Ogni fan NBA sa perfettamente quale sia il team per eccellenza da battere ormai da qualche anno a questa parte. I Golden State Warriors hanno creato un nucleo di giocatori difficilmente correlabili al concetto di sconfitta, anche se i fan di LeBron o di qualsiasi altra squadra/giocatore, ogni anno, sognano e pregustano l’abbattimento dell’armata di Oakland. E’ quasi stupida come domanda, ma… quanti di voi, in questi anni hanno dato per scontato la finale LBJ vs Steph? Molti forse, ma non è una questione poi così ovvia. Vediamone i plausibili motivi.
LA SITUAZIONE DAL PUNTO DI VISTA DI LEBRON
Ogni cosa, quando diventa scontata, rischia di risultare noiosa; però questo faccia a faccia evolutosi nel corso di questi ultimi anni, ha reso magico quel senso di aspettativa insito in ognuno di noi appassionati, anche se uno dei due team coinvolti è sempre stato troppo in bilico e mai veramente stabile come avrebbe dovuto. Stiamo chiaramente parlando di Cleveland, che però, tra le sue linee, ha sempre potuto contare su uno dei giocatori migliori di sempre: Mr. James. Il Prescelto (soprannome alquanto privo di responsabilità) ha letteralmente caricato la squadra sulle sue spalle, vincendo ad est, arrivando costantemente in finale e affrontando a testa altissima i suoi più grandi rivali. I risultati sono a tutti noi noti, però è il gesto in sè, di arrivare dove sono arrivati, ad avere dell’incredibile. Dobbiamo essere sinceri con noi stessi, LeBron ci ha abituato molto bene in questi ultimi anni. Pensandoci, è un po’ come vedere giocare gli Harlem Globetrotters… spiegazione: se andate ad una loro partita/show, è chiaro che vi aspettate di vedere canestri da metà campo, acrobazie e cose simili, però le devono fare… non è così naturale, che tutte le sere, se in un momento dello spettacolo uno dei giocatori deve eseguire e realizzare(!) cinque tiri half court di fila, li faccia . E’ il loro lavoro e si alleneranno tutto il giorno a farlo, però comunque ha dell’incredibile. Forse il segreto è continuare a stupirsi e non abituarsi a quello che vediamo, recependolo come normale e scontato. Il concetto appena espresso, è facilmente traslabile sul mondo di LeBron James, Steph e di tutta la NBA in generale.
La grande sfortuna di LeBron, è stata quella di trovare sul suo cammino delle squadre paragonabili a dei rulli compressori… In primis San Antonio, ma ci sono poche parole da aggiungere all’evidenza delle immagini proposte dai plotoni del generale Pop. Detroit non è sicuramente da meno… c’è stato un momento , circa a metà della prima decade del 2000, in cui si è generata una di quelle squadre diverse da qualsiasi altra. Non erano delle superstar (almeno inizialmente), ma dei grandissimi giocatori di sicuro, ognuno specializzato nel suo e facilmente complementari tra loro; il tutto si è amalgamato ed evoluto definitivamente con l’arrivo del mitico Rasheed Wallace.. Hanno reso la vita del Re sicuramente molto dura. Lo stesso vale per i Boston Celtics, che hanno creato una rivalità piuttosto intensa ad est con i Cavs/Heat di James, ma su quella realtà c’è poco da dire… un team unito e spettacolare su entrambe le parti del campo. Dallas. Semplicemente wow. Una favola vissuta realmente… Dirk immarcabile in quella stagione e vittoria clamorosa contro una delle squadre più forte di sempre; gli Heat dei Big 3. Per ultimi dal punto di vista cronologico troviamo i GSW… C’è veramente bisogno di dire qualcosa?
BATTERE I WARRIORS: MISSIONE IMPOSSIBILE?
