Home NBA, National Basketball AssociationNBA Passion App Virtus Bologna-Junior Casale: corsi e ricorsi storici

Virtus Bologna-Junior Casale: corsi e ricorsi storici

di Luigi Ercolani

“Ecco/La musica è finita gli amici se ne vanno”. O magari ritornano, perché no. Perché Virtus Bologna- Junior Casale Monferrato non è solo la settima ad Ovest contro la seconda ad Est.

La sfida in tre atti (sicuri, più eventualmente altri due) sarà l’occasione per rivedere qualche ex alla Unipol Arena, il fu PalaMalaguti, e poi Futurshow Station.

Occhio, quindi a ritenerla una sfida già chiusa.


QUI VIRTUS

Il flashback è di quello che fa tremar le vene e i polsi. Stagione regolare 2006/2007: Virtus chiude terza, e sesta è Biella.

Già l’anno prima i piemontesi avevano soffiato l‘ottava piazza in griglia per differenza canestri favorevole ai bianconeri. Allenatore di quella Angelico, Alessandro Ramagli.

Quella del 2007 invece è la prima Biella di Bechi, il maestro Ramagli è sceso in Legadue per guidare Pesaro alla promozione. A Casalecchio finisce come non si sarebbe immaginato: 97-87 per gli ospiti.

Poi la V nera renderà la pariglia ai rossoblù nella terza gara, vincerà la serie alla quinta, batterà in semifinale Milano e volerà all’atto conclusivo contro la Siena di Pianigiani.

Quella gara-1 però non passerà sotto silenzio. Verosimilmente, la prima frattura tra Claudio Sabatini e il suo coach Markovski sarà quella. A fine stagione, sarà divorzio.

Da qui è un attimo, capire i potenziali timori felsinei. Nella seconda decade del Duemila, la Virtus ha giocato le dentro-fuori due volte (2011 e 2015) da ottava contro la prima. Nel 2012 uscì invece sulla tripla a fil di sirena firmata da Vanuzzo contro Sassari.

Intendiamoci: la Virtus ha condotto un campionato dignitosissimo: imperioso il girone di andata e incerto quello di ritorno. Ha conquistato la Coppa Italia di categoria, contro Biella (ma va…) sul gong, citofonare Rosselli.

Ha avuto Ndoja fuori quasi tutta la stagione quando avrebbe dovuto essere l’uomo della svolta in termini strategici. Quando c’è stato si è sentito, eccome.

Guardando al quintetto, i bianconeri sono ricchi; Spissu è un play da assalto, Umeh un realizzatore completo, Rosselli un penetratore efficace, Lawson un lungo che agisce indifferentemente lontano o vicino a canestro.

Dalla panchina, Spizzichini è una guardia funzionale, Michelori è un maestro ferraio, Penna un regista con piazzato, Oxilia un giovane coltellino svizzero.

La Virtus parte con i favori del pronostico. Nel post-fallimento, l’unica volta che è successo è stato proprio in quel 2007. Gli ostacoli sono soprattutto psicologici.


QUI CASALE

Di Bella, Blizzard e Martinoni. Gli uomini simbolo di Casale hanno indossato tutti la V nera sul petto. Dibo addirittura da capitano, prima che l’uragano Claudio lo scaraventasse via dai lidi bolognesi.

Il play pavese è rimasto nei cuori, comunque, della tifoseria. Come Blizzard, scorer mai del tutto sostituito da chi gli è succeduto (Langford e Douglas-Roberts le eccezioni che confermano la regola).

Martinoni, dal canto suo, è stato lungo di riserva in Virtus, e viceversa ha trovato la sua riserva (intesa come “area in cui stabilirsi”) nella Junior.

Che resta, nel complesso, una squadra complessa. Perché molto irregolare nel rendimento, eppure dotata degli uomini in grado di far male.

Perché giunta ai playoff con il secondo peggior attacco della sezione Ovest, dopo la retrocessa Agropoli, ma con la miglior difesa.

Una difesa che chiude benissimo l’area, che non lascia un tiro facile. A fronte di un attacco a trazione perimetrale, che cerca l’area attraverso i giochi alto-basso.

L’andamento discontinuo ha dimostrato che Casale è fatta a scale, ora le scende, ora le sale. La Virtus, se vuole arrivare in fondo, dovrà giocoforza tenerne conto. Se no sarà upset.

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