Se gara 1 aveva fatto pensare a una serie equilibrata, gara 2 ha mandato un messaggio totalmente diverso. 124-92 per Oklahoma, che già dal primo quarto ha preso il largo, per poi mantenere il vantaggio in scioltezza fino al 48esimo minuto. L’assenza di Zion Williamson pesa troppo per NOLA, che stanotte ha subito il gioco dei Thunder, senza mai dare l’idea di avere una soluzione.
La partita
L’unico vantaggio dei Pelicans è la maggiore fisicità. Il centro dei Thunder è Chet Holmgren, che è molto alto ma anche molto esile. Valanciunas infatti lo ha bullizzato nei primi minuti di gara mettendo a referto da solo i primi 11 punti di NOLA. Il centro lituano ha chiuso con ben 19 punti e 7 rimbalzi, ma oggi ai Pelicans è mancato tutto il resto.
Le 17 palle perse pesano come un macigno nell’economia della partita e, di queste 17, 4 sono di CJ McCollum. L’ex Blazers ha giocato una partita a dir poco anonima, segnando 15 punti con 1 su 5 dall’arco. Il problema dalla lunga distanza non è solo di McCollum: 6 su 27 da tre (27%) di squadra è una percentuale troppo bassa per competere contro dei Thunder che hanno tirato col 48%. L’unico ad aver tirato bene è Herb Jones (4 su 7 da tre), ma anche questo faceva parte del piano partita di OKC. Infatti coach Daigneault ha deciso di lasciare spazio a Jones, utilizzando il suo marcatore, chiunque esso fosse, per raddoppiare su Valanciunas o Ingram.
Quest’ultimo è, in assenza di Zion, il primo violino della squadra e in quanto tale sarebbe chiamato a prendersi più di 10 tiri dal campo. La partita di Ingram è stata comunque buona perché ha segnato 18 punti col 50% dal campo, ma deve essere più attivo, soprattutto in serate come queste in cui il tiro fatica ad entrare. L’ex Lakers ha attaccato poco dal palleggio e ha tentato 0 tiri dalla lunga distanza, preferendo il gioco vicino a canestro. Una situazione che abbiamo visto frequentemente in questa partita prevedeva lui in post basso che riceve un blocco per salire a ricevere in post alto, per poi tirare catch-and-shoot oppure giocare 1vs1 se il difensore che gli capitava era più basso, come spesso è capitato con Dort.
OKC ha sfruttato la propria inferiorità fisica, rendendola il proprio punto di forza. Come avevano fatto anche in gara 1, i Thunder hanno accelerato il ritmo della partita attraverso transizioni e tiri veloci per far andare fuori giri la difesa di NOLA e Valanciunas, che non può reggere tale ritmo. A difesa schierata invece attaccavano con tutti gli uomini sulla linea dei 3 punti, compreso Holmgren, che metteva così il centro avversario in grande difficoltà. Per il rookie sono arrivati ben 26 punti con 3 su 6 da tre.
I Thunder hanno ucciso i Pelicans con il loro tiro da 3. Non c’è neanche un giocatore sulla panchina di coach Daigneault che non sappia tirare dall’arco. 59% al tiro e 48% da tre sono percentuali irreali ai playoffs e chiaramente non verranno mantenute per tutta la serie, ma il segnale è arrivato forte e chiaro sia a NOLA, che a tutte le altre squadre.
OKC ha trovato il compromesso giusto tra il gioco di squadra e gli isolamenti di Shai e JDub. Le azioni fatte di extra-pass, pick-and-roll e movimento off-ball sono intervallate con la giusta frequenza dagli 1vs1 delle due stelle, che hanno giocato una gara 2 molto efficiente. Gilgeous–Alexander ha messo a referto 33 punti con 13 su 19 dal campo, dimostrando ai pochi scettici di saper guidare la squadra anche ai playoffs, Williams invece prende lo scettro dell’attacco principalmente quando Shai è fuori dal campo e ha totalizzato 21 punti e 7 assist.