Charles Darwin attribuiva l’evoluzione progressiva alla ‘lotta per la vita‘, che permetterebbe ‘la sopravvivenza dei più forti’. In questo modo la selezione naturale eliminerebbe i più deboli e favorirebbe i più ‘evoluti‘. Il concetto vale tanto nella vita quanto nello sport, e la serie Sixers-Nets lo ha dimostrato. Ha vinto la squadra più forte, quella con più talento e più esperienza. Brooklyn ha gettato il cuore oltre l’ostacolo espugnando il Wells Fargo Center in gara 1, ma è stata solo una mera illusione. Philadelphia ha infatti portato a casa le successive quattro partite e ora si appresta a sfidare i Toronto Raptors nelle semifinali di conference.
SIXERS-NETS: L’IMPORTANZA DI JOEL EMBIID (E BEN SIMMONS)
Come detto e ridetto nella preview, le sorti dei Sixers dipendono da Joel Embiid. Leader dentro e fuori dal campo, il centro camerunense si è rivelato immarcabile per la difesa dei Nets, anche se a mezzo servizio (la tendinite lo tormenterà per tutta la postseason). Jarett Allen non è mai riuscito a contenerlo nell‘uno contro uno, ne fuori area ne tanto meno dentro al pitturato. Malgrado venisse costantemente raddoppiato dai suoi avversari, Embiid ha chiuso la serie a 25 punti e 13 rimbalzi di media. Tralasciando gara 4, una passerella per i Sixers, nelle altre partite Russell e compagni non sono riusciti a risolvere la grana del pick and roll: nelle situazioni di contenimento Embiid era sempre libero di prendersi un comodo tiro, mentre in quelle di cambio si ritrovava accoppiato con il piccolo di turno, facilmente battibile in post. Sarebbe stata più funzionale la tattica show e recupero, mai vista però sul campo. Buttarla in caciara non è servito a nulla e le provocazioni di Jared Dudley non hanno fatto altro che stimolare i Sixers a dare il massimo, in particolare Ben Simmons: dopo la pessima gara 1 e gli ironici volantini affissi al Barclays Center, l’australiano ha risposto alle critiche con una fantastica tripla doppia in gara 2. Con questi due, le premesse non possono che essere radiose.
Tolte le due star, il resto del roster ha giocato una serie altalenante ed appena sufficiente. La panchina non ha dato grandi frutti in regular season e, come avevamo pronosticato, non ha invertito la rotta ai playoff. Ma dagli altri tre titolari era lecito aspettarsi di più. In particolare da Jimmy Butler che nelle ultime 4 partite ha totalizzato 43 punti. Tobias Harris e JJ Redick invece sono stati troppo discontinui nelle loro prestazioni individuali, tanto in difesa quanto in attacco. Contro i Raptors tali cali di tensione potrebbero costare caro alla franchigia della Pennsylvania.
QUI BROOKLYN: SCONFITTA BRUCIANTE, MA…
I Brooklyn Nets hanno poco da recriminare: hanno giocato una buona serie, dando il 100% sul campo. Sicuramente si poteva approcciare meglio gara 4, anche se probabilmente ciò non li avrebbe salvati dall’eliminazione. Se in gara 1 erano riusciti annullare le sortite avversarie, tenendoli sotto i 100 punti, nelle successive sfide non hanno saputo rispondere alle correzioni dei Sixers. I giovani hanno peccato d’esperienza mentre i veterani, fondamentali in regular season, si sono dileguati in questi playoff. Complimenti a D’Angelo Russell e Caris LeVert, autori di una splendida serie, malgrado questa fosse la loro prima avventura in postseason. Ma in generale tutto il core di giovani ha dato segnali incoraggianti per l’immediato futuro. In estate Brooklyn avrà uno dei più ampi spazi salariali della lega e a quel punto, con la possibilità di firmare alcuni pezzi grossi, le semifinali di conference potrebbero divenire una semplice formalità.