Negli sport, dove non molto è letterale, i Golden State Warriors cercano di compensare la mancanza di qualcosa metaforicamente omicida. In questo momento, Stephen Curry ha una particolare gamma di abilità, solo momentaneamente interrotte dagli eventi.
“Faremo vedere a tutti cosa significa davvero ‘strength in numbers’ durante questi playoffs finché il nostro killer tornerà con noi”, ha detto recentemente il lungo dei Warriors – e filosofo part-time – Marreese Speights, a proposito dell’immediato futuro in post-season.
La tabella di marcia ufficiale riguardante la riabilitazione di Curry dal suo strappo al legamento è fissata su un arco di due settimane, il che significa un’accesa speranza per le ambizioni di Golden State. Se anche i Warriors dovessero battere i Portland TrailBlazers senza i servizi del numero 30, i giocatori potranno trovare la necessaria ispirazione nella disgrazia, come d’altronde stanno già cercando di fare.
Oggi, i campioni NBA in carica stanno cercando di migliorarsi, andare oltre il marchio targato “Stephen Curry”.
“Abbiamo un altro killer che merita particolare attenzione”, ha affermato Andre Iguodala, dopo la vittoria al primo turno contro i deprimenti Houston Rockets. “Abbiamo un giocatore molto bravo di cui in molti si dimenticano spesso, ed è Klay”.
Più che dimenticato, si potrebbe dire che Klay Thompson non si sia ancora definito come “entità a sé”. E’ il meno acclamato degli “Splash Brothers”, un ottimo giocatore che, tuttavia, viene spesso e volentieri messo in ombra dalla trascendenza di Curry.
Ora, Thompson avrà l’occasione di mostrare il suo valore come prima opzione. Dalle prime indicazioni date dai Warriors, sembra che l’obiettivo sarà quello di utilizzare Thompson un po’ come Reggie Miller, insistendo sulla sua pericolosità in uscita dai blocchi, ma con una dose maggiore di responsabilità.
Iguodala ha contestualizzato molto bene il recente cambiamento nello stile di gioco di Golden State, sottolineando: “Facciamo cose diverse senza Steph. Non abbiamo quell’esplosivo giocatore da MVP. Ma stiamo facendo un gran bel lavoro nell’entrare in quel tipo di mentalità, facendo un paio di passaggi in più ad ogni possesso. La palla si deve muovere più velocemente. Klay deve muoversi un po’ più del normale, e dobbiamo anche giocare di più in post”.
Draymond Green e Shaun Livingston saranno le prime opzioni in post, con Livingston nel ruolo che fu di Mark Jackson negli Indiana Pacers degli anni ’90 del già citato Miller. Entrambi saranno i pilastri della creatività offensiva, con Thompson libero di navigare tra gli schermi, in cerca di opportunità da catch-and-shoot.
Questa sarà anche un’occasione per Green di dare forma definitiva al suo gioco, anche se il ragazzo non crede sia necessario. “Non faccio attenzione a quel tipo di cose”, ha detto il giocatore mercoledì scorso, interrogato sulla sua posizione da “contorno” rispetto all’estro di Curry. Invece di cercare luce per se stesso, Green ha proclamato fieramente “io sono un prodotto di Steph”, aggiungendo: “Mi dicono sempre quello che posso e non posso fare in relazione alla presenza o meno di Steph. Io so bene ciò di cui sono capace, e so anche che lui mi fa sentire meglio. Voglio dire, è incredibile. Se non è lui a renderti un atleta migliore, non so chi altro possa esserlo. Quindi mi va bene”.
In alcune discussioni tra i fans, c’è stata più di una resistenza ad ammettere quanto Green sia effettivamente bravo, ma è quasi comprensibile, poiché non è così facile cancellare lo stigma di essere una pick del secondo giro. Se non sei stato benedetto dal successo fin da subito, la gente sarà sempre sospettosa della tua ascesa. C’è anche un problema per il modo in cui Green gioca, che non rientra nelle norme convenzionali della superstar: non capita di vederlo spesso crearsi il suo jump-shot, qualcosa che di norma si associa ai grandi giocatori. Ora più che mai, vedremo probabilmente Green creare opportunità per i suoi compagni, muovendo la palla velocemente prima che la difesa si schieri.
Anche se questa nuova situazione beneficerà soprattutto Thompson, Green e Livingston, sarà una grande occasione per tutti, fino all’emergente Ian Clark. I Warriors sono decisamente peggiori senza Curry, ma sperano di usare la sua assenza come un punto di forza.
In questo modo, Golden State proverà a rinforzarsi senza la sua forza trainante. Non possono giocare con lo stesso stile di sempre, e non possono nemmeno permettersi tanti errori. Senza il giocatore migliore della NBA, i Warriors devono sviluppare metodi diversi di attacco. E, allo stesso tempo, sperare che il loro leader torni presto.
Proprio sul ritorno in campo di Curry, Iguodala ha confidato: “Be’, lo stiamo aspettando, certo. Tutto ciò che si può fare è tenere duro finché tornerà in con noi. Finché resisteremo, andrà tutto bene”.
Tratto da: Ethan Sherwood Strauss, “What the Warriors are without Steph Curry”, ESPN.com