Non voglio essere Jordan, non voglio essere Bird, Isiah, non voglio essere come questi ragazzi. Voglio guardarmi allo specchio e dire: questo sono io, questo è Allen Iverson, questa è il modo di fare basket. Ho giocato a modo mio.
Allen Iverson, uno dei giocatori più spettacolari, uno dei giocatori unici, una icona del basket moderno: semplicemente Allen Iverson, The Answer, AI3. Il numero tre dei Philadelphia 76ers, è sempre stato un giocatore particolare, un giocatore speciale come ha dichiarato più volte nel corso della sua carriera nella lega americana:
Mi sembra evidente che stiano cercando di farci vestire in un certo modo, hanno puntato i ragazzi che vestono come me, i ragazzi che vestono come mi vesto io per fargli un lavaggio del cervello. Se metti un ragazzo in uno smoking, non diventa così per magia un bravo ragazzo. Un assassino in un abito elegante resta sempre un assassino. E’ un cattivo messaggio per i ragazzi, e non credo sia giusto questo sistema. Io non sarò come loro.
Allen Iverson non le mandava di certo a dire, aveva pronta la risposta e soprattutto non mollava un metro in partita contro avversari sulla carta più forti: celebre la sfida delle Finals contro Kobe e Shaq in cui riuscì ad evitare lo sweep e riaprire (momentaneamente) una serie sulla carta già finita prima di cominciare. Se il suo proposito era quello di non essere come Jordan, non essere come Bird o Thomas, diciamo che Allen Iverson ci è riuscito, ed alla grande.