Nel periodo recente l’NBA ha rivoluzionato la propria cornice, allargando i propri limiti e stravolgendo quella chiusura che l’aveva caratterizzata in quasi tutta la sua epoca. L’impatto di Michael Jordan è stato soprattutto di immagine e di carattere mediatico. L’NBA si è aperta al resto del mondo, incorporando attenzioni, risorse, ma anche giocatori che hanno reso più miscellanea e internazionale la lega cestistica più importante al mondo.
Attualmente una delle fonti che sta riscuotendo più successo sembra essere l’Australia. Basti pensare ai due finalisti che si stanno fronteggiando per l’anello, Bogut e Dellavedova, o ai campioni uscenti, Mills e Baynes che militano negli Spurs, oppure a Joe Ingles guardia dei Jazz. Però dalle parti di Salt Lake City si attende, con un misto di speranza e paura, l’esplosione di un altro boomers , Dante Exum.
Il rookie classe ’95 è stato selezionato con la 5° scelta dal GM Dennis Lindsey, che ha voluto scommettere su un ragazzo dall’indubbio talento, ma dalla poca esperienza all’interno di una dimensione cestistica americana. Infatti Exum nasce, cestisticamente parlando, all’interno del Australian Institute of Sports, che sarebbe il più importante college di formazione per talenti sportivi australiani.
Exum non è stato protagonista di una stagione eccellente o esemplare, non riuscendo a inserirsi perfettamente negli schemi di coach Snyder. Le sue enormi qualità non hanno coperto o quanto meno celato in parte gli altrettanti enormi difetti che si sono rivelati durante le sue presenze sul parquet. Ma abbozzare critiche o un giudizio negativo nei confronti di un rookie è quasi sempre una mossa azzardata che non sottolinea il parametro più basilare di un esordiente, e cioè un suo impatto nell’avvenire.
La point guard dei Jazz possiede delle capacità eccelse che possono sensibilmente migliorare le sue performance. L’offseason, quindi, si profila come un momento decisivo per poter agire sia sul proprio corpo, acquisendo quei 5-10 Kg, che possano permettere al play di penetrare e reggere gli scontri con gli avversari, guadagnando magari anche qualche tiro libero dalla lunetta, e per poter lavorare molto sull’efficienza dello jumper. Infatti uno dei gli obbiettivi principali secondo, Tony Jones del Salt Lake Tribune, sarebbe quello di migliorare il jumper così da essere più prolifico vicino all’area perimetrale.
Molte volte Exum è stato costretto a trovare soluzioni dall’arco dei tre punti, limitando la sua esplosività e il suo atletismo. Anche per questo motivo, non essendo un ottimo tiratore dalla distanza, ha prodotto un discreto 31%. Dei 306 rookie che hanno giocato almeno 1.800 minuti nel periodo in cui il tiro di tre punti è stato riconosciuto (1979-80), nessuno ha avuto un PER peggiore dell’australiano.
Nonostante queste lacune Exum ha tutto il tempo per raffinare alcune delle sue qualità, come la velocità in transizione, ottime letture di pick and roll con repentini cambi di movimento e alcuni degni movimenti in post. Inoltre grazie alla sua notevole apertura alare (6’10) può migliorare la sua efficacia difensiva, intercettando le linee di passaggio.
Il materiale su cui lavorare è grezzo, ma ricco di potenziale. I Jazz hanno in mano un talento ancora inespresso, che se riuscisse ad essere meno paralizzato e più leader, potrebbe condurre la franchigia di Utah verso un futuro più roseo.
Per NBA Passion,
Gabriele Timpanaro.