E’ cominciata domenica 19 aprile la serie che vede fronteggiarsi la seconda e la settima classificata nella regular season della Eastern Conference, i Cleveland Cavaliers ed i Boston Celtics, vera e propria sorpresa della stagione corrente. La serie si preannuncia nettamente in favore di LeBron e compagni, alla luce della maggior esperienza della franchigia allenata da David Blatt e la presenza nel proprio roster di tre stelle del calibro di Kyrie Irving, LeBron James e Kevin Love. I Boston Celtics, d’altro canto, si approcciano alla serie con un roster che può vantare pochissima esperienza nella post season ed un coach che vanta una sola annata di esperienza pregressa tra i professionisti, peraltro senza aver mai giocato i playoff. Ne risulta un 2-0 in favore dei Cavs, ma non senza aver sudato nelle due gare giocate sinora.
Analizziamo ora i temi tattici che hanno caratterizzato le prime due gare: la prima gara è andata in scena alla Quicken Loans Arena, alla luce del fattore campo in favore della franchigia dell’Ohio, forte di un record migliore in regular season. La gara si apre con i Celtics che chiudono bene l’area verniciata e si difendono forte dalle penetrazioni dei ragazzi di coach Blatt, ma vengono spesso puniti nelle conclusioni da fuori, in particolare da un Kyrie Irving in forma smagliante e da James Jones, veterano che fa parte della panchina dei Cavs. In attacco, d’altra parte, la franchigia di Brad Stevens parte bene, facendo del dribble handoff la propria arma principale per spostare la difesa dei Cavs, che sul ribaltamento di fronte sul lato debole va spesso in difficoltà e permette ai ragazzi in canotta biancoverde di chiudere in vantaggio il primo quarto e di rimanere incollati a metà gara. Il tema tattico principale del primo tempo è il raddoppio di marcatura sul numero 23 nativo di Akron, ogni qualvolta che va a giocare in post: questo si traduce inevitabilmente in una scelta negativa per la difesa di Boston, che apre così la possibilità per un tiro dalla lunga distanza o un’extra pass che consenta un canestro facile. I Cavs, a livello difensivo, rispondono in alcuni frangenti con una zona, per proteggere il loro centro Mozgov.
Il secondo tempo invece è quello che fa la differenza: Bradley e Smart faticano a tenere il matchup con Irving che parte spesso dal palleggio e batte sia il primo che il secondo, qualora invece venga raddoppiato (in particolare sui pick and roll) ne esce un tiro contestato, ma che va quasi sempre a bersaglio. La panchina dei Celtics fatica molto contro i lunghi dei Cavs, Mozgov, Love ed in particolare Tristan Thompson fanno la voce grossa a rimbalzo, polverizzando i vari Bass e Zeller nel pitturato. Dall’altra parte, dopo il parziale che porta i Cavs ad avere un vantaggio di più di 20 lunghezze, Isaiah Thomas può sfruttare il bel dei suoi che gli spianano la strada con dei bei blocchi e battere spesso in velocità sia Irving che Dellavedova, questo è probabilmente l’unico vero matchup favorevole ai Celtics in gara1. La gara è risultata più interessante quando in marcatura su James Brad Stevens ha deciso di mettere Crowder e non Turner: i Cavs non sono più riusciti a forzare i cambi difensivi permettendo ai C’s un break che riduce le distanze. I temi che dominano il secondo tempo sono principalmente lo strapotere a rimbalzo dei Cavs e il pick and roll tra Irving e James, sul quale i Celtics possono fare ben poco sia raddoppiando il portatore di palla sia giocando un ICE difensivo, che permette comunque sempre ad uno dei due di andare facilmente a canestro. Dall’altra parte Boston si affida in cabina di regia ad Isaiah Thomas che sfrutta la maggior velocità ed i blocchi piazzati dai suoi lunghi nel gioco a due per spaccare la difesa ed andare spesso in lunetta: la difesa dei Cavs fatica su di lui e gli aiuti arrivano molto spesso in ritardo concedendogli molti liberi.
In gara 2 gli aggiustamenti dei Celtics limitano nel primo tempo lo strapotere dei Cavs a rimbalzo, che però partono forte chiudendo l’area in difesa grazie ad un Mozgov granitico, al quale risponde Zeller in versione Godzilla. I temi tattici sono simili a quelli di gara 1, i Celtics partono molto bene nel primo tempo e concedono poco in difesa nel primo tempo a LeBron James, che viene sistematicamente raddoppiato, scelta che spiana ancora una volta la strada ad Irving sul quale Bradley prova ad essere sin da subito più aggressivo, ma paga la troppa foga con due falli in pochi minuti che lo costringono a sedere in panchina. Isaiah Thomas al suo posto, e si ripropone il matchup di gara1: Irving può prendersi molte più libertà offensive contro Thomas che paga lo scotto dei centimetri in meno, così da concedere al duo Irving-James di giocare sia pick and roll che pick and pop, sui quali i Celtics si trovano nuovamente in difficoltà nel secondo tempo. Il nuovo tema tattico è invece l’approccio della difesa dei Cavaliers sul pick and roll giocato dai Celtics: lo schema difensivo scelto da David Blatt è l’hard hedge, che porta però ad una scelta negativa, in quanto per il portatore di palla che viene raddoppiato è molto facile trovare il lungo che rolla a canestro, spesso quest’ultimo è proprio Zeller.
La gara è però più combattuta, grazie alle giocate difensive di Crowder che più di una volta limita in 1vs1 James e gli sbarra la strada, mentre la difesa dei Cavs soffre ancora molto sui ribaltamenti di fronte giocati dall’attacco biancoverde, che sfrutta la velocità del solito Thomas per raggiungere addirittura il -2. Un ultimo quarto spettacolare del duo Irving-James però ammazza la partita: la difesa dei Celtics crolla nei matchup Irving-Thomas e Turner-James, così da concedere il parziale finale che porta i Cavs alla vittoria, soprattutto grazie alla prestazione super di James che segna 15 punti negli ultimi 12 minuti.
Per NBA Passion,
Gabriel Greotti (@GabrielGreotti on Twitter)