Non si sa a quale scopo, vista la situazione salariale già.. ben definita della squadra, ma Kyrie Irving si incontrerà con i Phoenix Suns in avvio di free agency dal 1 luglio.
Suns che dopo la trade per Bradley Beal hanno oltre 163 milioni di dollari impegnati sui contratti di soli 4 giocatori: Beal, Devin Booker, Kevin Durant e Deandre Ayton, e che in free agency dovranno soprattutto operare per rimettere sotto contratto alcuni dei veterani in scadenza e di cui detengono i diritti Bird.
In questo scenario, l’unico contratto che Phoenix potrebbe offrire a Kyrie Irving sarebbe un accordo annuale al minimo salariale.
L’unica squadra che rimane obbligata per mancanza di alternative a offrire un rinnovo di contratto a Irving sono i Dallas Mavericks, che alla trade deadline del mercato NBA 2023 hanno pensato che l’ex Cavs, Celtics e Nets potesse essere il giocatore giusto da affiancare a Luka Doncic. Dopo la trade, i Mavericks sono passati da quinta in classifica a Ovest a fuori persino dalla corsa ai play-in, un risultato rovinoso.
Neppure una sign-and-trade tra Dallas e Phoenix che spedisse Ayton ai Mavericks potrebbe funzionare, perché i Suns si ritroverebbero oltre al “second tax apron” o upper spending limit previsto dal nuovo accordo CBA, e in territorio di hard cap, il che limiterebbe ancora di più le possibilità già ridotte di completare il roster accanto a Booker, Beal e Durant.
Quella di Kyrie Irving pare l’ennesima provocazione di un giocatore sempre più impegnato fuori dal campo a vestire i panni del sindacalista d’assalto, e che si ritrova sostanzialmente senza altre opzioni per il prosieguo della sua carriera che restare – incredibilmente di nuovo ricoperto d’oro – a Dallas, ovvero in un posto dove non ha scelto di andare e dove non vorrebbe rimanere un minuto di più.