi al di là delle proprie possibilità. Ai Los Angeles Clippers, oltre alle solite conferme, si chiede soprattutto di spingersi quel poco più in avanti, fare quel piccolo passo che però risulterebbe, inequivocabilmente, decisivo.
In sostanza dai Los Angeles Clippers ci aspettiamo un gioco ben differente dall’anno precedente: l’addio di Chris Paul ancora brucia, ma è nei momenti di difficoltà (Walter White docet) che bisogna rialzarsi e rimanere in equilibrio. Altra parola fondamentale: l’equilibrio. L’anno scorso ce n’era ben poco, con una retroguardia che parecchie volte aveva notevoli buchi, alla stregua di uno scolapasta. Limitare gli errori ed equilibrare il gioco in attacco e successivamente in difesa, saranno le parole più usate da coach Doc Rivers, che quest’anno potrebbe anche azzardare una mossa: far giocare di più suo figlio Austin.
Dal punto di vista offensivo, i Clippers potrebbero migliorare esponenzialmente e proporzionalmente ai minuti che Beverley e il Gallo macineranno. Tutto starà e sarà riposto nella fiducia che Doc Rivers darà a questi due talenti, che in NBA hanno notevole esperienza. Beverley dalla media ci sa fare e per il gioco che potrebbero esprimere i Clippers non dovrebbe trovarsi in difficoltà. L’unico punto interrogativo, lo stallo, è proprio Danilo Gallinari: da lui ci si aspetta molto, ma probabilmente dovrà intendere meglio alcuni sincronismi, per diventare decisivo in una squadra come i Clips. Se entrambi riusciranno ad amalgamarsi a dovere, l’attacco dei biancorossi ce lo immaginiamo molto versatile e con un giro palla che coinvolge tutto il quintetto in campo, nessuno escluso, così da rendere meno prevedibili le manovre.
In città, però, è arrivato un nuovo nome, un novellino, uno spacciatore di poco conto, che grazie all’aiuto di alcuni esperti potrebbe risultare decisivo: stiamo parlando di Jesse Pinkman/Milos Teodosic. Tanta aspettativa per quest’ultimo, grandissimo “spacciatore” di assist a go-go. Non dobbiamo aspettarci che sia lui a trascinare i Clippers, almeno nella prima parte di stagione, perché si sa, il cambio drastico Europa/USA è sempre un bel montante da incassare…
Un montante famoso quest’estate è già stato preso dalla franchigia. In effetti stiamo parlando di Danilo Gallinari, che durante il torneo pre-europeo Trentino Cup 2017 ha rifilato un bel pugno all’olandese Kok, che lo stava trattenendo per la canotta. Il problema da arginare è quello di far stare tranquillo l’italiano, farlo sentire nella squadra e non fuori da essa. È la prima stagione anche per lui a LA e il metacarpo ancora duole.
In conclusione, l’obiettivo stagionale dei Clippers potrebbe benissimo essere un posizionamento tra le prime sei nella conference, senza non troppi problemi. Ovviamente salvo degli imprevisti (o infortuni) duraturi durante l’arco della stagione che impedirebbero di raggiungere tale obiettivo. Parallelamente al raggiungimento di una buona posizione di conference, dobbiamo, per forza di cose, sottolineare una maggiore attenzione per quanto riguarda la postseason: i playoff vanno giocati e non solo raggiunti: il quintetto, nonostante la mancanza di un pilastro fondante come CP3, è, almeno sulla carta, buono; ma ciò che ci interessa maggiormente, sarà il piacere di vedere giocare in campo cinque cestisti ancora non ben amalgamati tra di loro, alcuni al primo anno di NBA.
Se sapranno intendersi e capirsi al volo potremmo finalmente dire: “Guess who’s back? L.A. is the one who knocks!”