Sono pochi i momenti in cui è stata fatta la storia della NBA senza che venisse vinto un titolo o battuto un record.
Uno di quei momenti è stato quando i Miami Heat sono riusciti ad aggiungere a roster LeBron James, Chris Bosh e Dwayne Wade.
È stata la prima volta che è stata creata una super-squadra, con ben 3 stelle prese tutte in una volta. Pat Riley cercò di vincere il maggior numero di anelli nel più breve lasso di tempo possibile, per eguagliare le dinastie dei Boston Celtics e dei Los Angeles Lakers.
Nel giorno famoso debutto, il Re promise che sarebbe nata una nuova dinastia. Una dinastia che avrebbe avuto come protagonisti non uno, non due, non tre giocatori. Ma tutti e sette. Nella loro prima stagione insieme, gli Heat persero le NBA Finals contro i Dallas Mavericks, nel 2011.
Hanno poi vinto nelle due stagioni consecutive, battendo gli Oklahoma City Thunder nel 2012 e i San Antonio Spurs nel 2013. Gli Spurs hanno poi conquistato le successive finali nel 2014. E quella fu la sconfitta che segnò la fine dell’era del superteam.
Infatti, nell’estate del 2014, LeBron ha lasciato gli Heat e firmato con i Cleveland Cavaliers. Bosh si è ritirato non molto tempo dopo, a causa di un problema di coagulazione del sangue. Infine, Wade ha iniziato a mostrare segni di declino fisico, tanto da arrivare anche lui ad appendere le scarpe al chiodo.
Il tutto ha ovviamente rappresentato un’enorme delusione per Miami e per i suoi tifosi. Ma lo è stata soprattutto per Riley. Anche se gli Heat avessero convinto James a rifirmare quell’estate, restano i punti interrogativi su quanto a lungo Miami sarebbe rimasta una contender. Ma Riley sapeva che era possibile fare di più, e che avrebbero potuto farlo.
“Non mi ha turbato tutto ciò, ma mi ha fatto male il fatto che non siamo riusciti a tenere insieme quella squadra, perché credo che fosse una squadra da almeno 5 o 6 anelli“ ha detto durante una puntata del The OGs Show, con Udonis Haslam e Mike Miller. “Nel 2006, l’anno in cui abbiamo vinto il titolo, è stato l’anno in cui tutti e tre hanno firmato le loro estensioni contrattuali. Poi abbiamo dato un’occhiata ai contratti con le varie option e tutto il resto. Abbiamo visto che ognuno di loro sarebbe diventato free agent nel 2010. Così ho detto ad Andy Elisburg che, a meno che non avremmo scambiato uno di loro, un giorno avremmo potuto avere l’opportunità di sederci a tavolino con tutti e tre. E così, da quel giorno, Andy si è messo al lavoro per assicurarsi che nel 2010 avremmo avuto il cap space necessario per ingaggiare tutti e tre. Poi è finita come è finita, ma quello che ho detto prima lo penso davvero. Se avessimo potuto tenerli tutti insieme e rimanere in salute, avremmo vinto molto di più. Ma la natura del gioco è quella che è”.