LeBron nella sua carriera, si è trovato di fronte a vari ostacoli, ma nulla mai come i Warriors di questi ultimi anni. Questa franchigia storicamente ha visto grandi giocatori indossare la loro maglia, uno su tutti Wilt Chamberlain, quando la squadra era ancora nel quel di Philadelphia. La bandiera che tutti associamo a Golden State, è senz’altro Chris Mullin, spettacolare giocatore e tiratore, membro anche del Dream Team del 1992. Negli anni ’90, possiamo ricordare fenomeni come Tim Hardaway, Chris Webber e un leggendario Latrell Sprewell. Poco dopo, la situazione divenne alquanto buia e l’aria dei playoff tirava veramente poco, tanto che si è dovuto aspettare un momento leggermente più thug, giusto per citare 2Pac. Infatti i perni di quel team (stagione 2008) erano Matt Barnes, Stephen Jackson e … il Barone. OK, i risultati sono decisamente migliorati e considerando gli anni precedenti, direi anche di molto, ma comunque vengono eliminati nei playoff, ai quali non riusciranno ad accederci più, fino all’esplosione di Steph Curry. In tutta questa sintetica cronostoria, non è stata menzionata la virgola color verde – bianco – rosso di questa franchigia; è sempre piacevole ricordare che proprio loro hanno selezionato al draft Marco Belinelli, il quale oltre ad una summer league strepitosa, ha collezionato, se pur con pochi minuti concessi, giocate entusiasmanti.
Quando nel 2009 arrivò Steph, gli infortuni bussarono prontamente alla sua porta, difficoltà fisiche che rallentarono di qualche hanno l’inevitabile. Era destino che ci trovassimo una star alquanto anomala, se confrontata al prototipo di super giocatore che abbiamo ben in mente; Steph è uno di noi, c’è poco da dire… sia dal punto di vista fisico, che nell’immaginario visivo. E’ il classico bravo ragazzo, ma chiaramente ossessionato dalla vittoria… non può non essere così, chiunque abbia quei mezzi e quella confidenza in essi, non può non pensare costantemente a vincere. C’è da dire che la franchigia gli ha dato una grossa mano, merito anche delle numerose stagioni perdenti!
Essere riusciti a portare tra le proprie fila giocatori come Andrew Bogut, Klay Thompson e Harrison Barnes, ha aiutato notevolmente… Avere una quasi totale protezione dell’area grazie al primo, potenziale di fuoco dal perimetro grazie al secondo (1/2 degli Splash Brothers), grande consistenza da entrambe le parti del campo grazie al terzo… insomma cosa si vorrebbe avere di più? Semplice… una buona panchina. Anche in questo caso ci sarebbero diversi nomi, ma uno vale su tutti, Shaun Livingston; probabilmente una delle storie sportive più incredibili di sempre… un giocatore messo k.o. da uno degli infortuni più ardui da superare, torna e nel corso degli anni diventa ancora più forte, tanto da diventare campione.. per più di una volta. Spettacolo.
Attenzione però, ci sono ancora un paio di nomi che vanno assolutamente menzionati… Andre Iguodala e Draymond Green. Forse il vero collante di questo roster, fossero chiaramente loro. Il primo è un giocatore silenzioso, che a fine partita magari non mette a referto cifre stratosferiche, ma è maestro in tutte quelle importantissime giocate invisibili alla gente, senza le quali la partita potrebbe scappare di mano. Il secondo è evidentemente la continuazione di quello spirito guerriero e barbaro, presente nei Warriors del 2008. Spesso criticato proprio per il suo comportamento in campo, ma è proprio grazie a lui se la difesa ha retto anche agli attacchi più duri. Tutto il contesto in cui è inserito e circondato, lo ha agevolato nello svolgere al meglio e più liberamente il suo lavoro.
MEGLIO PREVENIRE CHE CURARE!
