Ogni tifoso che si rispetti ha almeno una volta pensato: “Pensa cosa fosse successo se…”. Come nella vita, anche nello sport le scelte, le vicende che caratterizzano scambi, trade, le aspettative non rispettate e molti altri avvenimenti sono in grado di cambiare drasticamente storie che sembrano essere già scritte. Bene, con questa nuova rubrica, andremo ad analizzare i più grandi “what if” della storia di questo fantastico gioco.
Chris Paul-Los Angeles Lakers
Siamo al termine della stagione NBA 2010-2011. I Lakers, guidati in panchina da un certo Phil Jackson, sono appena stati abbattuti per 4-0 in semifinale di Western Conference dalla banda di Nowitzki, i Dallas Mavericks, squadra che una quindicina di giorni dopo alzerà al cielo il suo primo titolo della sua storia. Dopo anni di successi e di stagioni giocate come principali contender per l’anello finale, sulle spiagge californiane di Los Angeles era arrivato il momento di pensare a un ricambio generazionale: via Jackson (che so, forse aveva vinto troppi titoli..), dentro Mike Brown per la panchina, e via i giocatori più anziani per costruire un roster intorno a Kobe, ma che potesse essere efficace anche senza il Mamba.
Il primo nome sulla lista del GM Mitch Kupchak è quello dell’All-Star PG Chris Paul, in forza ai New Orleans Hornets. Dopo un breve di periodo di consultazioni, i Lakers avevano preparato e presentato la loro offerta: una trade a tre squadre che coinvolgeva, oltre a Lakers e Hornets, anche gli Houston Rockets. La trade era così composta: ai Lakers arrivava Chris Paul, che aveva comunque espresso il desiderio di diventare free-agent a fine stagione, ai Rockets andava Gasol, mentre agli Hornets arrivava Odom da LA, e un pacchetto compreso da Scola, Martin e Dragic dal Texas, più una prima scelta al draft. Tutto sommato la trade non era malvagia per gli Hornets, che avrebbero perduto comunque la loro stella.
Arrivano prime reazioni, Odom addirittura non trattiene le lacrime in un’intervista con una radio di Los Angeles, ma quando tutto ormai sembrava fatto, nella sera stesse accade l’irrimediabile: David Stern, infatti, sorprende tutti e blocca la trade. Non da commissioner, in linea teorica, infatti, non avrebbe il potere di farlo, ma da “proprietario” degli Hornets. La Lega deteneva a tutti gli effetti la franchigia della Louisiana dopo averla rilevata circa un anno prima da George Shinn e in attesa di trovare un acquirente. Dopo aver incassato le protesta da parte di diversi infuriati proprietari, stanchi di vedere superstar voltare le spalle a squadre piccole per accasarsi nei club più potenti, David Stern ha così compiuto l’imprevedibile gesto citando in un comunicato delle risibili “ragioni puramente cestistiche”. Giustificazioni assolutamente senza senso visto che, grazie all’ottimo lavoro del general manager Dell Demps, gli Hornets erano caduti in piedi, riuscendo a ottenere un package più che buono dal comunque inevitabile divorzio con Paul.
Infatti la decisione ha lasciato degli strascichi praticamente ovunque, con Chris Paul che non si pesenterà al training camp e di lì a poco verrà ceduto ai Clippers, con Odom e Gasol che non riusciranno mai a riprendersi completamente giocando una brutta stagione e dando il via al crollo verticale della franchigia, e per i giocatori dei Rockets,che avevano i bagagli in mano e che sono stati bloccati all’inizio del training camp, con la consapevolezza di essere solo di passaggio. Questa trade mai compiutasi ha lasciato l’amaro in bocca ai tifosi dei Lakers, che già pregustavano un backcourt dei sogni, con Artest e Bynum da scudieri, più qualche aggiunta dal mercato dei free-agent.
“Pensa se Chris Paul fosse diventato un Laker, cosa sarebbe successo?”
Di sicuro Jack Nicholson, celebre attore Hollywoodiano e grande tifoso dei LAL, sarebbe stato molto contento di vedere due stelle del calibro di Kobe (che ancora di cartucce ne aveva da sparare) e di Paul insieme piuttosto che vedersi susseguire in cabina di regia prima Steve Blake, poi uno Steve Nash ormai alla frutta, per non parlare di Jordan Farmar e della delusione Jeremy Lin. Fatto sta che Nicholson nel 2015 decise addirittura di vendere il suo storico seggiolino d’onore, esempio e sintomo di un ambiente ormai sfiduciato e stanco dei continui fallimenti degli ultimi anni di una franchigia come quella dei Lakers.
Pensate invece che se non fosse saltato questo scambio, gli Houston Rockets non avrebbero potuto preparare la trade per accaparrarsi il contratto di James Harden per mancanza di mancanza di spazio salariale. Pensate se Harden fosse rimasto a OKC… Probabilmente insieme a Durant e Westbrook, in questo momento avrebbero avuto qualche trofeo in più da lucidare. Ma forse senza Harden a Houston, nemmeno Dwight Howard sarebbe diventato un Rocket e sarebbe rimasta una squadra senza grandi ambizioni. Piuttosto pensate se Paul sarebbe arrivato ai Lakers e che l’anno dopo Howard si sarebbe aggiunto alla coppia Bryant-Paul formando un trio che difficilmente avrebbe avuto rivali. Pensate che con Chris Paul, Steve Nash non sarebbe mai arrivato a Los Angeles, bensì quasi sicuramente sarebbe diventato un Raptor. Con la casella di playmaker titolare occupata Kyle Lowry dove sarebbe finito?
Forse se il numero 3 fosse rimasto agli Hornets, nella stagione successiva avrebbero vinto più di 40 partite; questo vuol dire che non avrebbero mai potuto scegliere Anthony Davis con la prima scelta al draft, a beneficio di Whashington… Forse senza Chris Paul, i Clippers ancora oggi si starebbero ancora deprimendo tra le ultime posizioni della lega, e l’asse Paul-Griffin-Jordan non si sarebbe mai creato.
Infine, forse i Los Angeles Lakers con Paul e Kobe, insieme ai loro rispettabilissimi comprimari, non avrebbero vinto nell’immediato, ma sarebbero stati una squadra che nel giro di un paio di stagioni sarebbe stata in grado di creare una grande dinastia… Forse in finale per il titolo, contro i Cavs oggi avremmo proprio i Lakers… Forse LA avrebbe avuto un presente e soprattutto un futuro… Forse, Forse, Forse: ma la storia non può essere cambiata