A poche ore dalla tanto attesa gara 6, fanno rumore le silenziose parole di Kawhi Leonard. Come al solito fredde come il ghiaccio, il volto imperscrutabile, per un argomento però molto delicato. Kawhi ha parlato di come la perdita del padre all’età di 16 anni sia stata il motore per nuove prospettive e nuovo potenziale. Gli ha insegnato a valutare ogni singola situazione, che si parli di vita dentro dal campo, ma anche e soprattutto fuori. Le sue parole sono state riportate da William Lou, per Yahoo Sports.
“Penso che abbia dato un senso a tante cose, mi ha fatto capire che il basket e la vita sono due cose diverse e bisogna soltanto godere di ogni momento”.
Questo aiuta a comprender il motivo per cui Leonard sia così decisivo nei momenti che contano, grazie alle sue capacità di gestire il pallone nei momenti chiave della partita, qualsiasi sia il livello di competizione. “E’ solo basket.“. Il giocatore continua affermando:
“Bisogna solamente andare in campo e divertirsi. Questi saranno gli anni più belli della mia vita, in cui potrò giocare al massimo livello possibile. Ho 27 anni, sono giovane, non posso essere stressato da cose che non sono rilevanti.”
Aggiunge poi:
“Ciò che importa è che la famiglia stia bene, essere in grado di frequentare le persone che ami, ed essere capace di camminare e correre, non essere infortunato. Tutte queste cose si sommano, per cui dai il massimo e cerca di vincere.”
Kawhi providing perspective on life and basketball pic.twitter.com/eUWVcomSWJ
— William Lou (@william_lou) June 12, 2019
Kawhi Leonard, un fenomeno non predestinato
La lucidità di Leonard dentro il campo è unica, ma lo è ancora di più quella dimostrata al di fuori. E’ difficile pensare alla crescita di un adolescente priva di una figura così importante. Forse non per Kawhi, non per il leader dei Toronto Raptors. Sta tenendo fede alle sue parole facendo parlare il campo, la sua post-season fino ad ora ha dell’incredibile, i numeri sono surreali: 30.9 punti di media con il 49.2% di realizzazione dal campo, 9.2 rimbalzi, 4 assist e 1.7 recuperi di media in 23 partite di playoff giocate fino a questo momento.
Sembrerebbe programmato per giocare a pallacanestro ad altissimo livello, dotato di una forza fisica e atletica fuori dal comune e di una solidità mentale che lo colloca già tra i più grandi di sempre. Nessuno avrebbe però mai scommesso sul numero 2 dei Raptors, quindicesima scelta del Draft del 2011, selezionato dagli Indiana Pacers ma subito scambiato ai San Antonio Spurs che si privarono di Goerge Hill.
Gregg Popovich da subito aveva intuito la grandezza di colui che 3 anni dopo sarebbe diventato l’MVP più giovane della storia delle NBA Finals, a soli 22 anni. Dapprima paragonato a Bruce Bowen per via della sue superbe capacità difensive, tutti pensavano sarebbe stato un “3 & D” di altissimo livello. Kawhi oggi è molto di più, e dal paragone con Bowen si è passati a quello con sua maestà Michael Jordan. Lo sta onorando con prestazioni superbe suggellate da giocate estremamente decisive, frutto di duro lavoro e dedizione in tutte le fasi del gioco, attacco e difesa.
#Clippers’ coach Doc Rivers on #Raptors’ star Kawhi Leonard – “He’s the most like Jordan that we’ve seen… Not that he is Jordan or anything like that, but he’s the most like him. Big hands, post-game, can finish, great leaper, great defender, in between game.” pic.twitter.com/xBnx4L7Ven
— Tomer Azarly (@TomerAzarly) May 29, 2019
Stanotte ci sarà gara 6, la serie è ferma sul 3-2, la Oracle Arena aspetta. Kawhi ancora per la storia, Golden State per sopravvivere.