Ci sono state varie partite, in cui l’assenza (sempre per i famosi problemi fisici) del figlio di Dell Curry, si è sentita parecchio, tanto da portare i tifosi e anche determinati addetti ai lavori, a pensare se anche senza la loro superstar per eccellenza, i GSW avessero potuto raggiungere gli stessi traguardi. Per non porsi neanche il problema, la società ha messo le mani, prima su Kevin Durant e poi su DeMarcus Cousins. Vedendo il fascino di un possibile quintetto All-Star in campo e andando più a fondo della faccenda, a livello storico, vengono in mente pochissime situazioni paragonabili a queste. Probabilmente i Bulls di Jordan e le squadre sopra elencate, ma un concentrato di talento ed istinto killer di questo tipo, è più unico che raro.
KD probabilmente è il più letale giocatore attivo in questo momento e senza dubbio sfiora il livello di immarcabilità. E’ riuscito a raggiungere il suo scopo diventando campione, anche se la polemica (che sia sterile o meno) del modo in cui ha conquistato il trofeo, lo insegue ancora oggi; che abbia scelto la strada più facile? Forse non è proprio così, anche perché il sistema in cui si è proiettato era già collaudato, funzionante e certificato, perciò mantenere l’equilibrio è stato tutt’altro che semplice. A proposito di adeguarsi, DMC non è e realmente inquadrabile in questo momento Il titolo di miglior centro della lega ora è attribuito a Joel Embiid; ma Boogie può ancora ben dire la sua, in maniera anche alquanto espansiva. Il problema è che deve stare bene ed essere inserito in un contesto dedito a valorizzarlo, cosa che Golden State ha fatto nella propria maniera. Bisogna vedere se nel futuro le strade del giocatore e della società, potranno realmente essere compatibili.
L’UOMO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO
Come si riesce a gestire al meglio un roster così talentuoso, ma altrettanto caldo? Sulla panchina deve esserci per forza un coach con gli attributi. Steve Kerr è uno di quelli. Lo era da giocatore a fianco di Jordan e di Tim Duncan, e lo è anche da allenatore. Un buon merito credo lo abbiano i suoi maestri: Il coach più zen di tutti, Phil Jackson e Gregg Popovich. E’ chiaro che Kerr oggi sia uno degli allenatori più vincenti, anzi, il più vincente, non tanto per i numeri, ma proprio a livello attitudinale: la situazione è tale proprio perché è sempre stato abituato a giocare/lavorare in contesti vincenti, circondato da persone vincenti. Gli Warriors nella loro storia recente, hanno avuto altri allenatori simbolo se così possiamo chiamarli. Don Nelson: il personaggio esplica e rispecchia chiaramente l’andamento delle stagioni dei Warriors, dalla metà degli anni ’90 alla metà dei 2000, anche se non in tutte, era lui il capo allenatore. Geniale ma situato in un mondo tutto suo. L’altro è Mark Jackson, oltre ad essere stato un ottimo giocatore, è stato colui che ha risollevato i Warriors portandoli ai playoff, creando un modello base, successivamente migliorato e finalizzato da Steve Kerr.
Ora la domanda delle domande che un po’ tutti ci facciamo è: Per quanto ancora i GSW, domineranno incontrastati la lega? Ognuno può dire la sua ovviamente, però se le cose continueranno così, Steph & co. potranno faticare più o meno in base alla situazione, però saranno sempre loro a spuntarla. Perché non è tanto il talento che hanno a disposizione ad impressionare (anche se), ma come quest’ultimo viene gestito ed utilizzato. Quest’anno ad ovest ci sono state delle belle sorprese (Nuggets e Clippers), ma la sensazione di fondo è sempre la stessa. Golden State è troppo forte. Ovviamente può anche a trionfare sia una squadra dell’est, ma al momento sembra utopistico . Di certo possiamo solo dire che quello che il team di Oakland ha creato, è qualcosa di unico, sia per il calore dei tifosi, pronti a rendere l’arena infuocata, sia per il tipo di squadra assemblata: fino a che riusciranno a gestire tutti i tasselli del puzzle come hanno fatto fino ad oggi, sarà un’impresa ardua spodestarli. Dalla prossima estate si vedrà