2011 NBA Lockout cosa è successo, perché si è arrivati a questa fumata nera tra le parti in causa e cosa ha comportato per la stagione di quell’anno ed i rapporti futuri tra giocatori e lega? Andiamolo a scoprire insieme
Il 2011 è stato, per gli appassionati, l’anno dell’ ultimo NBA Lockout.
La lega, il comitato giocatori e le dirigenze dei Teams si incontrarono, nel Luglio del 2011 per discutere il rinnovo del contratto che regolava il rapporto di lavoro tra giocatori e Franchigie.
2011 NBA Lockout cosa è successo?
Il Lockout, o Serrata in italiano, è una situazione molto particolare per la quale, allo scadere del contratto precedentemente in vigore, se non viene raggiunto un nuovo accordo, la lega “chiude”, riaprendo solo se e quando viene trovato un punto di incontro fra le parti.
Per il periodo di serrata ci sono regole secondo le quali non possono esserci contatti fra giocatori e Franchigie NBA, per questo molti giocatori durante i mesi di inattività hanno firmato contratti in Europa o in Asia che prevedevano una clausola chiamata NBA escape: ovvero la possibilità di risoluzione immediata del contratto al termine del lockout, in modo da consentire il rientro del giocatore negli Stati Uniti.
Il Lockout 2011 durò 161 giorni: cominciò con la mezzanotte del primo Luglio 2011 e si concluse il 25 Dicembre. Cercheremo di raccontare oggi, i retroscena di una storia che non sempre ha ricevuto il giusto rilievo.
A quei tempi era aperta una trattativa difficile e sanguinosa, i temi principali erano la durata minima del rapporto contrattuale; la percentuale di distribuzione degli introiti e l’ammontare del tetto salariale NBA (il cosiddetto salary cap).
2011 NBA Lockout la situazione a Cleveland…
In questa situazione tesa, nessuna delle parti in causa voleva fare un passo indietro e l’inizio della stagione continuava a slittare. È in questo momento che entra in scena una forza inaspettata che rompe l’equilibrio.
A casa James arriva una lettera, viene da una cameriera di Cleveland, una ragazza madre che lavora in un fast food vicino alla Quicken Loans Arena. La lettera doveva suonare più o meno così:
“Mr James,
Sono una cameriera afroamericana di Cleveland, sola e con un figlio a carico. Lavoro duro per regalare al mio bambino un futuro migliore nonostante da queste parti non sia sempre facile, e lei, mr LeBron, dovrebbe saperlo.
Sono giorni duri questi, più duri del solito. Con le luci della Quicken Loans Arena spente, senza le partite dei Cavs, i ristoranti guadagnano meno, e noi cameriere quasi non riceviamo mance.
Mr James, mentre voi discutete per avere qualche milione in più sul vostro già abbondante conto corrente, noi qui lottiamo con i denti e con gli artigli per garantirci un pasto, una casa e un’ istruzione per i nostri figli, ma abbiamo bisogno del vostro aiuto.
Abbiamo bisogno che torniate a giocare.”
2011 NBA Lockout: tutto è bene quel che finisce bene per via di una lettera? Si, LeBron finisce di leggere la lettera e contatta immediatamente Derek Fisher (allora presidente dell’ Unione Giocatori). Racconta la storia della lettera, e Fisher a sua volta gira la storia a qualcun altro, e la voce inizia a spandersi. Quella mamma che scriveva da un sobborgo di Cleveland, ha smosso l’ animo delle parti in causa nel Lockout, ma i più toccati sono senza dubbio stati i giocatori. Quella sarebbe potuta essere la mamma di molti di quei ragazzotti che calcano i parquet della NBA. Sarebbe potuta essere la mamma di LeBron, o la mamma di Chris Paul, o perché no, la mamma di un KD o un Kawhi Leonard. Tutte mamme sole che hanno cresciuto i loro figli con la responsabilità di dover provvedere al loro sostentamento e di dover essere per loro sia figura materna che figura paterna.
2011 NBA Lockout l’accordo
Si sa, la chiave per far funzionare una trattativa è sempre la volontà delle due parti di trovare un accordo. E per questo, con rinnovata motivazione, il 25 Novembre ricominciano le trattative che, finalmente, si concludono dopo 15 ore il 26 Novembre 2011, fissando l’ inizio della stagione al giorno di Natale e decretando una regular season da 66 gare anzichè da 82.
Oltre a cercare di raccontarvi un interessante aneddoto quasi sconosciuto, oggi abbiamo anche provato a mettere l’accento sull’importanza che lo sport, ed in particolar modo l’ NBA, ricoprono all’interno degli Stati Uniti d’America, anche sotto il punto di vista socio-economico.
Nella vita non sempre la risposta viene dalla direzione nella quale la aspettiamo. E forse è anche per questo che la vita sa essere così interessante ed il basket NBA è uno degli sport più belli del mondo.