Alla fine, il discusso incontro con la Carini, è durato solo 46 secondi. La napoletana ha deciso di ritirarsi dopo il primo pugno, accusando troppo dolore. Perché evidentemente non ha resistito alla pressione di chi ha deciso di farne un baluardo della “purezza” e del “oh signur, dove andremo a finire”.
Ma non è comunque finita qui.
Perché l’IBA, ente che gestisce il pugilato Élite ma non quello delle Olimpiadi, ha deciso di pagare ad Angela Carini il premio che spetterebbe a coloro che conquistano l’oro a Parigi 2024.
Di cosa si tratterebbe? Centomila dollari netti, di cui: cinquantamila all’azzurra, venticinquemila al suo allenatore e venticinquemila alla Federazione di appartenenza.
”Non riuscivo a guardarla mentre piangeva” ha dichiarato il presidente Umar Kremlev. “E non posso rimanere indifferente a una situazione del genere. Non capisco perché uccidano il pugilato femminile. Per mantenere le condizioni di sicurezza, dovrebbero competere solo le atlete elegibili”.
L’amministrazione comunale di Fiumicino intende invece conferire una medaglia alla pugile azzurra, perché secondo loro “incarna i veri valori dello sport”.
“Quanto accaduto a Parigi, ai danni della nostra atleta Angela Carini, è tutto fuorché sport” afferma l’assessore allo Sport, Federica Poggio. “In quell’incontro non c’era nulla dei valori Olimpici. È stata una disputa politica non un match di boxe. Sul ring c’era il buonsenso contro una folle ideologia che ci vuole tutti omologati, tutti uguali senza alcuna differenza. E invece le differenze c’erano, come dimostra il disallineamento dei parametri ormonali a livello internazionale che ha permesso a un’atleta fuori norma di poter prendere parte a una gara che oggettivamente non si è svolta in maniera equa. Da donna, da assessore allo sport, da sportiva sono indignata. Ecco perché spero che Angela Carini accetti il mio invito di conferirle una medaglia. Perché lei sì, ribellandosi, senza nascondersi, sta difendendo i valori più puri dello sport e delle Olimpiadi: gareggiare ad armi pari, senza sotterfugi, lasciando fuori politica, ideologia, dispute che dovrebbero essere risolte altrove. Angela oggi rappresenta tutte le sportive. E vogliamo sia un esempio per i nostri giovani”.
La Federazione Pugilistica Italiana ha però dichiarato che non accetterà alcun premio in denaro proveniente dall’IBA. Lo afferma in una nota la FPI stessa, dopo la decisione di Kremlev.
”Relativamente all’offerta economica avanzata da Umar Kremlev, la Federazione Pugilistica Italiana smentisce l’ipotesi di accettazione di qualsivoglia premio in denaro” recita la nota ufficiale. In essa non si fa menzione della Carini, ma dalla Federazione fanno sapere che nemmeno l’atleta accetterà il denaro offerto dall’IBA.
“La decisione dell’IBA di premiare Angela Carini? La dice lunga sulla credibilità dei responsabili. Basta vedere i loro commenti sul CIO e sulla Francia. Non vogliamo dargli alcuna attenzione” dichiara invece il portavoce del CIO, Mark Adams, al Main Press Centre di Parigi 2024.
Khelif-Carini: perché l’incontro è diventato un caso politico
L’orco di Parigi 2024 si chiama Imane Khelif. La pugile algerina non è stata vittima solo del cicaleccio, ma anche di innumerevoli mancanze di rispetto. Perché la sua avversaria, Angela Carini si è ritirata al primo pugno in faccia, preso quando neppure si stava difendendo come avrebbe dovuto.
Per giorni si era sentita dire che avrebbe dovuto combattere con un uomo. Perché è così: la Khelif è stata scaraventata con violenza nella tana del lupo, sulle prime pagine dei giornali imbevuti del pensiero di destra. È stata definita un’atleta transgender, accettata come tale dal baraccone della disinformazione, che si è accodato alla massa per non perdere le migliori postazioni SEO. Senza neanche informarsi adeguatamente.
Solo più tardi è stata rivenduta come intersex. Ma il circuito è lo stesso, e ci appelliamo a lei come vittima di una “malattia”. Addirittura.
Eppure la valanga era partita, nessuno si è lasciato sfiorare dall’idea che non sappiamo tutto. Anzi, che certe volte non sappiamo proprio niente.
Ma un’etichetta prestampata va bene, perché ci permette di buttare giù qualche riga e andare a cena con serenità. Che sarà mai la dignità di una persona.
Ignazio La Russa è stato disposto a rinnegare la storica inclinazione della sua parte a far coincidere l’onore col coraggio: brava la Carini a ritirarsi, ha detto. Però poteva almeno salutare l’avversaria. Ma sarà comunque ricevuta al Senato, magari sarà candidata a qualcosa e dopo addio. Nulla di tutto questo risolverà la questione. Nulla di tutto questo sarà stato utile a qualcuno. Né alla Khelif, né a tutto lo sport in generale.
E se la Carini non voleva farsi male, poteva tranquillamente scegliere di dedicarsi ad un’altra disciplina. Gli scacchi ad esempio.